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MICAT IN VERTICE – Ven. 22 gennaio – Sergey e Lusine Khachatryan – Palazzo Chigi ore 21
di Gianni Basi
SIENA. Riprende Micat in Vertice dopo la sosta natalizia ed apre il nuovo anno con un duo di trentenni, fratello e sorella, tra l’altro somigliantissimi, che alle ore 21 di domani (22 gennaio) suoneranno in Palazzo Chigi Saracini arie di Bach, Brahms e Beethoven.
Sergey Khachatryan, innamorato del violino, e la sorella Lusine, invaghita del piano, hanno atteso ai loro primi studi musicali nella natia Yerevan e poi l’uno si è perfezionato in Inghilterra e l’altra in Germania.
Divenuti famosi, Sergey può vantare il primo posto nel 2000 al “Concorso Sibelius” di Helsinki, quindi l’affermazione al “Reine Elisabeth” a Bruxelles e poi una lunga collaborazione con le maggiori orchestre del Regno Unito. Lusine, che da subito si distingueva all’Accademia di Karlsruhe, mieteva successi al “Musikfest” di Brema e, nel 2007, allo spagnolo “Musikales Caprichos de Comillas”. Dopo varie peregrinazioni come solisti, i due giovani armeni si sono alla fine ritrovati esibendosi trionfalmente alla Wigmore Hall di Londra e all’Alter Oper di Francoforte, ed hanno avviato una serie di concerti in coppia che li ha portati in giro per l’Europa con punte internazionali a Cleveland, Tokio e Seul.
Dotati di tecnica eccezionale e di un affiatamento ormai consolidato, Sergey e Lusine presenteranno in Palazzo Chigi un trittico di pagine smaglianti che saranno introdotte dalla “Sonata n.4 in do maggiore BWV 1017” di Johann Sebastian Bach. Caratterizzata – come di norma nel suo stile – da un andamento acrobatico di grande suggestione barocca, la sonata si apprezza vieppiù per il ruolo preponderante se non addirittura polifonico del violino, col pianoforte che resta a supporto in una sublime interlocuzione che, all’origine, veniva sorretta dal clavicembalo. L’immensa fantasia compositiva di Bach sembra qui non dare respiro e conquista nelle repentine sovrapposizioni, pare un viaggio fra le note più incredibili, dà i brividi nel tocco stridente a doppia corda del violino e nelle veloci riprese a ruota del piano.
La seconda aria, la “Sonata n.2 in la maggiore op.100 di Johannes Brahms, apre ai due momenti romantici della serata e trasmette il senso di una prosa poetica, sognante e sentimentale, che il compositore colse durante un soggiorno sul lago svizzero di Thun ispirandosi, anche o del tutto, ad una irresistibile infatuazione per la celebre cantante Hermine Spies, anch’ella in vacanza su quel lago galeotto. I tre tempi della sonata, un allegro amabile un andante e un allegretto grazioso, si snodano assai espressivi spargendo cuoricini di Peynet (traiamo dal recitativo del Lied uno svenevole “…il mio amore è verde come l’arbusto di lillà…”); poi, però, verso la fine, Brahms cambia bruscamente registro e pare ripensare ai molti suoi amori sfumati per un nonnulla. Scoraggiato, dà ai suoni colorazioni meste e tenebrose, lasciandosi (e lasciandoci) un qualche nodo in gola. E addio alle gioie dell’ “allegretto grazioso”…
Nel terzo brano, la “Sonata n.9 in la maggiore op.47” di Beethoven, l’attacco del violino ha l’aria di non venirci tanto in soccorso, né aiuta la pacatezza soffusa del piano… Ma, ben presto, entrambi gli strumenti sembrano risvegliarsi e si ravvivano in ricami da capogiro. Si stuzzicano a vicenda sino ad unirsi in un’anima musicale a tinte cosacche davvero inaspettata, laddove ogni incedere sofferto sa sciogliersi di volta in volta nella più schietta euforia. Un puzzle insolito, per Beethoven, in questa sonata che egli dedicò all’eccelso violinista Rudolf Kreutzer sottolineandone più che le radici (Kreutzer era francese) la vena estrosa incline alle interpretazioni delle tipiche atmosfere russe. Appena un mese fa, al terzo appuntamento di questa 87^ stagione di Micat in Vertice, la stessa pagina – di cui descrivemmo l’intensità immortalata in un breve, tragico racconto d’amore di Lev Tolstoj – fu eseguita, sempre in Palazzo Chigi, dal Quartetto Bennevitz. Però, evolvendosi nella suggestiva versione di Léoš Janá?ek, si ascoltò di essa non solo la naturale coralità nel sostegno degli archi ma anche una varietà di colorazioni già proiettate al moderno. L’autentica “Sonata a Kreutzer” resta comunque, senza alcun dubbio, quella di Ludvig van Beethoven. Bellissima e capricciosa, splendida nei virtuosismi, nelle invenzioni ritmiche e in quel particolare fatalismo passionale – che fu caro a Tolstoj – che la pervade. Il violino di Sergey Khachatryan, uno straordinario “Huggins” datato 1708 della Nippon Music Foundation, e il dolcissimo ma deciso piano della sorella Lusine faranno vivere al pubblico che accorrerà in Palazzo Chigi questa ed altre sensazioni incantevoli. I biglietti, dagli interi a 20 o 10 euro ai ridotti a 6 euro, sono in vendita al botteghino di Via di Città 89 ed anche nella sera di venerdi in prossimità dell’inizio del concerto. Per informazioni su questo e sui prossimi eventi chigiani di Micat in Vertice (altri otto imperdibili appuntamenti da qui ad aprile) telefonare allo 0577 – 22091 o consultare il sito www.chigiana.it