di Paola Dei
SIENA. Inaugurata ieri 23 luglio nel Complesso Museale Santa Maria della Scala la mostra dal titolo: Il sogno di Lady Florence Phillips, che resterà aperta fino al 10 gennaio 2021.
Promossa dal Comune di Siena, dal Santa Maria della Scala, dalla Regione Toscana e prodotta da Opera Civita, in collaborazione con VIDI a cura di Simona Bartolena, la mostra rappresenta un evento importante dopo il lockdown e unisce il sogno della ripartenza di Siena al sogno di Lady Florence.
Il sindaco Luigi De Mossi ha evidenziato un bellissimo e condivisibile concetto, quello della cultura come bene comune all’interno di uno dei musei più ricchi di storia e fascino al mondo, che racchiude simboli e segni dell’identità di un popolo. Un monumento di livello internazionale, che – per la sua articolazione interna e per le suggestioni che è capace di creare – è paragonabile al Louvre di Parigi. De Mossi ha inoltre sottolineato un aspetto concreto non di poco conto in questo momento storico: la possibilità di avere posti di lavoro che vengono incrementati per realizzare questi eventi.
Si é inoltre soffermato sulla figura di una donna che ha attraversato tutte le fasi del 900, trovandosi anche a dover affrontare momenti politici del Sud Africa particolarmente complessi, senza mai abbandonare il sogno della bellezza.
Argomento ripreso dalla curatrice Simona Bartolena, una donna che ci ha raccontato il carattere forte di un’altra donna, decisa a portare cultura e bellezza in Sud Africa, oltre a diffondere le opere degli artisti di quel territorio. La curatrice, dopo aver invitato tutti i partecipanti a prestare attenzione agli artisti sudafricani, ha portato i saluti del direttore Arti, Culture e Tradizioni di Johannesburg, Vuyisile Mshudulu, che non ha potuto presenziare a causa del Covid, poi ha lasciato la parola a Stefano di Bello, di Opera Civita che, con le parole di una poesia di Mario Luzi, ha invitato a visitare l’esposizione.
Una selezione di 64 opere tra olii, acquerelli, grafiche che ripercorre oltre un secolo di storia dell’arte Internazionale, dalla metà del XIX secolo fino al secondo novecento attraverso i colori e le suggestioni di grandi artisti come Degas, Monet, Van Gogh, Cezanne, Modigliani, Turner, Rodin, Pocasso, Sisley, Wharol, Lichtenstein, William Kentridge e molti altri.
Per una persona che sente l’attrazione per la storia dell’arte, visitare una mostra che ha la peculiarità di raccontare l’arte dentro all’arte, l’Ottocento e il novecento fra le affascinanti visioni delle opere quattrocentesche con i loro iridescenti colori, è una magia che permette di camminare nel tempo e nello spazio, come dentro un vero e proprio manuale di storia dell’arte visto e vissuto dal vero.
La mostra è stata presentata anche in altre location, negli ultimi cinque anni, ma qui le ombre e le luci segnano un percorso storico e artistico unico che dai meravigliosi e inconfondibili cieli di William Turner, artista pittore e incisore romantico inglese, considerato il padre dell’impressionismo, ci conduce a La Regina Cordium di Dante Gabriel Rossetti, che utilizzò come modella Elizabeth Siddal, la bellissima moglie e poetessa con la pelle diafana e una manciata di capelli rossi, che impersonava perfettamente l’idea di femminilità. Proseguendo nel percorso incontriamo Lawrence Alma Tadema, pittore olandese non molto apprezzato e rivalutato soltanto dopo gli anni 60, ma che ha realizzato capolavori ispirati all’antichità classica, nei quali raffigura il lusso e la decadenza dell’Impero romano. Qui racconta La morte del primogenito.
Accanto a loro Corot, Millet, Gustave Courbet, noto al grande pubblico per la sua opera L’origine du Monde. E poi Boudin, Monet, Sisley, fino ad arrivare a Degas, Pisarro, Sargent. Formidabili impronte che tratteggiano la strada a Signac, fondatore con Seurat del Puntinismo e Divisionismo. E poi Cezanne, Van Gogh, Bonnard, Rodin, Mailol, che sono capaci di raccontarci attraverso le immagini figurative l’incanto della vita fra neri, bianchi, colori unici dove sembra che Dio abbia soffiato il proprio alito per donare anima alle opere stesse. Arriviamo incantati a Modigliani, il controverso pittore conosciuto come Modì o Dedo, che ha immortalato la sua amata Jeanne, rimasta sua compagna oltre la vita. E ancora Matisse e Picasso, con le loro rivoluzioni formali e visive di grande fascinazione. Picasso giovane peraltro vide le maschere africane e si rese conto che proprio queste opere interrompevano il flusso temporale dell’arte occidentale per entrare in un tempo senza tempo. Proseguendo ci troviamo davanti a Zadkine, Derain, Bacon, Moore, Roy Lichtenstein, fra i più celebri esponenti della Pop Art, da cui è stata tratta l’immagine simbolo della Mostra che raffigura una donna: Blonde, un opera con una forza evocativa impressionante. Mentre nel medioevo la narrazione generava la certezza, in questa forma di pittura siamo dentro un processo freddo e meccanico capace però di suscitare emozioni.
Si giunge poi all’ultima sezione della Mostra con gli artisti sudafricani, con la loro forza espressiva, attraverso la quale raccontano arte e storia. Citiamo Myusi, Kwa Stemele, Pamba, Preller, Baldinelli, nato in Italia ma trasferitosi molto presto in Sud Africa. Migudlandlu e William Kentridge, autore di murales sul lungotevere di Roma, che sono un mix fra mitologia e impermanenza, noto anche per le sue incisioni e i suoi film di animazione.
Mondi da scoprire fra mitologie e simboli quattrocenteschi che si uniscono all’estetica ottocentesca e novecentesca fra colori e visioni che rappresentano veri e propri paesaggi della mente resi eterni con passione nell’istante fugace della loro essenza.
Il catalogo é di Skira.