Tiepida l'accoglienza a Venezia per il film di Amelio
di Paola Dei
SIENA. Dopo il suo esordio alla 70a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, dove non ha riscosso particolare successo, l’ultimo film di Gianni Amelio approda nelle sale con un intrepido Antonio Albanese nei panni di Antonio Pane, che, come suggerisce il nome stesso, è un uomo buono come il pane che si accontenta di fare piccole o grandi sostituzioni nei lavori quotidiani e guadagnare quel tanto che gli permette di vivere una vita dignitosa e di far studiare suo figlio, dotato musicista.
Abbandonato dalla moglie Antonio Pane si barcamena cercando di instaurare relazioni simpatetiche con le persone che incontra nella quotidianità, fra queste una ragazza, l’esordiente Livia Rossi, che lo colpisce per l’aria disperata che l’uomo riesce a cogliere in lei, che vive con l’angoscia di non arrivare a fine mese. Contrariamente alla maggior parte delle persone che mostrano indifferenza e menefreghismo, Antonio cerca di aiutarla come può passandole anche il compito ad un Concorso e incitandola a reagire senza però poterle evitare un gesto meditato da molto tempo.
Antonio non disdegna nessun tipo di lavoro e con calma e metodica riesce in tutto, compreso suonare uno strumento musicale durante un Concerto al posto del figlio, Gabriele Rendina alla sua prima apparizione sul grande schermo, in preda ad una crisi di Panico. Antonio che per i suoi lavori viene pagato pochissimo o non pagato affatto, viene spesso aiutato dal figlio che si preoccupa per lui e non lo ritiene cosí fortunato come invece si ritiene il padre che, piccolo grande eroe della quotidianità pensa che ha già molto chi può almeno lamentarsi del proprio lavoro.
Ognuno di noi ha paura nella vita, ognuno di noi sente un macigno sullo stomaco al mattino quando deve affrontare una quotidianità fatta di mille difficoltà, ma poi ci si alza, ci si veste e si comincia la giornata, questo in sintesi quanto dice Antonio Pane al figlio in uno dei momenti più alti della pellicola. Una sintesi meravigliosa dove si trovano le tematiche del rapporto padri-separati, le relazioni figli-genitori, la comunicazione, le responsabilità dei figli e molto altro su cui riflettere.
Una pellicola gradevole intrisa però a tratti di qualche traccia di buonismo di troppo, come è stato rilevato a Venezia, ma pur sempre degna di quel rispetto che Amelio stesso vuole condurci forse a rivalutare ed apprezzare come uno dei valori migliori da scoprire o ri-scoprire alla luce di una società giunta al terzo millennio con molta tecnologia in più ma anche molta semplicità in meno che negli eroi della quotidianità vede troppo spesso degli sfortunati incapaci di arrivare al successo senza considerare che il successo più grande è quello interiore.