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di Giulia Tacchetti
SIENA. “Dove eravamo rimasti?”. Così esordiva Enzo Tortora al suo rientro in TV dopo la terribile ingiustizia subita. Per usare le parole del sindaco De Mossi, questa occasione, dopo l’immobilismo provocato dalla pandemia, non è un nuovo inizio, ma la continuazione dell’eccellenza di questa città in campo artistico, che ci riporta non solo un bellissimo passato, ma ci fa intravedere un futuro altrettanto affascinante in uno spazio museale dal respiro internazionale come il Santa Maria della Scala.
L’occasione è la presentazione, avvenuta oggi (11 maggio), della Collezione Piccolomini Spannocchi, finalmente riunita e conservata in modo permanente nelle sale del IV livello dello Spedale. La bellissima collezione, composta da opere molto interessanti, ma poco conosciute dal grande pubblico, assume quasi un valore antropologico (usiamo le parole del sindaco), perché è un filo che collega Siena dal sec. XVII ad oggi, restituendole parte della sua storia artistica.
La vicenda prende il via nel Seicento, dalle collezioni della famiglia Gonzaga, custodite all’epoca nel Palazzo Ducale di Mantova, prosegue presso la corte tirolese degli Asburgo e la città di Trento, giunge a Siena agli inizi del Settecento, grazie al matrimonio tra Caterina Piccolomini e Giuseppe Spannocchi nel 1774, che porta all’unificazione delle rispettive collezioni. Nel 1835 le opere vengono donate alla Comunità Civica di Siena, passando dal privato al pubblico e giungendo fino ad oggi, così suddivise: 137 nella Pinacoteca Nazionale, 24 nel Museo Civico di Siena, 2 presso l’Amministrazione Provinciale e 2 nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Importante sottolineare che il progetto nasce dalla collaborazione tra il Comune di Siena, la Direzione Regionale Musei della Toscana (direttore Stefano Casciu) e la Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo (soprintendente Andrea Muzzi). Sono stati coinvolti anche gli Uffizi, che hanno concesso il deposito delle due opere di Albrecht Altdorfer, e la Provincia di Siena.
Questo allestimento stabile è frutto di una forte volontà di collaborazione, che rende tutti molto orgogliosi, così interviene Stefano Casciu, partita nel 2017 tra l’Amministrazione Comunale ed il MIBACT, il cui prologo è stato la mostra “Una città ideale. Dürer, Altdorfer e i Maestri Nordici dalla collezione Spannocchi di Siena”.
Hanno lavorato storici dell’arte, architetti, tecnici. Il gruppo di ricerca composto da donne ha ricostruito le vicende collezionistiche ed ha curato il progetto scientifico ed il catalogo, edizione Pacini Arte.
La collezione è qualcosa di insolito per Siena, ma ha un carattere internazionale in quanto sono presenti opere nordiche e fiamminghe, in tutto 165 dipinti. Tra gli artisti figurano Lorenzo Lotto, Paris Bordon, Sofonisba Anguissola, il Sodoma; tra i nordici, Albrecht Dürer, Otto van Veen, Albrecht Altdorfer. A questi si aggiunge Domenico Beccafumi con la serie dei cartoni preparatori per il pavimento del Duomo di Siena (facente parte della collezione fin dal ‘500), che completa il percorso di visita nella Pinacoteca Nazionale. Per questo è stato deciso un biglietto integrato tra i musei civici e la Pinacoteca. Il pubblico potrà vedere opere che non si aspetta, o che forse non ha ben osservato nelle precedenti sedi. Citiamo: Sofonisba Anguissola “Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola”, in cui lei avrebbe ritratto lui che la guarda e la ritrae, in un gioco di specchi che anticiperebbe addirittura Magritte. E’ una lettura troppo complessa dell’opera? Molto interessante “San Girolamo nello studio”, olio su rame, di Hendrick van Steenwijck il Giovane, “La veduta notturna di città ideale” di Paul Vredeman de Vries, “San Francesco in preghiera”, olio su tela, di Bernardo Strozzi, “Pan”, olio su tela, di Annibale Carracci e molti altri.
Abbiamo avuto modo di incontrare l’architetto Simone Stanghellini dello Studio di Architettura Andrea Milani-Siena, che ci ha spiegato l’interessante progetto di allestimento. L’ambiente destinato a ricevere le numerose opere non è molto ampio, in compenso è alto. Così è stato pensato di creare una parete di spina, su cui sono appese le opere, che segna il percorso con linee a tratti curve, che si allargano per dar luogo a piccoli ambienti espositivi. Il colore della parete grigio-azzurro può variare di intensità nel percorso ed accoglie perfettamente i dipinti, senza creare contrasti cromatici. L’allestimento è arricchito da video e scritture esplicative. Le opere sono state raggruppate per provenienza: Mantova, Trento, Siena; successivamente per genere: ritratti, nature morte, vedute.
Siamo convinti che il pubblico si troverà ad ammirare qualcosa di insolito nel panorama nazionale delle mostre, in quanto questa ricostruisce la storia della collezione con tutte le vicende a cui è stata sottoposta, gli spostamenti, i danneggiamenti. Insomma un pezzo di storia senese, che coinvolge altri paesi, italiani e non.
Il video dell’allestimento
Alcune interviste alle storiche dell’arte
Anna Maria Guiducci http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_GuiducciA_A.zip
http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_GuiducciA_B.zip
Veronica Randon http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_RandonV_A.zip
http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_RandonV_B.zip
Felicia Rotundo http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_RotundoF.zip
Francesca Scialla http://www.moviementhd.tv/clienti/opera/spannocchi/Pillola_SciallaF.zip