Uno spunto per riflettere sullo sviluppo urbano di Siena nel dopoguerra
SIENA. “L’eclisse”, il capolavoro di Michelangelo Antonioni, come lente per esplorare lo sviluppo urbano di Siena nel dopoguerra attraverso il lavoro con gli studenti del Siena Art Institute e il coinvolgimento di tutta la città. E’ questo il filo conduttore di “L’Eclisse redux”, il progetto che James Voorhies, curatore, educatore, storico dell’arte e direttore del Bureau for Open Culture, sta portando avanti a Siena nell’ambito di una Project-Based Fellowship, una residenza artistica di due mesi, al Siena Art Institute.
Un percorso di ricerca e di esplorazione della città che, prendendo spunto dalle suggestioni del film “L’eclisse”, vuole stimolare un dialogo tra gli studenti del Siena Art Institute, il territorio e la comunità che li ospita, accendendo i riflettori su alcuni spazi cittadini in genere poco esplorati dai non residenti perchè lontani dalle tradizionali rotte turistiche.
All’interno del progetto, mercoledì 14 novembre alle 20 al Siena Art Institute (via Tommaso Pendola, 37, Siena) è in programma la proiezione del film “L’eclisse” (in italiano con sottotitoli in inglese). Si tratta di uno degli appuntamenti, ad ingresso libero e gratuito, di cui si compone il progetto di James Voorhies.
Accanto alla proiezione del film, per tutto il mese di novembre è in calendario anche una serie di seminari, incontri e letture che si svolgeranno in uno spazio vicino al Duomo, in via del Poggio, 2. Un luogo aperto al pubblico in cui gli studenti del Siena Art Institute e tutta la comunità senese potranno confrontarsi insieme su alcuni temi-chiave del film “L’eclisse” – dall’urbanizzazione all’amore, dall’architettura all’economia – utilizzandoli come lente attraverso la quale esplorare Siena, i suoi spazi urbani e la recente storia cittadina. I prossimi incontri sono in programma giovedì 15 novembre dalle 16.45 alle 19.45 (il tema sarà l’economia) e giovedì 22 novembre alla stessa ora (tema: l’architettura).
L’obiettivo è quello di trasformare il tradizionale spazio espositivo – in genere semplice vetrina dei lavori di un artista – in un ambiente a metà tra studio, mostra e luogo di apprendimento, usando le attività di un’accademia d’arte come una performance in cui coinvolgere in prima persona il pubblico. Una prospettiva che riflette la vocazione del Bureau for Open Culture, una piattaforma curatoriale di natura itinerante che, attraverso mostre, attività educative, design e pubblicazioni, riconosce all’istituzione artistica una responsabilità critica che deve attuarsi attraverso azioni pratiche.
Un percorso che si concluderà il 22 novembre, quando i risultati di questa ricerca saranno presentati alla città in un incontro pubblico in programma alle 19.45 in via del Poggio, 2.
Maggiori informazioni sul progetto sul sito del Siena Art Institute http://www.sienaart.org e su quello del Bureau for Open Culture http://bureauforopenculture.org/