di Enrico Campana
SIENA. Da bambino, quando vivevo a Parma, ho avuto la fortuna di giocare con i simpatici baffoni di Giovannino Guareschi grazie alla sua amicizia con la famiglia Minardi, una delle più importanti della città per rispetto e impegno e dalla quale è uscito un direttore di Oggi che poi diresse il quotidiano del Ticino. Luisa Minardi, una grande crocerossina che ha salvato le vite di molti ebrei aiutò anche mia madre e fu la mia indimenticabile “tata”, mi regalò l’emozione di andarlo a trovare nella sua casa di campagna. Fu in quegli incontri con lo scrittore di lingua schietta, la scrivania piena di fogli e di cose, che probabilmente nacque il desiderio di diventare un giornalista capace di fare della satira. Peccato che Giovannino, imprigionato per le sue idee, non sia sopravvissuto al sessantotto, ci avrebbe lasciato un ricordo verace di quegli anni, ma sono d’accordo con il collega Marco Ferrazzoli che gli ha dedicato ben due libri (“Guareschi l’eretico della risata” del 2001 e “Non solo Don Camillo” del 2008) e che ho avuto la fortuna di conoscere quando fu ospite di Luciano Rispoli nel Tappeto Volante in veste di esegeta del fiero e divertente personaggio del dopoguerra parmense.
Ferrazzoli, giornalista di Libero, del TG2, conduttore, regista, saggista e insegnante anche all’Università di Siena, oggi Capo Ufficio Stampa del Centro Nazionale Ricerche mi ha regalato – o meglio: restituito – momenti felici della mia infanzia con le due opere. Quanto l’ha conosciuto anche se son passate 2-3 generazioni. E il volto di questo uomo immediato, autorevole, solo apparentemente burbero mi compare davanti ogni volta mi sovvengono dei dubbi o timori sul peso delle parole, dei concetti, e quando soffro vedo che il concetto di libertà di stampa è calpestato. A un regime ne segue purtroppo sempre un altro, magari ancora più astioso nel difendere posizioni di privilegio e sinecure.
“Guareschi – riflette Ferrazzoli – va sempre rispettato per la sua indipendenza e scevra di legami politici, e per la dignità e la forza d’animo”. Certe sue vignette sul Candido e il Borghese appartengono alla storia della costume, non era di destra né di sinistra, era un libero pensatore e un giusto. Ammirato anche dai colleghi, come Mosca.
E chi volesse saperne di più, ha una bellissima occasione: partecipare alle celebrazioni dell’”anno guareschiano” che si concludono giovedì 30 aprile, a Roma, con un pomeriggio “storico” presso la sede della fondazione Società Umanitaria in Via U. Aldrovandi 16, a partire dalle ore 17,30 con la proiezione di alcuni filmati tratti dai fortunatissimi film di Don Camillo e Peppone con Fernandel e Gino Cervi.
Alle 18 si terrà un incontro con Egidio Bandini, presidente del ‘Club dei Ventitré’ e responsabile del Progetto Guareschi 2008, Marco Ferrazzoli, che presenterà il suo nuovo libro ‘Non solo Don Camillo’, Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea e rettore della Libera Università San Pio V di Roma; introdurrà il coordinatore romano della Società Umanitaria, Elena Cordaro. Si parlerà del film La Rabbia, del Guareschi ‘prima maniera’ e della sua importanza come ‘intellettuale civile’.
Seguiranno la lettura di alcune pagine tratte da ‘Lo Zibaldino’, ‘Il Corrierino delle famiglie’ e ‘Il decimo clandestino’ e un’esposizione di vignette satiriche guareschiane e di immagini che ne illustrano la vita. .
