Le opere dal tardo Medioevo al Novecento esposte al Santa Maria della Scala
di Giulia Tacchetti
SIENA.
Quale modo migliore di trascorrere le serate autunnali in compagnia di giganti dell’arte senese quali Pietro Lorenzetti, Tino di Camaino, Stefano di Giovanni detto il Sassetta, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Domenico Beccafumi, Bernardino Mei, Cesare Maccari ed altri? In mostra 67 opere di maestri senesi dal 15 settembre all’8 gennaio 2023, eseguite per Siena e per il suo territorio, frutto di una ponderata selezione in quanto le collezioni della Banca sono state incrementate nel corso degli anni da opere provenienti dalle banche incorporate e da una parte della Collezione Chigi Saracini di Siena, l’altra si trova nel palazzo storico di Via di Città.
Dal XIII secolo nasce a Siena una scuola artistica le cui caratteristiche stilistiche l’hanno resa famosa in tutto il mondo e che nel corso dei secoli ha saputo rinnovarsi, confrontandosi con le nuove correnti artistiche italiane ed europee. La mostra ha un duplice scopo: quello di ripercorrere questa lunga ed interessante storia attraverso l’esposizione di opere appartenenti al Monte Dei Paschi di Siena e di raccontare (molto significativo in questo momento negativo per la Banca) la storia di un istituto bancario che ha fatto del mecenatismo uno dei suoi punti di forza. Si pensi all’acquisto da parte del MPS nel 1986 di due tavolette di Pietro Lorenzetti del 1335 circa (in mostra il pannello centrale ed il laterale destro di un trittico portatile per la devozione personale), passate prima sul mercato antiquario milanese e approdate poi in una collezione privata fiorentina. Così come di opere di maestri tardogotici (Martino di Bartolomeo, Benedetto di Bindo e Andrea di Bartolo), acquistate in tempi relativamente recenti, con l’obiettivo di far tornare a Siena dipinti che sarebbero andati a finire chissà dove. Il forte legame della Banca con il territorio non poteva essere meglio rappresentato dalla scelta delle sale del S. Maria della Scala per ospitare questo evento. Particolare sottolineato dall’intervento della Presidente della Fondazione S. Maria della Scala Cresti e del Sindaco De Mossi – “Migliore collocazione non poteva esserci, perché il S. Maria della Scala, luogo di memoria della vita cittadina, rappresenta l’identità della città stessa. Il significato della mostra è un “riconoscerci” non solo “ieri” ma soprattutto “domani”, in questo legame tra città ed istituzioni, che ha consentito di andare avanti”. I vari interventi sottolineano la sinergia tra istituti pubblici e privati: Comune, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione “Antico Ospedale Santa Maria della Scala”, Vernice progetti; la realizzazione di Opera Laboratori presenta un allestimento sostenibile, molto apprezzato, orientato su materiali e tecniche che limitano al massimo l’impatto sull’ambiente.
La curatrice della mostra Laura Bonelli si sofferma sulla locandina dell’esposizione, riproduce un particolare dell’Adorazione dei Magi di Stefano di Giovanni detto ”Il Sassetta”(1433), che ricorda il viaggio di Sigismondo del Lussemburgo a Siena (1432-1433), ritratto nella veste dell’anziano Mago inginocchiato a cui viene donato dall’ancella in primo piano a destra un calice d’oro offerto dal Comune di Siena. L’adorazione dei re Magi con Il consueto seguito di valletti in realtà è il frammento di una composizione più grande, l’altra parte più piccola resta al Metropolitan Museum di New York con il Viaggio dei Magi. Le sottigliezze da orafo, lo spirito da miniatore per certe soluzioni adottate rimandano all’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, ma anche all’Angelico. Pur muovendo da esperienze diverse, Stefano di Giovanni ed il celebre domenicano fiorentino condividono un particolare approccio alle novità del primo Rinascimento fiorentino, conservando però sempre una personale inclinazione per certe finezze ed eleganze gotiche.
La cultura accademica e purista toscana dell’Ottocento, il motore fu l’Istituto di Belle Arti, viene rappresentata dalle opere di Luigi Mussini, Cesare Maccari e Giovanni Duprè. Il percorso espositivo si chiude con i bozzetti di Fulvio Corsini.
Consigliamo di soffermarsi davanti alle due belle ed interessanti tele di Giuseppe Zocchi, dipinte tra il 1748-1749 raffiguranti la piazza del Campo in festa, e quella dipinta da Francesco Nenci con la Passeggiata storica del Palio del 18 agosto del 1833, non solo per il loro valore artistico, ma anche di documenti storici nella ricostruzione urbanistica della città e nella storia del Palio.