Quanto é bello indignarsi in un mondo di indifferenza
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di Paola Dei
SIENA. Vincitore del Gran Premio della Giuria alla Mostra d’Arte cinematografica di Venezia 2019, fra le proteste di Lucrecia Martel, presudente della giuria Venezia 76, é arrivato il 21 novembre nelle sale cinematografiche italiane ed a Siena al cinema Metropolitan, l’ultimo film del regista polacco naturalizzato francese Roman Polanski con il titolo: L’ufficiale e la spia interpretato fra gli altri da Jean Dujardin, Premio Oscar per lo strepitoso film The artist, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner e con un cameo di Luca Barbareschi che é anche uno dei produttori per Eliseo Cinema insieme a RAI Cinema 01 Distribution, Legende Films, RP Production, Gaumont, France 2 e France 3 Cinema.
Le musiche sono di Alexandre Desplat, anch’esso premio Oscar per La forma dell’acqua e Grand Budapest Hotel. La sceneggiatura é di Robert Harris.
Fin troppo facile vedere una metafora della vita di Polanski nella storia che sconvolse la vita dell’Ufficiale dell’esercito francese Dreyfus, degradato e arrestato per alto tradimento nell’agosto del 1985 e confinato nell’isola del diavolo.
Anche Polanski é ebreo ed anche lui dopo aver subito lo sterminio della famiglia d’origine e quello della famiglia che aveva creato con Sharon Tate, è stato accusato, anche se non di tradimento.
In tutti i suoi film si affacciano i fantasmi delle persecuzioni a partire da Rosemary’s Baby, Oliver Twist, Il pianista, L’inquilino del terzo piano.
In questa opera affronta uno dei più clamorosi casi di errore giudiziario della storia che solo grazie all’intervento di Emile Zola e di un onesto ufficiale dei servizi segreti di nome Picard, fu smascherato e permise di mettere a nudo tutto l’ingranaggio di falsità e menzogne costruite ad hoc contro Dreyfus alias Louis Garrel.
Nulla di più attuale su cui riflettere in un mondo che ha perso la capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie, alle malelingue, alle malefatte. Anzi, chi si indigna vienea sua volta perseguitato. Ma il senso di giustizia del colonnello Picard e la lealtà che si fa carne nell’interpretazione di Dujarden nulla possono contro falsificazioni e menzogne che sconvolgono le vite di onesti cittadini.
L’indignazione verso persone che sono disposte a mettere un meno davanti al designato di turno per aggiungere un più davanti a se stessi, é la più nobile dei sentimenti che possano essere provati, nonostante oggi ci si rifugi dietro un dito è ci si indigni soltanto per se stessi o pro domo sua, come si suol dire.
Si legge sul vocabolario che indignazione é: risoluta ribellione a quanto offende la dignità degli altri e di conseguenza la propria. Già chi denigra gli altri a sproposito denigra se stesso. Come ha sostenuto Coward: é scoraggiante pensare quante persone sono scioccate dalla sincerità e dalla lealtà e quante poche dalla finzione e dalla menzogna,
Purtroppo i colonnelli Picard scarseggiano e di fronte alla mancanza di indignazione chi semina zizzania viene persino ascoltato in un meccanismo perverso che non lo disabitua certo a porsi domande e cessare comportamenti che nulla hanno di nobile.
Oggi più che mai c’é bisogno di colonnelli Picard, mentre la memoria collettiva é invasa da fake news e la gente non solo non si indigna ma neppure riconosce da quale parte sta la verità. Polanski ha trovato il periodo storico giusto per proporci una lezione di lealtà ma anche di grande cinema dove ogni scena rasenta la perfezione e si amalgama con le musiche e le recitazioni che fanno trapelare all’unisono sprazzi di verità come in un thriller che appassiona nonostante la storia sia nota ai più.
Basta citare una scena in cui il cineasta polacco riprende il volto di Picard – Jean Dujarden, stringendo la macchina da presa in un meraviglioso primo piano che simboleggia la giustizia terrena e poi la allarga sulla volta di una cattedrale per simboleggiare la giustizia divina per accorgersi del tocco di un grande maestro.
Prima di lui William Dieterle nel 1937 con il film intitolato Emile Zola e Josè Ferre con l’Affare Dreyfus nel 1957 si erano cimentati con questo caso che aveva subito colpito Polanski e cinque anni sono occorsi a lui e allo sceneggiatore per realizzarlo ma ne é valsa la pena dal momento che il film nei primi quattro giorni di programmazione ha totalizzato 1.215.362 euro di incasso con 185.364 spettatori battendo il record di tutti gli altri suoi film. Entusiasta dei risultati anche Barbareschi che ha espresso il suo gradimento nel costatare come la vera arte e la vera bellezza non sia stata offuscata dai pettegolezzi. Così come non venne intaccato il senso di giustizia di due grandi uomini che difficilmente dimenticheremo, così come non dimenticheremo mai la pagina di giornale scritta da Emile Zola con un gigantesco J’accuse.E chi non conosceva la storia da oggi difficilmente scorderà Picard, che grazie alla splendida interpretazione di Dujarden é tornato a porre domande sul senso della vita e a dirci che, nonostante non amasse gli ebrei e nutrisse antipatia per Dreyfus, non esitò un solo istante quando si trattò di smascherare falsità e menzogne.