Regia quasi severa, sovversione dei ruoli spiazzano il pubblico
SIENA. Ieri (12 dicembre), è andata in scena l’ultima rappresentazione di “The homecoming” di Harold Pinter (1930-2008), premio Nobel per la letteratura nel 2005, con la regia di Peter Stein e la produzione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana e il Festival dei 2Mondi Spoleto56. Il testo debutta nel giugno del 1965 all’Aldwych Theatre e consacra a fama internazionale il drammaturgo per la sua capacità di scavare nella psicologia dei personaggi, facendo emergere un mondo oscuro fatto di violenza e sensibilità. Mette in moto la vicenda l’improvviso ritorno a casa dall’America di Teddy, docente universitario, con la moglie Ruth, dopo anni di lontananza. La donna sconvolge questo piccolo mondo maschile: il padre Max, uno straordinario Paolo Graziosi, ex macellaio- brutale-misogino (definisce la moglie “faccia di merda”, “puttana”) vive in una periferia inglese insieme al fratello taxista Sam (impersonato dal bravissimo Elia Schilton) e i due figli Joey (Rosario Lisma perfetto nel ruolo) aspirante boxeur e Lenny (il bravo Alessandro Averone) ambiguo trafficone. L’unico personaggio femminile, trasformata dalle fantasie degli uomini in una prostituta, fa esplodere tutte le loro ossessioni sessuali attraverso il suo comportamento imprevedibile nel concedersi a tutti, fino a rompere i fragili equilibri che hanno tenuto insieme quei quattro uomini, dei quali ora si può solo osservare l’istinto bestiale in un gioco distruttivo, in cui la donna apparentemente è la prima vittima (non è chiaro se Ruth venga violentata da Joey). In seguito, però, lei diventa carnefice, rendendo gli uomini suoi schiavi proprio attraverso la soddisfazione, più del previsto, delle loro voglie sessuali. Lei resta con il padre, lo zio e i fratelli, Teddy torna a casa dai figli.
La regia senza alcuna eccentricità, direi quasi severa, costruisce questo terribile viaggio verso un dirupo, in cui i personaggi rimangono sospesi senza giungere ad una soluzione: gli uomini trasformano le donne in prostitute? Le donne comandano solo attraverso le loro armi sessuali? Tutti gli uomini sono brutali e cattivi e alle donne va bene così? La vicenda assume risvolti paradossali, come quando il padre dice aTeddy “Ne hai fatto una donna (Ruth) felice”, mentre lei consuma un rapporto sessuale con il fratello; oppure Teddy rivolto a Joey, che lamenta di non essere riuscito a giungere all’orgasmo “Sei tu che non ci sai fare”.
La sovversione dei ruoli tradizionali è completa, ma non tutto è comprensibile nella vicenda. Sia Ruth che Teddy si comportano in modo poco credibile, per questo forse la pièce non è piaciuta a tutti. La lettura più attendibile della rappresentazione è che miri a raccontare il disgregamento della famiglia, dove si consumano terribili violenze, tenute nascoste dall’ipocrisia dell’apparenza, fino a che interviene un quid che deflagra e porta alla luce i pericoli e le nefandezze dentro le relazioni umane.
L’immobilismo della scena di Ferdinand Woegerbauer, la quasi totale assenza di musiche forse provocano un senso di noia nel pubblico, ma contribuisono a sottolineare la mancanza di evoluzione dei personaggi ed a stimolare riflessioni che inevitabilmente rimandano alla familiarità di Stein con Cěchov.
(Foto Pino Le Pera)