di Lorenzo Pini
POGGIBONSI. Luogo letterario e realtà storica si sono incontrati oggi (12 settembre) nella magnifica cornice della Rocca di Staggia, aperta al pubblico in occasione della presentazione de “L’imperfetto assoluto”, il nuovo libro di Riccardo Nencini (Mauro Pagliai Editore, introduzione di Franco Cardini). Assieme all’autore, presidente del Consiglio Regionale della Toscana e scrittore, sono intervenuti il sindaco di Poggibonsi Lucia Coccheri, l’assessore alle Politiche Culturali Dario Ceccherini e il docente di Archeologia dell’Università di Siena Marco Valenti. L’incontro è stato coordinato da Diego d’Ippolito, giornalista e membro dell’Associazione Nausika, che ha contribuito insieme ad “Amici di Staggia” e alla Società Koiné Finanziaria Srl all’organizzazione dell’evento.
Il libro
Musciatto, garzone in una banca e quindi mercante e banchiere tra i più grandi, comparve in una novella del Decamerone prima di essere vituperato e sepolto dai Guelfi neri vincitori. Un prezioso manoscritto ritrovato durante l’alluvione del 1966 lo riporta in luce assieme alle tante malefatte di cui si era reso protagonista tra Parigi e Firenze all’alba del nuovo secolo.
Cavaliere del re di Francia Filippo il Bello e consigliere del suo fratello Carlo, tra il 1301 e il 1306 Musciatto incrocia i propri passi con eventi che segneranno la storia: l’esilio di Dante, il volto infisso nella disperazione della lontananza, lo schiaffo di Anagni e i tradimenti di Bonifacio VIII, la nascita dello stato nazionale in Francia e l’avvio dell’attacco ai Templari. La guerra civile che insanguinò Firenze all’arrivo del Valois e con il rientro di Corso Donati, la supremazia del fiorino in tutta la Cristianità e l’ingegno travolgente di Giotto, di Arnolfo, del Sommo Poeta. Il bene e il male nello stesso luogo, entrambi figli di personaggi cui l’autore restituisce il volto, la voce, le passioni di quel tempo tragico e magnifico.
La presentazione
Alla sintetica introduzione di Ceccherini seguono le parole del sindaco Coccheri: «Ho conosciuto solo due mesi fa la storia di Musciatto. Ho letto il libro in due giorni. Mi ha affascinato il tema storico, per di più connesso alla città in cui vivo. “L’imperfetto assoluto” è un titolo più che mai azzeccato: il nostro tempo è figlio di quel tempo e la nostra condizione di occidentali affonda le radici in personalità come quella di Musciatto».
Tra un intervento e l’altro, Francesco Botti, attore (anch’egli dell’Associazione Nausika), legge alcuni passi del romanzo.
La forte connessione tra luogo dell’opera e realtà storica emerge quindi nella considerazione di Marco Valenti, che attualmente dirige i lavori di scavo a Poggio Imperiale: «Sono un vero divoratore di romanzi storici, un genere che grazie all’invenzione di Walter Scott ci regala spaccati di vite e società passate, fondendo realtà e finzione. Riccardo Nencini ha compiuto uno sforzo letterario di grande rilevanza: oltrepassa il muro della finzione ricorrendovi una sola volta (il caso del personaggio Telda) e, come Scott in Ivanohe, introduce i reali costumi di una società di cui coglie le anime singole, fino a configurare un sorprendente affresco storico della società fiorentina trecentesca, nostra terra».
Il romanzo, frutto di un lavoro di ricerca lungo sette anni, mostra così il suo lato forte: una rassegna di geografie del potere che si alimenta di scritti storici e documenti archeologici. La famiglia Franzesi, il cui ultimo discendente Carlo era oggi presente, comprò la Rocca di Staggia al ritorno dalla Francia nei primi anni del Trecento e la ristrutturò dandogli l’assetto ancora oggi visibile. «Con piacere noto che Nencini ricorre spesso a fonti di tipo archeologico, rendendo vivi i luoghi e gli scenari del romanzo e – conclude Valenti –, è qui che il lettore intuisce come la Rocca di Staggia sia un modello architettonico estraneo alla Toscana. Il suo impianto rispecchia una tipologia francese, di inizio XIII secolo, un disegno atto a testimoniare l’impronta dominatrice sul territorio circostante. Il fatto che venga scelta dalla famiglia Franzesi è indice dell’indole di Musciatto: un sangue percorso da avidità di dominio feudale».
Parola allo scrittore
Tocca all’autore tirare le fila della presentazione. E lo fa esaltando in pieno lo spirito del romanzo storico, riportando i presenti indietro di sette secoli: «Sono alla 32esima presentazione di questo libro, ma non c’è dubbio che questa è la giornata più emozionante. Tornare sui luoghi dei romanzi è cosa rara. Credo che lo schiaffo di Anagni possa essere stato progettato qui, al secondo piano di quella torre», afferma indicando i merletti in alto, di fronte a lui.
