A Siena il gioco della scrittura

di Giulia Tacchetti
SIENA. Cosa può capitare ad una città bella e di antica cultura, ma avvolta dalla nebbia pericolosa del denaro? La rinascita della Fantasia, dell’Emozione, del Sentimento. Cosa può capitare a dei lettori esperti? Scrivere per divertirsi. Questo è quanto è avvenuto attraverso l’attività di un gruppo di 14 persone, che ha partecipato ai corsi della scuola di scrittura creativa Ares Teatro di Siena, diretta da Francesco Burroni e coordinata da Federico Romagnoli e Valentina Tinacci (Elisabetta Casagli si occupa della sezione dei bambini). La libreria Palomar (responsabile Marinotti) è stata la sede dei corsi.
Il desiderio di mettersi in gioco ha prodotto un testo particolare dal titolo significativo “Lasciano solo tracce leggere”, Courier 14 (il numero degli autori), Porto Seguro, ispirato a “Il gioco del mondo” di Julio Còrtazar. Il “romanzo” è un esperimento di scrittura collettiva. Privo della narrazione di una storia con uno svolgimento più o meno lineare e di una conclusione (al lettore il compito di trovarne una), si inserisce nel filone del romanzo post moderno. L’architettura delle parole ingaggia una partita a scacchi tra chi scrive e chi legge, dove la sospensione del tempo lascia lo spazio per pensare (22 Il Pensatoio). La struttura del testo invita il lettore ad entrare dentro il gioco ed a muoversi come vuole: a tappe, scoprendo lentamente o seguendo un percorso non con la ragione, ma con i sensi che legano le parti narrative. “ …Siamo come una locomotiva che corre su due binari, uno è quello tempo-spaziale e l’altro fuori dal tempo e dallo spazio. Ditemi quanto è grande un ricordo, un’emozione o un pensiero. Esse sono tutte situazioni frammentarie e complete allo stesso tempo.” (Intervista ad un lettore interattivo).
Abbiamo chiesto a Federico Romagnoli, curatore del corso, di spiegarci come è riuscito a tirare fuori dai numerosi componenti del gruppo e con esperienze diverse la propria voce narrante, fino a renderla concreta con una scrittura decisamente significativa . Del percorso didattico ci convince la partenza, per noi inevitabile, dalla lettura (Gadda, Buzzati, ma anche Jennifer Egan, Premio Pulitzer 2011 con “Il tempo è un bastardo”), perché è l’unico strumento per costruire una base scientifico-tecnica alle nostre abilità, facendo uso dell’ermeneutica. E’ importante imparare ad entrare dentro il testo. In un secondo momento l’ascolto della musica durante le lezioni fornisce quella suggestione-emozione che stimola alla scrittura. E’ un modo per riconoscere e dare vita al sentimento. Come nel cinema è importante l’azione del montaggio, così nella scrittura occorre imparare ad aggiungere, togliere, smontare i propri racconti e cambiare il punto di vista.
All’inizio dei corsi viene stabilito un “patto narrativo”: al termine deve essere prodotta una scrittura, per dimostrare la nascita di una coscienza critica nel lettore-scrittore.
Il testo pubblicato è stato chiamato “romanzo” perché, secondo Romagnoli, “è una lunga narrazione fatta di racconti che si intersecano volutamente, perché è una scrittura unitaria in quanto corale”. Il montaggio della scrittura è stato costruito collettivamente. Le discordanze che si trovano durante la lettura sono volute per far sentire lo stile di ogni autore anche a discapito dell’unità del testo stesso. “Questo romanzo vuole essere l’elogio della simultaneità: è un coro (uno diventa quattordici). Io ho fatto il direttore d’orchestra”.
Secondo noi rende meglio l’idea l’espressione “non-romanzo”, anche perché manca volutamente il tempo inteso come successione dei fatti (solo brevi riferimenti come mattina, sera, autunno), che avrebbe impedito di mettere insieme tutte queste narrazioni. L’unità va cercata nello spazio: tutti vivono a Siena e tutti i racconti si svolgono a Siena. Ecco l’unità della narrazione, intesa come simultaneità del narrare : tutti, personaggi e scrittori, vivono qui, ora.
Il libro verrà presentato il 13 giugno alla Biblioteca degli Intronati di Siena alle ore 17,30.