POGGIBONSI. “Il linguaggio umano è pieno di ambiguità, ciò lo rende un corpo vivo. Nella nostra lingua l’ambiguità può essere semantica come nell’espressione “Quel cane del baritono”, ma anche sintattica nella frase “Luigi fa l’amore con sua moglie tre volte alla settimana. Anche Mario”. La doppia lettura interpretativa nel caso del grotiandese pervade tutta la lingua, l’intero sistema di comunicazione". Paolo Albani ha introdotto così – nell’ambito del festival “Le parole, I giorni” – la sua conferenza-spettacolo sul grotriandese, lingua parlata dagli abitanti delle Grotriand, isole coralline situate nell'oceano Pacifico: uno dei casi più sintomatici di linguaggio ingannevole. Una divertente lezione – arricchita da foto e documenti storici relativi al soggiorno di Norwid, il più grande studioso della lingua, sull’isola di Pukal – durante la quale ha spiegato come in grotriandese uno stesso termine assuma molti significati. <<La parola “fratiak”, a seconda dei contesti e del modo in cui è pronunciata, può significare «stupido», «sagace», «mezzacalzetta», «chiacchierone», «perdigiorno», «porco», «rubacuori», «pianta grane», «ladro di serpenti», «pancia che gorgoglia», ecc. Anche per questa ragione i Grotriandesi hanno una forte predisposizione verso i giochi con le parole e la creazione di indovinelli, filastrocche, canti con doppi sensi, alcuni dei quali a sfondo erotico".
Alla conferenza di Paolo Albani è seguito l’incontro dal titolo “Sarà vero? No, è un’autentica bugia”, tra Michele Smargiassi autore del libro “Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso” edito da Contrasto e Errico Buonanno, autore del libro dedicato alle bugie storiche "Sarà vero" edito da Einaudi. Un dialogo sulle somiglianze e le differenze tra il mentire con le parole e il mentire con le immagini.
Sono più pericolose le fotografie o le parole? A questa domanda hanno cercato di rispondere i due autori: “La fotografia mente continuamente e per paradosso alla fotografia crediamo sempre, perché la fotografia dice più di quello che mostra. Dimostra cose in base alla nostra disponibilità a crederle vere, spostando il confine del credibile”, ha detto Smargiassi. “Il falso è un grande motore della Storia – ha spiegato Errico Buonanno – la Storia è fatta non solo di persone reali e fatti realmente accaduti ma anche e forse soprattutto di fantasmi. I grandi falsi della Storia hanno un potere ambiguo scatenato dalla voglia di narrazione che è innata nell’uomo”
Entrambi gli autori sono d’accordo che la realtà è spesso opaca, noiosa ed è questa la vera fortuna delle bugie che sono sempre narrative, frizzanti e sfuggenti. “Inventare un nemico, attraverso uno scoop è uno degli schemi ricorrenti di creazione del falso nella Storia” spiega Buonanno. “Ma se è vero che senza la bugia non esisterebbe l’arte – prosegue Michele Smargiassi – c’è differenza tra finzione e falsità: il falso è quel finto che si vuole spacciare per vero, soprattutto nella sfera comunicativa e informativa, dove se modifichiamo testi e immagini lo facciamo anche per modificare le opinioni” . E’ necessario quindi munirsi di un manuale di autodifesa, per distinguere la finzione che può piacerci dalla falsità che può danneggiarci. Un manuale di uso e consumo per orientarci meglio nel labirinto di informazioni che riceviamo.
Alla conferenza di Paolo Albani è seguito l’incontro dal titolo “Sarà vero? No, è un’autentica bugia”, tra Michele Smargiassi autore del libro “Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso” edito da Contrasto e Errico Buonanno, autore del libro dedicato alle bugie storiche "Sarà vero" edito da Einaudi. Un dialogo sulle somiglianze e le differenze tra il mentire con le parole e il mentire con le immagini.
Sono più pericolose le fotografie o le parole? A questa domanda hanno cercato di rispondere i due autori: “La fotografia mente continuamente e per paradosso alla fotografia crediamo sempre, perché la fotografia dice più di quello che mostra. Dimostra cose in base alla nostra disponibilità a crederle vere, spostando il confine del credibile”, ha detto Smargiassi. “Il falso è un grande motore della Storia – ha spiegato Errico Buonanno – la Storia è fatta non solo di persone reali e fatti realmente accaduti ma anche e forse soprattutto di fantasmi. I grandi falsi della Storia hanno un potere ambiguo scatenato dalla voglia di narrazione che è innata nell’uomo”
Entrambi gli autori sono d’accordo che la realtà è spesso opaca, noiosa ed è questa la vera fortuna delle bugie che sono sempre narrative, frizzanti e sfuggenti. “Inventare un nemico, attraverso uno scoop è uno degli schemi ricorrenti di creazione del falso nella Storia” spiega Buonanno. “Ma se è vero che senza la bugia non esisterebbe l’arte – prosegue Michele Smargiassi – c’è differenza tra finzione e falsità: il falso è quel finto che si vuole spacciare per vero, soprattutto nella sfera comunicativa e informativa, dove se modifichiamo testi e immagini lo facciamo anche per modificare le opinioni” . E’ necessario quindi munirsi di un manuale di autodifesa, per distinguere la finzione che può piacerci dalla falsità che può danneggiarci. Un manuale di uso e consumo per orientarci meglio nel labirinto di informazioni che riceviamo.