Nencini passa quindi a delineare il suo modus operandi: «Quando si scrive un romanzo storico il problema è rimanere fedele ai fatti. Qui, solo il personaggio di Telda è finzione, anche se il fatto a essa legato è reale. Per fare un esempio, il romanziere francese Dumas ricorreva continuamente a sfondi storici, ma inventava molto. “Imperfetto assoluto” non inventa, cerca di ricostruire».
L’autore scivola sul personaggio di Musciatto, rivelandone l’ascesa sociale, il carattere, il ruolo. Il romanzo, oltre che storico, è biografico: «Di Musciatto non esiste una biografia, quando invece la sua vita è stata al centro di eventi storici determinanti per la nascita dello Stato francese. Basti pensare che fu lui il reclutatore di tutti quei finanziamenti che servirono al Re di Francia per architettare le politiche di guerra e di conquista».
Mentre sulla Rocca cala l’oscurità, un po’ a sorpresa per chi non ha letto il libro, compare un altro protagonista: Dante Alighieri, uomo e non poeta, esiliato per vicende politiche, zeppo di debiti, personaggio dell’impietosa quanto scaltra realtà politica fiorentina, foriera di giochi di potere, affianca Musciatto in questa vita “assolutamente imperfetta”». Ecco allora che si spiega un titolo di non immediata interpretazione: «Musciatto aveva il dovere di procurare soldi, leciti o illeciti, per finanziare le guerre di Francia. Quello era il suo dovere. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al caso Boffo, che in una lettera pubblicata dai maggiori quotidiani ha dichiarato di sentirsi in dovere di liberare la Chiesa, la cui missione è ben altra di quella di sostenere il direttore di Avvenire. Analogamente il servizio finale è, come per Musciatto, la ragione delle proprie azioni».
Quando l’assessore Ceccherini chiede se l’allusione all’alluvione del 1966 abbia un significato particolare, Nencini conclude: «Mia figlia sulla scrivania aveva un cd del quarantesimo anniversario dell’alluvione. L’escamotage del ritrovamento del manoscritto è stato così ricondotto a quel periodo, con la differenza, rispetto a Manzoni o Eco, che quel manoscritto esiste davvero, ed è un diario di viaggio di Guido della Foresta tratto dalle sue “Ricordanze”».
POGGIBONSI. Luogo letterario e realtà storica si sono incontrati oggi (12 settembre) nella magnifica cornice della Rocca di Staggia, aperta al pubblico in occasione della presentazione de “L’imperfetto assoluto”, il nuovo libro di Riccardo Nencini (Mauro Pagliai Editore, introduzione di Franco Cardini). Assieme all’autore, presidente del Consiglio Regionale della Toscana e scrittore, sono intervenuti il sindaco di Poggibonsi Lucia Coccheri, l’assessore alle Politiche Culturali Dario Ceccherini e il docente di Archeologia dell’Università di Siena Marco Valenti. L’incontro è stato coordinato da Diego d’Ippolito, giornalista e membro dell’Associazione Nausika, che ha contribuito insieme ad “Amici di Staggia” e alla Società Koiné Finanziaria Srl all’organizzazione dell’evento.
Il libro
Musciatto, garzone in una banca e quindi mercante e banchiere tra i più grandi, comparve in una novella del Decamerone prima di essere vituperato e sepolto dai Guelfi neri vincitori. Un prezioso manoscritto ritrovato durante l’alluvione del 1966 lo riporta in luce assieme alle tante malefatte di cui si era reso protagonista tra Parigi e Firenze all’alba del nuovo secolo.
Cavaliere del re di Francia Filippo il Bello e consigliere del suo fratello Carlo, tra il 1301 e il 1306 Musciatto incrocia i propri passi con eventi che segneranno la storia: l’esilio di Dante, il volto infisso nella disperazione della lontananza, lo schiaffo di Anagni e i tradimenti di Bonifacio VIII, la nascita dello stato nazionale in Francia e l’avvio dell’attacco ai Templari. La guerra civile che insanguinò Firenze all’arrivo del Valois e con il rientro di Corso Donati, la supremazia del fiorino in tutta la Cristianità e l’ingegno travolgente di Giotto, di Arnolfo, del Sommo Poeta. Il bene e il male nello stesso luogo, entrambi figli di personaggi cui l’autore restituisce il volto, la voce, le passioni di quel tempo tragico e magnifico.
La presentazione
Alla sintetica introduzione di Ceccherini seguono le parole del sindaco Coccheri: «Ho conosciuto solo due mesi fa la storia di Musciatto. Ho letto il libro in due giorni. Mi ha affascinato il tema storico, per di più connesso alla città in cui vivo. “L’imperfetto assoluto” è un titolo più che mai azzeccato: il nostro tempo è figlio di quel tempo e la nostra condizione di occidentali affonda le radici in personalità come quella di Musciatto».
