di Lorenzo Croci
SIENA. “L’equilibrio del guerriero, oltre a essere un omaggio a Radicofani e Siena, si rifa a scene in cui una certa semplicità formale si unisce a contenuti di ordine simbolico, al fine di indagare, spiritualmente, la figura del guerriero, non tanto quale uomo di sangue e spada, ma quanto in accezione più vasta, come individuo che una volta raggiunta una sua armonia interiore si pone con coraggio come un antico cavaliere a disposizione della giustizia”. Con queste parole il poeta narratore pittore e drammaturgo Gian Ruggero Manzoni – nato nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (Ra) – ha presentato la propria mostra pittorica che sarà esposta da sabato 25 giugno (ore 18.00) fino a domenica 4 settembre presso la torre principale della Fortezza di Radicofani. Sfruttando una neofigurazione che va dall’Espressionismo Tedesco fino alla Transavanguardia al Graffito e al fumetto, il poeta e scrittore romagnolo – il quale abbandonò il corso di studi presso il DAMS a seguito del Marzo Bolognese nel 1977 per poi partire come volontario nelle Forze Armate – si è ispirato al baluardo verso sud dell’antica Repubblica di Siena, nonché dominio temporaneo del cosiddetto “brigante-gentiluomo” Ghino di Tacco.
L’esposizione dell’artista possiede degli evidenti rimandi al mondo attuale; difatti Manzoni richiama dei codici comportamentali di alto valore etico e sacro, ai quali tutti noi siamo chiamati per contrastare le disuguaglianze, le volgarità, le contraddizioni, gli egoismi causa di una sempre più evidente disparità sociale tra quei pochi ricchi o abbienti e quelli che ancora vivono o rischiano di tornare a vivere a livelli non certo umani. La figura del guerriero va letta innanzitutto come la figura di un custode della tradizione, quest’ultima intesa come il vanto della nobiltà, la quale nel corso degli anni ha traslato da una “nobiltà di sangue” ad una più inerente il titolo di cuore, animo, carità verso il prossimo. All’opera di Gian Ruggero Manzoni sarà accostata anche una scultura-installazione dell’artista senese Cecilia Rigacci, la quale sarà collocata proprio in cima alla torre della Fortezza di Radicofani. Quest’ultima opera – denominata Il “Pendolo di Focault” – è nata da una collaborazione tra l’artista senese e Sergio Valentini (docente di matematica e fisica al liceo scientifico Galileo Galilei di Siena). Quest’ultimo, con il suo laborioso team composto da Raffaele Miatto e Tommaso Addabbo, si è fatto promotore di iniziative volte allo scopo di diffondere la conoscenza scientifica, come già avvenuto all’interno del liceo, mediante la ricostruzione monumentale del vero e proprio pendolo del famoso fisico francese Jean Bernard Léon Foucault. Difatti, la forza di questa installazione sta nella fusione delle conoscenze scientifiche di Sergio Valentini, concernenti il marchingegno di 19 metri, con quelle artistiche dell’artista Rigacci, la quale ha voluto arricchire il modello di una nuova valenza estetica e filosofica, proponendo un intervento a carattere simbolico che tenta di tradurre il pensiero filosofico del sapiente cardinale Niccolò Cusano.