L’evento della Società Umanitaria (ingresso libero) è la conclusione delle celebrazioni organizzate in tutta Italia, a partire dal 1° maggio 2008, per il centenario della nascita e il quarantennale dalla morte di Guareschi. Con lo scopo di spiegare come Giovannino Guareschi non è stato solo il padre di Don Camillo ma uno scrittore, illustratore, umorista sempre attuale, un grande autore di indimenticabili libri, disegni, vignette, giornali e film. Spero che anche Siena, con una storia forte come quella della mia Parma, voglia dedicargli in futuro un ricordo ironico, magari tentando un parallelo originale fra i costumi, la cultura, l’arte, le picche della gente, le debolezze delle due città che in fondo si somigliano. Piccole ma grandi nel cuore e nella storia. Penso che Marco Ferrazzoli direbbe sì, la sua email è marco.ferrazzoli@cnr.it
SIENA. Da bambino, quando vivevo a Parma, ho avuto la fortuna di giocare con i simpatici baffoni di Giovannino Guareschi grazie alla sua amicizia con la famiglia Minardi, una delle più importanti della città per rispetto e impegno e dalla quale è uscito un direttore di Oggi che poi diresse il quotidiano del Ticino. Luisa Minardi, una grande crocerossina che ha salvato le vite di molti ebrei aiutò anche mia madre e fu la mia indimenticabile “tata”, mi regalò l’emozione di andarlo a trovare nella sua casa di campagna. Fu in quegli incontri con lo scrittore di lingua schietta, la scrivania piena di fogli e di cose, che probabilmente nacque il desiderio di diventare un giornalista capace di fare della satira. Peccato che Giovannino, imprigionato per le sue idee, non sia sopravvissuto al sessantotto, ci avrebbe lasciato un ricordo verace di quegli anni, ma sono d’accordo con il collega Marco Ferrazzoli che gli ha dedicato ben due libri (“Guareschi l’eretico della risata” del 2001 e “Non solo Don Camillo” del 2008) e che ho avuto la fortuna di conoscere quando fu ospite di Luciano Rispoli nel Tappeto Volante in veste di esegeta del fiero e divertente personaggio del dopoguerra parmense.
Ferrazzoli, giornalista di Libero, del TG2, conduttore, regista, saggista e insegnante anche all’Università di Siena, oggi Capo Ufficio Stampa del Centro Nazionale Ricerche mi ha regalato – o meglio: restituito – momenti felici della mia infanzia con le due opere. Quanto l’ha conosciuto anche se son passate 2-3 generazioni. E il volto di questo uomo immediato, autorevole, solo apparentemente burbero mi compare davanti ogni volta mi sovvengono dei dubbi o timori sul peso delle parole, dei concetti, e quando soffro vedo che il concetto di libertà di stampa è calpestato. A un regime ne segue purtroppo sempre un altro, magari ancora più astioso nel difendere posizioni di privilegio e sinecure.
“Guareschi – riflette Ferrazzoli – va sempre rispettato per la sua indipendenza e scevra di legami politici, e per la dignità e la forza d’animo”. Certe sue vignette sul Candido e il Borghese appartengono alla storia della costume, non era di destra né di sinistra, era un libero pensatore e un giusto. Ammirato anche dai colleghi, come Mosca.
E chi volesse saperne di più, ha una bellissima occasione: partecipare alle celebrazioni dell’”anno guareschiano” che si concludono giovedì 30 aprile, a Roma, con un pomeriggio “storico” presso la sede della fondazione Società Umanitaria in Via U. Aldrovandi 16, a partire dalle ore 17,30 con la proiezione di alcuni filmati tratti dai fortunatissimi film di Don Camillo e Peppone con Fernandel e Gino Cervi.
Alle 18 si terrà un incontro con Egidio Bandini, presidente del ‘Club dei Ventitré’ e responsabile del Progetto Guareschi 2008, Marco Ferrazzoli, che presenterà il suo nuovo libro ‘Non solo Don Camillo’, Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea e rettore della Libera Università San Pio V di Roma; introdurrà il coordinatore romano della Società Umanitaria, Elena Cordaro. Si parlerà del film La Rabbia, del Guareschi ‘prima maniera’ e della sua importanza come ‘intellettuale civile’.
Seguiranno la lettura di alcune pagine tratte da ‘Lo Zibaldino’, ‘Il Corrierino delle famiglie’ e ‘Il decimo clandestino’ e un’esposizione di vignette satiriche guareschiane e di immagini che ne illustrano la vita. .
L’evento della Società Umanitaria (ingresso libero) è la conclusione delle celebrazioni organizzate in tutta Italia, a partire dal 1° maggio 2008, per il centenario della nascita e il quarantennale dalla morte di Guareschi. Con lo scopo di spiegare come Giovannino Guareschi non è stato solo il padre di Don Camillo ma uno scrittore, illustratore, umorista sempre attuale, un grande autore di indimenticabili libri, disegni, vignette, giornali e film. Spero che anche Siena, con una storia forte come quella della mia Parma, voglia dedicargli in futuro un ricordo ironico, magari tentando un parallelo originale fra i costumi, la cultura, l’arte, le picche della gente, le debolezze delle due città che in fondo si somigliano. Piccole ma grandi nel cuore e nella storia. Penso che Marco Ferrazzoli direbbe sì, la sua email è marco.ferrazzoli@cnr.it