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SIENA. Amacord atletica. In un libro di 280 pagine dal titolo Racconto Sportivo, curato da ormai non più giovani atleti (Pier Luigi Bonomo, Flavio Ceccotti, Mario Faleri, Pier Paolo Bianchi Luci, Maria Burroni e Guido Burroni) la storia dell’atletica leggera studentesca a Siena tra il 1950 e il 1970. Anni nei quali questo sport, certo molto faticoso ma affascinante, viveva, anche grazie alla scuola, un periodo si può dire di floridità.
Molto più della realtà di oggi dove lo sport anche giovanile è in gran parte in mano alle società sportive private che ne fanno un vero e proprio affare economico.
Quelli raccontati nel libro erano gli anni di uno sport senza grandi mezzi finanziari ma di grande entusiasmo da parte dei giovanissimi atleti studenti che nella pista del Rastrello e nei viali vicini (non ancora occupati dalle auto e non appesantiti dalle strutture attuali), davano vita a sfide scolastiche molto sentite. Con tanto tifo anche, sulle due sole tribune dove si scatenavano non solo gli studenti ma anche gli insegnanti e gli stessi prèsidi.
Il libro racconta storie di giovanissimi atleti, pubblicando le foto dei protagonisti e i loro risultati.
Un impegno complesso per il quale i curatori hanno lavorato a lungo per cercare anche vecchie fotografie che gli ex atleti tenevano in qualche cassetto e che suscitano nostalgia e malinconia. Oggi infatti quei ragazzi e ragazze che correvano nella conca ancora verde dello stadio comunale, sono uomini e donne mature, con i capelli bianchi e qualche chilo in più. Ma alcuni di loro sono stati atleti di livello nazionale come ricorda Pier Paolo Bianchi, nella sua introduzione.
“Dalle file de gruppi sportivi scolastici sono usciti campioni di valore nazionale che hanno gareggiato per le società sportive senesi”.
Il libro, che si è avvalso anche di varie testimonianze (e con una copertina realizzata dal pittore Carlo Sassi) è stato presentato venerdì (11 dicembre) in un’affollatissima Sala delle Lupe del palazzo comunale.
Secondo Bianchi “è anche un modo per ritrovare, dopo tanti anni, amici leali e sinceri, compagni di un cammino che, specialmente nel nostro caso, non era al passo ma di corsa. Provare, ricordando, il sottile brivido che l’adrenalina dà nel pregara e poi la gioa irrefrenabile di salire sul podio. Riascoltare con la memoria voci, lo sparo dello starter, le grida di incitazione, i singhiozzi per una gara purtroppo non coronata da successo”.