Viaggio nella Budapest di Bobby Paunescu e nella Sarajevo di Jasmila Zbanic tra voglia di restare e bisogno di fuggire
SIENA. La Budapest piena di contraddizioni e di sogni sognati a metà, raccontata da Bobby Paunescu nel film “Francesca” è la prossima destinazione del viaggio cinematrografico intorno al Novecento che ci fa compiere la rassegna “Crescere in pace: a conoscenza tra i popoli al cinema”. E ancora una volta sono le culture ad incontrarsi e a scontrarsi, attraverso la storia dei protagonisti tormentati dal desiderio di restare ma anche dall’urgenza di fuggire per avere un’altra vita da vivere, nella terza delle quattro proiezioni ad ingresso libero previste dall’evento curato da Visionaria nell’ambito del progetto “Danze, immagini e riflessioni su storia, politiche e azioni”. Il progetto è promosso dallo sportello Europe Direct dell’Università di Siena per l’anno europeo dello sviluppo, insieme all’Associazione culturale Visionaria e la Compagnia ADARTE con la collaborazione con l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario e il patrocinio dei Comuni di Siena e Poggibonsi ed il nuovo appuntamento si terrà mercoledì 10 giugno alle 21.15 nel Cortile del Rettorato dell’Università di Siena.
Nel film dedicato alla difficile transizione democratica della Romania nell’Unione Europea, la protagonista è una maestra d’asilo sulla soglia di una decisione importante. Tramite un intermediario ha trovato un lavoro in Italia, come “assistente” di un anziano. Avrà, vitto, alloggio e stipendio. Vuole partire, ha i soldi, ma cerca anche l’approvazione dei suoi. Eppure tutti sembrano vedere nell’Italia un pericolo certo, un luogo violento, un finto miraggio. Il piano che ha in mente Francesca prevede che Mita, il suo ragazzo, la raggiunga in Italia non appena porterà a termine un piccolo affare in cui è coinvolto. Ma le cose prendono una piega infelice, vengono alla luce penose verità che le faranno cambiare l’ordine delle sue priorità. La rassegna proseguirà l’11 giugno con la proiezione de “Il segreto di Esma” di Jasmila Zbanic. Un film che ci catapulta nella Sarajevo del 2006 e ci invita a riflettere sulle cicatrici del difficile lungo dopoguerra in Bosnia Erzegovina dove le dolorose ferite degli assedi serbo-bosniaci sono ancora tangibili e visibili, nel tessuto urbano e nell’animo delle persone.