di Paola Dei
SIENA. Dopo la partecipazione alla 77 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Padrenostro di Claudio Noce approda al Cinema Alessandro VII di Siena con il volto cristico di Pierfrancesco Favino nei panni del vicequestore Alfonso Noce, padre del regista, che nel 1976 subì un attentato da parte dei Nuclei Armati Proletari. Un film più o meno autobiografico in cui il respiro diventa protagonista con il tentativo di restituire ossigeno ad una storia impossibile da dimenticare.
Noce affida al piccolo Mattia Geraci nei panni di Valerio Le Rose quella che un tempo fu la sua storia e tutto il film si dipana sotto lo sguardo del bambino, che si trova però a sostenere una parte troppo impegnativa con primi piani che lo vedono incessantemente sotto i riflettori. Accanto a lui Christian, interpretato da Francesco Gheghi, che ci appare come una sorta di Lucignolo, che riporta il sorriso sul volto del bambino, bloccato nel suo percorso di sviluppo dal rumore degli spari e dal colore del sangue impresso nella memoria insieme al volto di uno dei terroristi che muore nell’attentato. Scopriremo la vera identità di Christian soltanto nelle scene finali. Intanto le vicende scorrono con un dolore fossilizzato e ovattato, che soltanto in alcune scene riesce a far comprendere lo stato d’animo della famiglia. Una moto che sorpassa la macchina del vicequestore mentre si trovano in una strada boschiva e il volto di Favino riesce a trasmettere l’ansia e il terrore che prova colui che porta ancora le ferite di un evento rimasto sulla pelle in tutti sensi, come si vede in alcune riprese. Altre scene purtroppo non sono altrettanto riuscite, sembrano ovattate, incollate sul volto del piccolo, come se la vita del regista in quel momento avesse subito un arresto, che ha reso disorganizzati i ricordi portandolo alla ricerca ossessiva di ogni dettaglio.
Un film dagli obiettivi importanti che ha valso a Piefrancesco Favino, grande interprete attoriale, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. Reduce dai successi per le interpretazioni di Tommaso Buscetta e di Bettino Craxi, Favino ha avuto modo di dire che il personaggio da lui Interpretato è la figura di un padre che ha un peso emotivo molto forte nella vita del piccolo Valerio e il suo sforzo è stato quello di non ingombrare troppo le scene ma esserci pur lasciando lo spazio al figlio di crescere.
Un ruolo non facile dove l’equilibrio fra il rappresentare un padre presente ma che non deve comunque occupare totalmente la storia, non è stato semplice. L’opera di Noce dice Pierfrancesco è nata: “….non da desiderio di raccontare quegli anni, ma quegli anni visti dall’infanzia, dove la fantasia, l’onirico e l’immaginazione prendono strade difficili da prevedere e che, secondo me, Noce é riuscito bene a raccontare”.
Noce da parte sua ha dichiarato di aver portato a termine un lavoro enorme che ha realizzato non solo come regista ma anche come uomo. Fino ad un certo punto tutto è stato molto rigoroso, poi si sono aperti altri scenari, che forse lo stesso regista non aveva immaginato.