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L’Accademia Chigiana esalta l’estate con una valanga di musica

di Gianni Basi
SIENA. Oltre venti concerti, una trentina in tutto fra repliche e le diverse sedi di esecuzione, impressionante il numero di autori e interpreti. A ciò, si aggiungano le decine di orchestre e gruppi strumentali, nonché due mesi tra corsi di perfezionamento e seminari chigiani. Questa è la valanga di musica che dal 9 luglio alla fine di agosto invaderà l’estate senese 2009, irradiandosi dal capoluogo alle cittadine della provincia e toccando anche i confini del grossetano. L’Accademia Chigiana ha presentato la scorsa settimana, nella sede romana del Monte dei Paschi, i cartelloni della 66^ Settimana Musicale Senese, della 78^ Estate Chigiana e della seconda edizione dei “Maestri Chigiani in Terra di Siena”. Dotando ogni evento, come sempre, del sapore delle novità, della riscoperta di capolavori dimenticati, della proposta di nuovi talenti, dei ritorni infine dei migliori artisti italiani e stranieri che, anno dopo anno, portano a Siena le vibrazioni immortali del classico. Una musica, questa, che senza sforzo alcuno resta diversa da tutte le altre in quanto né stancante né da scopiazzare (tanto la si riconoscerebbe), né, malgrado tentativi maldestri, vedrà mai qualcosa che le somigli o che la superi in bellezza. Il “tutto scorre e nulla permane” di Eraclito, condiviso da Talete, qui non attacca. Il classico “è fermo”, intoccabile e immutabile. E se la ride di zufoli, tamburi, lire e pseudo chiarine, che allietavano greci e romani praticamente con suoni da nulla e facevano giustamente dire, ai filosofi, che anche la musica, come tutto, sarebbe stata oggetto di evoluzione. Ma chi lo avrebbe mai previsto, per i secoli a venire, un blocco di ben cinquecento anni di sonorità, che, tali e quali, sarebbero rimaste nell’immensità del “sempre”?
Le grandi Accademie, e la Chigiana fra queste, come abbiamo appena detto, guardano con curiosità e slancio ad ogni nuovo orizzonte, ma i punti di riferimento sono, e molto probabilmente lo saranno in ogni futuro che verrà, quei cinquecento anni fatti di un’infinità di autori e di un’infinità ancora più smisurata di opere, da ogni piccolo madrigale al melodramma più fastoso. E il pubblico, i giovani, intere famiglie, mai come in questi anni stanno riempiendo teatri e chiese, abbazie, piazze, chiostri e cortili, attratti da una voglia di appagamento musicale che è pari all’irrefrenabile esultanza di quando, soprattutto un tempo, passava la banda e la si correva a vedere. Oggi si va ai concerti, si aspettano i concerti. La scorsa estate gli spettatori degli eventi chigiani furono migliaia, in questa se ne prevedono altrettanti se non di più. Via via, grazie al cielo, al classico sta scivolando di dosso l’antipatica etichetta di “musica colta”. Cosiddetta perché si pensava che, suonata così come per l’appunto dev’essere, e dunque nel silenzio assoluto, solo a chi ”ha studiato” potesse piacere senza che se ne perdesse una nota. E già. Come se il contadino, quello del formaggio e delle pere, non sapesse ugualmente apprezzare, e godere, anche senza saper leggere e scrivere, dell’ascolto di un notturno di Chopin che, dicono i bene informati, fa fare il latte migliore persino alle mucche… No, la musica classica non fa differenza fra i ceti sociali, è per tutti, e va da sé che tutti sappiano adeguarsi al suo ascolto attento (perché è proprio questo tipo di musica a riuscire a destare somma attenzione), e con eguale dignità e sensibilità. Il rock, certo, (uno stile, per chi ne dubitasse, non meno facile sia nell’atto compositivo che esecutivo) fa muovere, ci si può parlare o cantare sopra, ed anche questa musica serve, come fosse un contraltare roboante alla pacata maestosità del classico. Ma anche il classico può arrivare a stordire con l’urlo di cento strumenti all’unisono, e non ultimo quello dei cori: qualcuno ricorda il fragore scuoti-anima dell’”Alleluja!” di venerdi scorso ai Rozzi?, quell’effetto intenso e coinvolgente pari ad una colata di rock puro su una piazza danzante? Solo che il classico, contrariamente al rock, non ha bisogno di amplificazioni e giunge alle orecchie infinitamente più carezzevole, inducendo così ad una sorta di gratitudine per un ascolto pulito, degno di silenzio, e del rispetto dovuto a chi ci fa assaporare la limpidezza tutta naturale di un violino o di un piano che, molto spesso, sono protagonisti per mezzora di fila, e da soli, senza respiro. E’ in una tale invitante disposizione interiore che ci si sente protesi a quanto Siena e la Chigiana sanno ormai offrire stagione per stagione come perenne colonna sonora di una musica che, più che classica e basta, vogliamo chiamare classica e bella.
