di Paola Dei
SIENA. Una scrittrice fiorentina ha scritto una bellissima frase relativa alle epidemie che ciclicamente colpiscono il mondo e che non hanno mai fermato l’amore, l’arte, la creatività. Sto parlando della Stancanelli, che fu candidata al Premio Strega 2016, la quale scrive: ”Le epidemia producono ottima letteratura. Da Tucidite a Boccaccio, da Manzoni a Camus… periodi fecondi di storie e di pensieri. Per tante ragioni e la prima é la paura. Il bisogno di addomesticare i mostri, la natura, l’inconoscibile, l’altro é il fondamento di tutta l’arte e la sua ragione di esistere”.
In proposito non dimentichiamoci Mary Shelley che scrisse il suo Frankenstein per esorcizzare un periodo denso di lutti. Il suo ritratto dipinto dal pittore irlandese Richard Rothwell nel 1840 é conservato alla Royal Academy accompagnato da una dedica tratta dal poema ”La rivolta dell’Islam” di Percy Shelley, che la definisce Figlia dell’amore e della luce.
Due donne vissute in epoche diverse e in luoghi diversi ma che vale la pena di citare per non dimenticare la Festa della donna, che nonostante quest’anno venga ricordata in sordina, offre l’occasione per accostarsi o riaccostarsi ad artiste che hanno lasciato una impronta per indurci alla valorizzazione e fruizione delle arti, in qualsiasi momento della vita e della storia ci si trovi a vivere.
E per non farci mancare una grandissima poetessa e saggista che Siena ha avuto il piacere e l’onore di avere alla Biblioteca degli Intronati nel 2007, come non ricordare il Premio Nobel Maria Wislawa Anna Szymborska, accompagnata nella lettura delle poesie dagli attori della compagnia senese di Mila Moretti. Chiunque sia stato lì quel giorno é di certo tornato a casa con una grande lezione di amore verso le piccole cose di ogni giorno. Chi sognerebbe di dedicare una poesia alla cipolla? Eppure lei lo fatto, trasformando questa semplice pianta bulbosa in un opera d’arte. Mila Moretti stessa ci racconta che dopo l’evento andarono a cena insieme al Ristorante Le Logge dove la poetessa lasciò in tutti i presenti il ricordo di grande lezione di umiltà. “La Szymborska ha arricchito ulteriormente quella serata e a mezzanotte se n’é andata via con grande semplicità come Cenerentola, perché doveva dormire. Per tutti cito una sua poesia che invito a leggere: Curriculm vitae”.
Parlando di donne e di amore per l’arte, come non citare la sorella del grande scrittore de La signora delle camelie, Alessandro Dumas figlio. Lei, Marie Alexandrine Dumas, meno nota del padre e del fratello, anche perché donna, amava così tanto le arti che ogni giorno si ritirava per raccogliere pensieri in solitudine, facendo lunghe passeggiate in luoghi spirituali o nei boschi. Veniva additata da tutti come una persona molto strana, la criticavano, la giudicavano, inventavano storie su di lei, ipotizzavano, tanto che lei decise di inventarsi un amante alla luce del sole e ogni volta che andava a fare le sue inspiegabili passeggiate, diceva che si recava da lui, a fare l’amore. Accadde quello che lei aveva intuito. Scrivere e amare le arti per le donne di quel periodo (stiamo parlando del 1800) non era troppo ammesso, ma avere un amante sì. Fu così che, grazie a questo suo escamotage, entrò a pieno titolo fra i cosiddetti “normali”.
Grandi donne che con creatività e originalità in un modo o nell’altro, hanno cercato di esorcizzare la vita con le arti. Di grandissime donne Siena ne ha avute molte e coraggiose, basta citare il “Fortino delle donne senesi”, il cui solo nome dà l’idea di quanto il sesso femminile abbia contribuito a difendere la città in ogni momento. E ancora collegata all’Accademia degli Intronati Bruna Talluri, senese doc morta nella nostra città nel 2006, che fondò il Movimento Donne Italiane e che fu fra i Fondatori dell’Istituto Storico della Resistenza Senese.
Indipendentemente dal credo politico di ciascuno le donne senesi hanno sempre portato alla storia un esempio di coraggio, in una comunità che, come hanno rilevato eminenti studiosi, é sempre attenta e affascinata dal proprio passato e che mantiene viva la capacità di lasciarsi affascinare di anno in anno.
E in tempi di festeggiamenti (solo rimandati) non dimentichiamoci il nostro grande scrittore concittadino Federigo Tozzi, che il 21 marzo del 1920 morì di “Spagnola”. Una epidemia feroce che prese questo nome soltanto perché i media spagnoli furono i primi a parlarne. Speriamo che, sulla scia di questo fatto, il Coronavirus non venga chiamato la Cinese o la Coreana, o l’Italiana.
La “spagnola”, che si portò via un numero indicibile di persone, non impedì a Tozzi di scrivere capolavori come Con gli occhi chiusi, pubblicato nel 1919, o Tre croci, pubblicato nel 1920, e poi tante novelle, fra cui una sull’amore, sempre pubblicata nel 1919. Parlando dell’amore racconta al commediografo e poeta futurista Cavacchioli il suo desiderio giovanile di conoscere delle ragazze: “[…..] E noi le seguivamo con gli occhi e con una voglia matta di attaccare discorso”.
Come dice lo scrittore di San Casciano Val di Pesa Domenico Giuliotti:”Tozzi non é uno scrittore divertente. É di quelli che scavano nella tristezza della vita, a grande profondità. Che sono perciò tacitati dai contemporanei e vengono scoperti dopo”., ma ha il grande merito di aver dato “ad ogni momento della realtà diritto di cittadinanza”.
Su di lui Baldacci, Marchi e Luperini, hanno individuato elementi di non poco conto. Il figlio Glauco é stato portatore della stessa intelligenza mai stereotipata, mai comune, mai ordinaria. Era sempre vicino a tutti gli studenti e insegnava a camminare in alto, come se nessun episodio della vita avesse mai intaccato i veri valori della vita nei quali credeva.
Detto questo… tante se ne sentono dire in tempo di Coronavirus; chi é troppo superficiale e quasi incosciente, chi non ha voluto saperne di cose brutte ed é andato in giro a fare l’untore o il super-eroe, chi ha troppa paura e vede in ognuno un potenziale nemico. “In medio stat virtus” sosteneva il grande filosofo Aristotele, ma purtroppo proprio questa integrazione delle due parti si rivela essere la difficoltà più grande di questo periodo storico.
In attesa che ciascuno si sposti un po’ dai lati opposti verso il “medio” vale la pena di gustarsi un po’ di arte e ricordi anche da casa. E l’amore? Naturalmente va fatto e con passione, altrimenti sa di poco! Che sia con le arti, con la poesia, con il cinema, ma attenzione, come insegna Magritte nel suo splendido dipinto Gli amanti, va fatto con le dovute precauzioni.