SIENA. Immagini, luci, suoni, musiche, parole: questo in sintesi lo spettacolo rappresentato ieri sera (17 settembre), al Teatro dei Rinnovati da Peppe Servillo.
L’Opéra lumière, nata da una idea di Sergio Carruba ed ispirata all’opera di Italo Calvino, è stata commissionata dal Comune di Siena alla società parigina Danny Rose, che ha realizzato le proiezioni multimediali per il Capodanno 2009 in Piazza del Campo.
Lo spettatore inizia un viaggio affascinante nell’universo di Calvino, dove viene introdotto inizialmente da una proiezioni di luci caleidoscopiche, poi da proiezioni di immagini, in dimensione 3D, sorprendenti perché, sempre diverse, non solo invadono il quadro scenico, ma illuminano i palchi ed il soffitto del teatro, avvolgendo completamente il pubblico in un crescendo veramente unico di effetti visionari.
Il recitativo, partendo da Palomar, attraverso Le Cosmicomiche e le Città Invisibili, propone una lettura collettiva dell’opera di Calvino, con un accompagnamento musicale originale.
Con la voce di Peppe Servillo si avvicendano le città di Zobeide, Cloe, Eusapia. Mentre l’illusionista legge, le parole, da sole, in frasi, a tutta pagina, vengono scritte attraverso la luce sulla scena, sui palchi ed il soffitto, ora si leggono, ora si nascondono : “…Uomini di nazioni diverse ebbero un sogno uguale, videro una donna correre di notte per una città sconosciuta, da dietro, coi capelli lunghi ed era nuda” da La città e il desiderio.
Ecco che l’illusionista in un mix di luci, musiche e parole immerge il pubblico nella fantasia ed immaginazione proprie di Calvino.
L’effetto è veramente suggestivo, grazie anche ad un palcoscenico mobile, dovuto agli effetti visivi che creano architetture in movimento: si fondono insieme teatro, letteratura, immagini e musica.
L’unico dubbio, che può nascere dopo aver visto uno spettacolo così coinvolgente, è che a momenti il potere delle immagini prenda il sopravvento su quello della parola. Questo a mio avviso ci allontana un po’ da quanto scrive Calvino nelle “ Lezioni Americane ”, quando si sofferma sulla leggerezza della scrittura di Leopardi: “…Il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare..” (da “Leggerezza”, prima lezione ), o quando nella III lezione, Esattezza, difende i valori del linguaggio.