A ciò, come esaltante ornamento, si affiancano tante e tante iniziative, fra le quali, geniali, le lezioni di educazione all’ascolto del classico (in realtà un avvicinamento a questo genere per chi non se ne fosse mai accorto o ne fosse lontano) da parte dell’Istituto Rinaldo Franci; poi i concerti di MusicaSiena organizzati per maggio dal Comune con l’Associazione Quattroquarti, quelli della giovane Orchestra a Plettro Senese, e quanto di notevole viene ogni anno proposto, su tutti, in centri come San Gimignano, Colle, Poggibonsi, Montalcino, Pienza, Montepulciano e Chianciano, che fanno della stessa provincia un catino pulsante di grande grande musica. Senza contare gli innumerevoli gruppi e piccole orchestre che fanno capo alle nostre scuole: fondamentali sorgenti di amore per le note affinché i ragazzi siano accompagnati e seguiti alla scoperta di partiture che, superato lo scoglio (essenziale) dei solfeggi, conquistano irresistibilmente e mettono anche voglia di crearne delle altre.
Tornando alla Chigiana, cori e canto lirico in prevalenza, in questa stagione estiva pensata dallo staff di Palazzo Chigi, a partire dall’inaugurazione della Settimana Musicale col Beethoven più gioioso e la sua celebre “Nona”, e con Pappano direttore e mezza Santa Cecilia a suonare e cantare in bellezza. Poi, in successione, la prima italiana de “L’imbalsamatore” di Giorgio Battistelli, opera moderna supportata dall’Orchestra della Toscana diretta da Erasmo Gaudiomonte, cui seguiranno il monumentale e possente oratorio dell’ Elias” di Mendelsshon con Philippe Herreweghe sul podio, e la quasi inedita “Isola disabitata” di Haydn con regia e direzione di Gianluigi Gelmetti e la voce della soprano Anna Rita Talento. Infine, l’oratorio della “SS. Annunziata” di Alessandro Scarlatti, proposto nella versione dell’ensemble Europa Galante e il canto di Romina Basso e Carlo Allemano. Estate Chigiana e “Maestri Senesi” andranno poi di pari passo dividendosi le musiche di personaggi del calibro di Bach, Caikowskij, Brahms, Mendelsshon, Schumann, Beethoven, Haydn, Chopin, Villa-Lobos, Rodrigo, De Falla, Mozart, Schubert, e Puccini in chiusura con “Suor Angelica”, dal Trittico. La crema del classico. Non c’è gusto che non venga appagato, e gli interpreti, fra i migliori nello scenario del barocco e del romantico, perpetueranno il rapporto per molti di loro ormai decennale con l’Accademia Chigiana in vicendevole scambio di lustro e prestigio internazionale. Per citarne solo alcuni, e nello specifico quelli che hanno un particolare  rapporto “in fusion” con Palazzo Chigi, vedremo all’opera Salvatore Accardo, Oscar Chiglia, Joaquin Achucarro, Giuliano Carmignola, Bruno Giuranna, Boris Belkin, Jurij Bashmet, Michele Campanella, Maurizio Dones, Antony Pay, e il grandissimo Maurizio Pollini.
Da ricordare, in conclusione di questa panoramica, la data del 14 luglio, alla Sala del Mappamondo in Comune, per non mancare al concerto della violinista Lisa Batiashvili, 26° Premio Accademia Musicale Chigiana 2008.
Nel contempo, le altre attività dell’Accademia proseguono senza soste: è in via di sviluppo il 14° Concorso Internazionale di Composizione “Alfredo Casella” (con scadenza domande il primo ottobre 2009), e sono prossime le audizioni per il “Coro Collegium Vocale Gent e Accademia Chigiana di Siena” che si terranno in Palazzo Chigi il 6 luglio 2009 (con domande d’iscrizione da inviare entro il 10 di giugno). Tutto ciò, in attesa, per Siena e i suoi non ancora all’altezza spazi musicali, di scoprire il nuovo volto del Teatro dei Rinnovati in vista della sua ormai imminente riapertura. Un vero gioiellino, a quanto si dice, per l’eleganza e la funzionalità degli impianti oltre che per la cristallina fedeltà dell’acustica. Lo scopriremo solo vedendo, e principalmente “sentendo”.
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