Alla libreria Becarelli (via Mameli, 14/16) il prossimo lunedì (3 maggio) alle 18 Melania Gaia Mazzucco presenterà al pubblico senese La lunga attesa dell’angelo (Rizzoli editore).
Con questa pubblicazione, che è la prima parte di un dittico dedicato al pittore rinascimentale, la scrittrice romana ha vinto nel 2009 il Premio Bagutta, il più antico riconoscimento letterario d’Italia e, insieme a questo, ne ha vinti molti altri come il Premio Strega del 2003.
Il romanzo dispiega le sue pagine in una Venezia di fine Cinquecento, minacciata dai turchi e dalla peste, carica di suggestione e di mistero. E’ qui che prende vita questo grande uomo, il Tintoretto, vissuto unicamente per l’arte. Una passione alla quale ha dedicato tutto, a partire dagli affetti più profondi e una figura femminile affascinante e contraddittoria, emancipata per l’epoca e, allo stesso tempo, succube della personalità carismatica del padre. Lui è Jacopo Robusti, lei la figlia illegittima Marietta.
L’io narrante è dello stesso artista, vecchio e delirante, che, in una sorta di dialogo con Dio, ripercorre tutta la sua vita: dalle battaglie per affermarsi al matrimonio con la giovane moglie e al rapporto problematico con i numerosi figli. Ne esce il ritratto di un uomo e di un pittore ambizioso e anticonformista, e, allo stesso tempo, spietato con se stesso. “La prima cosa che mi ha insegnato mio padre: circondarmi di cose belle, sgargianti, preziose, e sporcarmi le mani per ottenerle.”
Il cuore del racconto è il rapporto con la figlia avuta da una relazione precedente il matrimonio. A differenza delle altre, destinate al convento, Marietta fu la prediletta, venne cresciuta al di fuori delle regole, educata alla musica e all’arte e costretta a vestirsi da ragazzo per stare in bottega per seguire le orme del padre. Il suo nome d’arte Tintoretta, una delle poche pittrici dell’epoca.
Tra i due un legame intenso e possessivo, ben al di là del normale rapporto genitoriale. Sarà proprio lei, deceduta prematuramente, ad attenderlo alla fine di quel viaggio che si chiama vita. “Sono morto tra le braccia del mio figlio più imperfetto e più caro – dice il grande pittore poco prima di spirare – ”.
Ad arricchire il romanzo altri personaggi prendono vita da una serie di flash back: la giovane moglie Faustina, gli altri figli, il gioielliere tedesco, le prostitute veneziane.
Lo stile descrittivo e pittorico della Mazzucco, la dovizia di particolari, calano il lettore all’interno della storia, lo portano in giro per la città ad ammirare la laguna, ad attraversare le calli, salire sui ponti e toccare con mano le misture di colori stesi sulla tavolozza.