di Ilaria Sciascia
SIENA. All’interno di quella straordinaria e inesauribile fabbrica del Duomo di Siena, tra il 1497 e il 1502, furono messi in opera 172 busti di papi che correvano (e ancora oggi corrono) lungo tutta la navata centrale a metà della sua altezza.
Al Cristo con l’aureola al centro, seguono, in senso orario e in ordine cronologico, San Pietro e tutti i papi fino a Lucio III (che regnò fra il 1181 e il 1185).
Dai documenti messi in luce da alcuni studiosi senesi (Gaetano Milanesi, Luciano Banchi, e Scipione Borghese) recentemente approfonditi da Monica Butzek, compaiono tutti i nomi dei fabbri, stuccatori, pittori, e doratori che concorsero all’opera, tra i quali possiamo ricordare Pietro di Giovanni Turini, Lorenzo di Giuseppe, Antonio di Giovanni, Achille di Pietro Brogi.
Certamente artisti minori, ma che lavorarono sotto la completa supervisione dell’artista Giovanni di Stefano, figlio del ben noto pittore Sassetta e allora capomastro dell’Opera Metropolitana del Duomo di Siena.
Come osserva Giovanni Fattorini nel suo contributo del 2009 intitolato ” Una galleria umanistica di papi e imperatori”, al tempo di papa Urbano VIII, la galleria dei papi era assai apprezzata, tanto da godere di ottima fama anche Oltralpe.
Infatti Fynes Morrison, noto avvocato a Cambrigde, viaggiò moltissimo a piedi in Europa e le sue relazioni di viaggio apparvero a Londra nel 1617. Alquanto interessante il suo resoconto di viaggio a Siena (1564) in cui annotò: “All’interno della parte superiore della chiesa (Duomo), ci sono busti di papi posti tutti attorno, e costà fra Gregorio IV e Adriano II fui stupito di vedere la testa della papessa Giovanna, con tanto di iscrizione che la nominava e questo in una città così vicina a Roma…..”. Ne fu così sconcertato da affermare di averla vista personalmente in compagnia dei suoi compagni di viaggio olandesi. Tornato in Inghilterra iniziò accurate ricerche, arrivando a definire che il papato di Giovanna doveva collocarsi dopo quello di Leone IV (morto nell’ 854) e prima di quello di Benedetto III. Giovanna divenne papa con il nome di Giovanni VIII, per due anni e qualche mese, morendo nell’856.
Ancora il viaggiatore francese F. Misson, effettuò il grand tour tra il 1687 – 90 e noto’ Il busto della papessa Giovanna, riportando l’iscrizione latina: “Adpositum statue nomen fuit Joannes VIII, femina de Anglia”, trascritta da padre Mobillon.
Aggiungendo che sotto il pontificato di Clemente VIII, nel 1601, furono modificati i tratti del volto di Giovanna, per raffigurare un papa Zaccaria, il cui nome fu messo a lato.
Il papato di Giovanna era universalmente noto e accettato fino alla metà del XVII secolo, poi la Chiesa Cattolica iniziò a distruggere le note storiche imbarazzanti riguardanti la papessa Giovanna e numerosi libri e manoscritti furono requisiti dal Vaticano. In effetti lo storico tedesco Frederich Spanheim citò non meno di cinquecento manoscritti in cui vi era traccia del pontificato di Giovanna.
Non dobbiamo dimenticare che ancora oggi esiste copia del “Liber Pontificalis” in cui si parla degli anni in cui Giovanna fu eletta papa.
Lo storico protestante Blaudel, che esaminò il testo nel 1647, asserì che il passo riguardante Giovanna fu scritto nel XIV secolo.
Certamente un nuovo esame del testo con l’ausilio dei moderni sistemi di datazione, potrebbe fornire risposte interessanti.
La papessa Giovanna è uno dei personaggi più affascinanti della storia occidentale, ma anche uno dei meno conosciuti, afferma Donna Woolfolk Cross, scrittice e professoressa universitaria a New York e autrice del libro “Pope Joan” pubblicato nel 1996 e uscito in Italia nel 2010. L’autrice ha raccolto e studiato fonti storiche per ben sette anni prima di scrivere il suo romanzo storico che offre spunti altamente attendibili.
Della vita di Giovanna sappiamo ben poco in realtà, ma dati certi sono che nacque a Inglheim da padre inglese, fu monaco del monastero di Fulda, già a Roma nell’840 quando scoppiò un devastante incendio nel borgo. “Il IX secolo fu un età di spade di vento e di lupi” affermava un cronista dell’epoca; “Carestie, pesti, guerre civili e invasioni barbariche”. Epoca di transizione da una “forma di civiltà morta da tempo, ad un’altra non ancora nata” osserva la Cross. In tempi così, la condizione femminile era parecchio difficile, si riteneva che il sangue mestruale rendesse sterili i campi, le donne non avevano nessun diritto reale o giuridico e per legge potevano essere percosse dal marito.
L’istruzione della donna era scoraggiata perchè giudicata contro natura e pericolosa. Giovanna volle ribellarsi a tutto questo, seguendo la luce del suo intelletto e travestendosi da uomo, cambiò la sua vita e il suo destino.
“La luce della speranza accesa da donne di tanto coraggio, splendette tremolante in una immensa oscurità e per donne abbastanza forti da saper sognare, le opportunità c’erano” (Cross).