Tra un intervento e l’altro, Francesco Botti, attore (anch’egli dell’Associazione Nausika), legge alcuni passi del romanzo.
La forte connessione tra luogo dell’opera e realtà storica emerge quindi nella considerazione di Marco Valenti, che attualmente dirige i lavori di scavo a Poggio Imperiale: «Sono un vero divoratore di romanzi storici, un genere che grazie all’invenzione di Walter Scott ci regala spaccati di vite e società passate, fondendo realtà e finzione. Riccardo Nencini ha compiuto uno sforzo letterario di grande rilevanza: oltrepassa il muro della finzione ricorrendovi una sola volta (il caso del personaggio Telda) e, come Scott in Ivanohe, introduce i reali costumi di una società di cui coglie le anime singole, fino a configurare un sorprendente affresco storico della società fiorentina trecentesca, nostra terra».
Il romanzo, frutto di un lavoro di ricerca lungo sette anni, mostra così il suo lato forte: una rassegna di geografie del potere che si alimenta di scritti storici e documenti archeologici. La famiglia Franzesi, il cui ultimo discendente Carlo era oggi presente, comprò la Rocca di Staggia al ritorno dalla Francia nei primi anni del Trecento e la ristrutturò dandogli l’assetto ancora oggi visibile. «Con piacere noto che Nencini ricorre spesso a fonti di tipo archeologico, rendendo vivi i luoghi e gli scenari del romanzo e – conclude Valenti –, è qui che il lettore intuisce come la Rocca di Staggia sia un modello architettonico estraneo alla Toscana. Il suo impianto rispecchia una tipologia francese, di inizio XIII secolo, un disegno atto a testimoniare l’impronta dominatrice sul territorio circostante. Il fatto che venga scelta dalla famiglia Franzesi è indice dell’indole di Musciatto: un sangue percorso da avidità di dominio feudale».
Parola allo scrittore
Tocca all’autore tirare le fila della presentazione. E lo fa esaltando in pieno lo spirito del romanzo storico, riportando i presenti indietro di sette secoli: «Sono alla 32esima presentazione di questo libro, ma non c’è dubbio che questa è la giornata più emozionante. Tornare sui luoghi dei romanzi è cosa rara. Credo che lo schiaffo di Anagni possa essere stato progettato qui, al secondo piano di quella torre», afferma indicando i merletti in alto, di fronte a lui.
Nencini passa quindi a delineare il suo modus operandi: «Quando si scrive un romanzo storico il problema è rimanere fedele ai fatti. Qui, solo il personaggio di Telda è finzione, anche se il fatto a essa legato è reale. Per fare un esempio, il romanziere francese Dumas ricorreva continuamente a sfondi storici, ma inventava molto. “Imperfetto assoluto” non inventa, cerca di ricostruire».
L’autore scivola sul personaggio di Musciatto, rivelandone l’ascesa sociale, il carattere, il ruolo. Il romanzo, oltre che storico, è biografico: «Di Musciatto non esiste una biografia, quando invece la sua vita è stata al centro di eventi storici determinanti per la nascita dello Stato francese. Basti pensare che fu lui il reclutatore di tutti quei finanziamenti che servirono al Re di Francia per architettare le politiche di guerra e di conquista».
Mentre sulla Rocca cala l’oscurità, un po’ a sorpresa per chi non ha letto il libro, compare un altro protagonista: Dante Alighieri, uomo e non poeta, esiliato per vicende politiche, zeppo di debiti, personaggio dell’impietosa quanto scaltra realtà politica fiorentina, foriera di giochi di potere, affianca Musciatto in questa vita “assolutamente imperfetta”». Ecco allora che si spiega un titolo di non immediata interpretazione: «Musciatto aveva il dovere di procurare soldi, leciti o illeciti, per finanziare le guerre di Francia. Quello era il suo dovere. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al caso Boffo, che in una lettera pubblicata dai maggiori quotidiani ha dichiarato di sentirsi in dovere di liberare la Chiesa, la cui missione è ben altra di quella di sostenere il direttore di Avvenire. Analogamente il servizio finale è, come per Musciatto, la ragione delle proprie azioni».
Quando l’assessore Ceccherini chiede se l’allusione all’alluvione del 1966 abbia un significato particolare, Nencini conclude: «Mia figlia sulla scrivania aveva un cd del quarantesimo anniversario dell’alluvione. L’escamotage del ritrovamento del manoscritto è stato così ricondotto a quel periodo, con la differenza, rispetto a Manzoni o Eco, che quel manoscritto esiste davvero, ed è un diario di viaggio di Guido della Foresta tratto dalle sue “Ricordanze”».