Dalle ore 18.30 invece il Museo d'Inverno inaugurerà la quinta stagione espositiva esponendo la collezione privata dell'artista Michelangelo Consani
SIENA – Sabato 19 ottobre (a partire dalle ore 17.30), Spaziosiena presenterà il terzo appuntamento della “Stagione”, rassegna video a cura di Vincenzo Estremo. In questa occasione, verranno proiettati alcuni dei primi lavori dell’artista dell’artista francese Maya Schweizer: L’Étoile de Mer (2019) e Texture of Oblivion (2016). Dalle ore 18.30 invece il Museo d’Inverno inaugurerà la quinta stagione espositiva esponendo la collezione privata dell’artista Michelangelo Consani.
“La Stagione” è una programmazione pensata appositamente per Spaziosiena che si pone come forma di educazione alla storia e all’evoluzione delle immagini in movimento dagli anni Novanta ad oggi. I quattro appuntamenti a scadenza mensile della “Stagione” sono un tentativo di avviare e consolidare delle attività di distribuzione ed esposizione dell’immagine in movimento, accompagnando ogni incontro con un approfondimento editoriale e curatoriale pensato per avvicinare il pubblico alle complessità del video e dell’immagine in movimento.
Sin dalle sue prime manifestazioni, il video è stato associato ad una svolta tecnologica dell’arte, a un mezzo in grado di facilitare produzione, proiezione, distribuzione e diffusione delle immagini. In questo senso molti lavori video sono stati percepiti come ingabbiati in un’auto-riflessione sulla tecnologia stessa, invece di pensieri in grado di indirizzare e veicolare l’immediatezza della tecnologia stessa. Proprio a partire da questa riflessione, dalla messa in questione dell’uso della tecnica all’interno della della vita, della società e dell’ambiente, che vuole inserirsi la programmazione della “Stagione”, che guarda al video come ad un oggetto di inchiesta, focalizzandosi, di volta in volta, sul modo in cui i diversi artisti hanno utilizzato e continuano ad utilizzare l’immagine in movimento. Un tentativo curatoriale e teorico di mostrare come la tecnologia in cui siamo immersi non è altro che un supporto, una componente coadiuvante se ripensata criticamente così come fanno e hanno fatto molti degli artisti presenti nella programmazione proposta per Spaziosiena.
Maya Schweizer (Parigi 1976) ha studiato Visual Art a Leipzig e all’Universität der Künste a Berlino con il professore Lothar Baumgarten. Il lavoro di Maya Schweizer si inserisce in una ridefinizione delle relazioni tra arte e cinema, tra documentario e finzione. Nelle sue produzione e nelle sue installazioni video, l’artista francese utilizza le rappresentazioni di eventi apparentemente quotidiani per liberare narrazioni storiche nascoste. La Schweizer si concentra principalmente sulla liminalità della storia e delle storie di persone socialmente emarginate. Il suo lavoro cinematografico e video insiste sulle crepe delle narrazioni dominanti e sulla formazione della memoria collettiva. Una pratica che si riflette anche nell’ibridazione dei linguaggi e nell’abbattimento delle barriere tra cinema e arte. Tra le numerose mostre internazionali in cui è apparso il lavoro di Maya Schweizer vanno menzionate le partecipazioni alla 4th Berlin Biennale, alla 2th Biennale di Thessaloniki ed alla prima Anren Biennale in Cina.
L’Étoile de Mer (2019) (HD, 11 min, Inglese, Francese e Tedesco, Colore e Suono). L´Étoile de Mer di Maya Schweizer è una navigazione sperimentale nel mare Mediterraneo. Il lavoro mescola alcune riprese subacquee con dei brani di footage di film muti e testi sbiaditi a cui si sovrappone un collage sonoro. L’insieme risulta essere un un saggio acustico che riflette sull’oblio prendendo il mare come punto di riferimento e riflessione. Le immagini in movimento seguono il fluire e lo scorrere della piccola stella marina che suggerisce l’idea stessa di oblio. L´Étoile de Mer è stato prodotto grazie al supporto dell’Historisches Museum di Francoforte e premiato con il premio e-flux nel Oberhausen Short Film Festival, 2019.
Texture of Oblivion (HDV Video, 16/9, 18 min, Bianco e Nero e Colore, Suono). Il film inizia con le riprese di alcune rovine di una città, di li a breve si scopre che il paesaggio urbano è quello di Varsavia. Texture of Oblivion torna idealmente al 1945 e prova a interrogare le pietre di quali portatrici di memoria storica. La fotografia del film è pensata per impedire allo spettatore la vista dei monumenti della città polacca. La videocamera di Maya Schweizer indugia con attenzione sul Muro di Umschlagplatz e sulle sculture innevate del monumento situato nell’ex Ghetto, proprio mentre Hanna Szmalenberg sta spiegando il processo di realizzazione del monumento.