di Vito Zita
SIENA. Fin dall’inizio dell’avventura coloniale italiana l’Africa ha esercitato una forte attrazione nei confronti di disegnatori e fotografi, sia italiani che stranieri,ma anche di pittori. Fra i primi, quasi sempre presenti alle varie spedizioni esplorative e commerciali, si ricordano le pregevoli opere riportate su tavole inserite nei periodici di grande diffusione dell’epoca come Issel, Fiorillo, Aichelburg. Fra i pittori si segnalano i nomi di Valli e Ajmone, che furono i maggiori interpreti di opere pittoriche che rappresentavano paesaggi favolistici caratterizzati da colori caldi e luci diffuse.
Augusto Valli, nacque a Modena il 22 maggio 1867 in una famiglia di modesti mezzi. Si iscrisse nel 1879 all’Istituto Reale di Belle Arti di Modena con Antonio Simonazzi e Ferdinando Manzini completando gli studi all’età di 18 anni. Qui frequentò il Corso Comune fino al 1881-1882 e il Corso Speciale di pittura dal 1882 al 1884. Nel 1885 si recò per la prima volta in Africa e vi tornò nel 1886 per fare parte della spedizione Porro in Etiopia con il conte Gian Pietro. Fu detenuto ad Harar dal consolato britannico e riuscì a sfuggire al massacro della missione italiana da parte dei ribelli dell’emiro Abdallah. In tutto, tornò tre volte in Africa orientale. L’ultimo viaggio fu nel 1890-91 dove prestò servizio come pittore di corte presso la Corte Reale del Negus Melenik II. Tornò da questi viaggi con molte cartelle di schizzi, alcuni dei quali furono acquistati dal Congresso Geografico di Roma. Nel 1942 illustrò un libro sui viaggi africani del Conte Augusto Salimbeni, dove è stato descritto come un pittore africanista. Per anni dipinse per la chiesa di San Giovanni Battista a Spilamberto in provincia di Modena. Oggi molte delle sue opere sono conservate presso il Museo Civico d’arte di Modena, si tratta di 145 dipinti fatti durante i viaggi in Africa dell’artista.
Lidio Ajmone, nacqua a Coggiola nel 1884 e nel 1893, al seguito del padre notaio, si trasferì a Torino dove frequentò gli studi classici e poi a diciotto anni l’Accademia Albertina. Negli anni ebbe anche accesso allo studio del pittore Vittorio Cavalleri. Come capitano degli Alpini partecipò alla prima guerra mondiale, nel 1912 visitò la Tripolitania e nel 1925 si recò poi in Somalia al seguito di Cesare Maria De Vecchi appena nominato Governatore di quella colonia e vi rimase fino al 1928. Soggiornò per diverso tempo a Rodi da cui ritornò nel 1941, ritirandosi nella casa di Andezeno, dove visse per il resto della vita. Le sue opere iniziali sono ancora legate alla tradizione paesaggistica piemontese dell’Ottocento, mentre, in quelle dell’ultimo periodo è portato ad esaltare soprattutto il colore. Si dedicò essenzialmente alla pittura di paesaggi, ma fu anche un ottimo ritrattista. Si ricordano quelli al Duca degli Abruzzi, a Benito Mussolini e a diversi personaggi sabaudi. Oggi le sue opere africane fanno parte di varie collezioni private.