Un dialogo interessante all’interno del tema “Out of Nature” del Chigiana International Festival 2019
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di Giulia Tacchetti
SIENA. L’arte stimola gli occhi, la musica le orecchie. Sensazioni ed emozioni costituiscono gli ingredienti fondamentali di questo primo incontro che apre il Festival Summer della Chigiana con l’imprinting dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Arte e Musica di diritto e da sempre abitano a Palazzo Chigi Saracini e coloro che hanno preparato questo evento ne sono ben consapevoli. Quale location più adatta per un artista che guarda al futuro in un contesto che per la sua bellezza è al di sopra del tempo, che tutto fa invecchiare e distrugge. Futuro, cambiamento del punto di vista, dei materiali, della concezione di spazio e tempo dell’arte: non più sculture e quadri tradizionali, ma opere che osano sfidare e per questo si caricano di significati profondi. Čajkovskij e Beethoven immortali guardano al nostro futuro e già lo hanno compreso nella loro genialità.
L’anonimato di M’Horó (provocazione un po’ troppo costruita) ci incuriosisce e ci stimola a svelare il segreto: chi sarà? Uomo, donna, giovane, anziano/a. Da quali spazi proviene e qual è la sua storia? Ma alla fine è veramente importante svelare la sua identità? Per lui/lei vale la sua opera, non la sua storia; forse è questo il suo profondo messaggio: guardate… . Non è la prima volta che assistiamo ad un’arte che ricicla “i rifiuti”, riutilizzando ciò che inevitabilmente viene superato da una tecnologia sfrenata e quindi gettato. Abbiamo già visto dare vita ai materiali del quotidiano dagli anni settanta in poi, specialmente con la Pop Art e poi con la tecnica del polimaterico. Ma un riutilizzo degli scarti industriali poetico e non tragico, come molte opere di arte contemporanea, rare volte ci è capitato di vedere. Ci affacciamo su un mondo fatto di fini e leggerissime cesellature, di luci impalpabili. Ecco cosa ci colpisce di questo autore: l’aver superato i limiti spazio-temporali come Čajkovskij e Beethoven. Acciaio, rame non indirizzano verso il dramma, come possiamo osservare anche alla Biennale in corso a Venezia che, diretta da Ralph Rugoff, riflette sugli aspetti precari dell’esistenza attuale (migrazioni, disuguaglianza, strapotere di internet). Abbiamo profondamente bisogno di recuperare i valori della natura, la “bellezza”, unico elemento che migliora e stimola all’amore. Queste sculture musicali suonano con i materiali di oggi sinuose, leggere, armoniose come le note di Čajkovskij e Beethoven. E sembra che dicano: ascoltate…
“Out of nature” è il tema del Chigiana International Festival 2019: il suono della natura dentro e fuori di noi. Il rapporto tra il suono e l’ambiente, tra la musica e la natura che ci circonda oggi richiede una riflessione sulle problematiche dell’ecologia acustica. “…Non mi resta che cercare la verità, il volto della musica perduto da qualche parte della foresta, nei campi, nelle montagne…”. Così scriveva Olivier Messiaen,. Quindi “Out of nature” è uno straordinario festival-laboratorio di produzioni dal barocco al contemporaneo (Manu Delago, Mari Kimura), in cui si affronta il tema del suono della natura e dei sentimenti che questa ha sempre suscitato nell’uomo. Non a caso al concerto per pianoforte e orchestra n.1 in si bem. Min. op.23 di Čajkovskij e alla “Pastorale” di Beethoven è stato assegnato il compito di aprire il fitto programma di eventi. Ecco perché le sculture musicali di M’Horó nel loro intento ecologico con il riciclaggio dei rifiuti dialogano con il tema del festival.
Da sottolineare l’eccezionale esecuzione della pianista Lilya Zilberstein , dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Fabio Luisi. Le opere di M’Horó sono esposte all’ingresso del Palazzo Chigi Saracini, nelle stanze del ChigianArtCafè e presso la galleria Novecento in via Pantaneto.