di Paola Dei
VENEZIA. Dopo una cerimonia di apertura che ha visto partecipare ministri e istituzioni, fra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattatella, Dario Franceschini, Maria Elena Boschi, la proiezione del film di Alexandre Payne ha sancito l’esordio grandioso di Guillermo del Toro, che con il suo magico fantasy ha incantato pubblico e critica.
Una storia semplice in cui, come ha voluto mettere in evidenza l’autore, l’amore vince su tutto. In fondo, ha commentato Guillermo durante la conferenza stampa, se ci hanno creduto Gesù Cristo e i Beatles perché non dovremo crederci noi.
Ad una prima occhiata il film sembra ripercorrere le orme de La Bella e la Bestia, ma con aggiunta di altre metafore, allegorie, simboli e magie che lo rendono unico. Amico di Alfonso Cuaron e di Alejandro Gonzales Inarritu, il cineasta messicano ci ha condotti dentro al mondo della favola incastonando le scene fra tonalità di colore che cangiano con il cangiare delle situazioni e avvolgono ogni avvenimento con atmosfere ora magiche ora tenebrose, ora ricche di suspence. La protagonista, una fantastica Sally Hawkins, nei panni di Eliza, affiancata da Octavia Spencer, dimostra come le apparenze nella vita non abbiano un valore sostanziale per le relazioni, quando a supportarle c’è un cuore capace di amare. Il vero mostro delle situazione mascherato dietro un elegante abito, una cadillac rossa fiammante è un bastone castigamatti, è il responsabile della sicurezza che anche nei momenti in cui fa l’amore con la moglie mostra come in lui le dinamiche di potere abbiano la meglio in ogni circostanza della vita. Un thriller politico dove i grigi plumbei del luogo dove Eliza labora si alternano ai seppia del vicino di casa, un omosessuale che l’ha adottata come figlia e che si è innamorato di un pasticcere.
Eliza sfida le convenzioni di una società chiusa incastonata fra quattro figure di uomini con diverse caratteristiche, ma dove il vero mostro, l’affetto alla sicurezza rappresenta purtroppo la società attuale.
Il cineasta messicano ha concluso la conferenza dicendo: «L’acqua e l’amore – dice il regista – sono i due elementi più forti, quelli a cui non è possibile attribuire un’unica forma. Non sembra, ma il mio film di fantasia è, in realtà, molto politico. Viviamo in un mondo cinico, dove mostrare le emozioni è un gesto provocatorio. Possiamo fare tutto, ma non far vedere i nostri sentimenti».