L'edizione critica di Nocentini sarà presentata il 27 aprile
SIENA. La “Legenda maior” è la prima agiografia di Caterina da Siena e rappresenta un testo di straordinaria importanza per lo studio della spiritualità medievale e moderna. Raimondo da Capua, suo ultimo confessore, la scrisse in dieci anni, dal 1385 al 1395, creando così un canone nel quale la storia terrena di Caterina di Jacopo di Benincasa è impreziosita da un inquadramento teologico che trae nutrimento dalla forte spiritualità della mantellata, orientata alla mistica e accompagnata dalla tradizione erudita domenicana. L’imponenza del testo e la sua lunga gestazione gli hanno meritato l’appellativo di “prolixa” o “maior”, dimostrando quanto il confessore di Caterina, ma anche i suoi discepoli e segretari, trovassero arduo il dover illustrare, con i tratti tipici dell’agiografia del loro tempo, l’esperienza divina fatta dalla santa senese e, di riflesso, da loro stessi.
L’edizione critica del testo, curata da Silvia Nocentini per la SISMEL (Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino) e pubblicata dalle Edizioni del Galluzzo, segna un’acquisizione fondamentale nella folta bibliografia cateriniana.
Il testo è stato al centro di accanite dispute storiografiche. Ma l’agiografia è un genere letterario che fonde elencazione o percezione dei fatti con una visione di fede che li trascende e “incastona – sottolinea la Nocentini – nella realtà tangibile l’esperienza del divino”. La “Legenda” di da Capua, che fu a fianco di Caterina dal 1374 per controllarne atti, iniziative e contatti, rappresenta il canone basilare di ogni successiva narrazione e al tempo stesso stabilisce i temi essenziali dell’eredità da trasmettere. Della “Leggenda” sono giunti fino a noi 53 manoscritti. Promotore appassionato della sua diffusione fu Tommaso d’Antonio di Siena detto Caffarini, con l’obiettivo di farne uno strumento di propaganda per appoggiare la “riforma osservante”. Si tratta, dunque, di un testo militante che esige vari piani di lettura.
L’opera sarà presentata lunedì 27 aprile alle ore 17.00 nella Sala Storica della Biblioteca Comunale degli Intronati (via della Sapienza, 5), alla presenza della curatrice Silvia Nocentini e di Sofia Boesch Gajano, che ha insegnato Storia medievale nelle Università di Siena, L’Aquila e Roma Tre ed ha fondato e presieduto per molti anni l’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia (Aissca). È presidente del Centro Europeo di Studi Agiografici. Tra i suoi ultimi lavori sono da ricordare “La santità” (Laterza, 1999); “Storia della direzione spirituale”, II, “L’età medievale” (Morcelliana, 2010); “Santuari d’Italia. Il Lazio” (De Luca, 2010). Alla santa senese ha dedicato molti interventi e saggi, anche in collaborazione con Odile Redon. “La dimensione ‘storica’ della mantellata – ha scritto – sembra soprattutto affidata alla forza del suo linguaggio: carico di una straordinaria esperienza esistenziale, ma privo di ogni concretezza pratica”.
Nell’occasione saranno esposti alcuni manoscritti conservati nella Biblioteca Comunale degli Intronati provenienti dallo “scriptorium” di Tommaso nei quali Caterina è affiancata da altre donne quali la beata Elena d’Ungheria, accomunate all’insegna di una medesima temperie spirituale.