di Paola Dei
SIENA. Nel 1904 Jack London pubblicò per la prima volta negli Stati Uniti il libro Il richiamo della foresta, seguito due anni dopo da Zanna Bianca, entrambi sono divenuti i classici della letteratura per ragazzi più letti di sempre. Viaggi verso terre selvagge e inesplorate dove si trovano pepite d’oro come sassolini sparsi che evocano Pollicino alla ricerca della propria casa e luoghi incontaminati; metafore dei viaggi nella propria interiorità per trovare il proprio ambiente e la propria vera natura.
Chris Sanders, dopo altri esperimenti artistici e registici, ne ha tratto un film con l’omonimo titolo, in questi giorni al Cinema Metropolitan di Siena, interpretato da Harrison Ford, Dan Stevens, Omar Sy, Karen Gillan, Bradley Whitford, Colin Woodel, Scott McDonald, Jean Louisa Kelly e Wes Brown, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures e Prodotto da 3 Arts Entertainmemt e 20h Century Studios.
Ambientato nell’esotico Klondike al confine fra Canada e Alaska nel periodo della corsa all’oro, il film ha come protagonista Buck, un cane di cui é impossibile non innamorarsi, reso ancora più umano e comunicativo grazie ai movimenti degli occhi, delle orecchie, della bocca, del collo. Un cane addomesticato da molti padroni ma con un grande desiderio di vivere libero ed esplorare il mondo circostante, come un bambino che giorno dopo giorno scopre nuovi spazi e nuove possibilità.
L’incrocio fra un San Bernardo e un Pastore Scozzese, come era nel romanzo, viene ricostruito al computer ed é connotato da una empatia e da movimenti che lo rendono più umano degli uomini. L’effetto porta il nome di Terry Notary, controfigura umana per il comportamento animale. Basta ricordare che nel 2017 nel film The Square, che vinse a Cannes, era il performer-gorilla che incuteva terrore al pubblico. In questo film ha imitato i movimenti del cane con una tuta blu e i sensori della motion capture ottenendo un risultato straordinario. Dopo una agiata vita in una comoda abitazione di un giudice della California che lo vizia e lo coccola, il delizioso Buck diviene il cane da slitta di un tenero postino che dissemina sogni e speranze. Qui impara a trainare la slitta e diviene il leader degli altri cani trainanti battendosi con Spitz; un cane lupo con gli occhi azzurri e gelidi che sono l’antitesi degli occhi caldi e marroni del dolce Buck. Meraviglioso questo momento del film in cui loro sguardi si incrociano, si osservano, si dicono tutto, fin quando uno dei due ne esce vincitore assoluto. La forza di Buck é quella di chi é sensibile, intelligente, resistente, umile, mentre la forza di Spitz é prevaricante, distruttiva, tendente a cercare solo il potere.
Quando Buck diviene il capo trainante della slitta appare meraviglioso l’intuito con il quale si immerge nei sogni e nelle speranze di chi riceve o invia lettere.
Poi, dopo l’avvento dei nuovi sistemi per recapitare la posta, viene venduto ai cercatori d’oro. Le sue zampe si scontrano con il freddo, con la neve, con la fatica, con il bastone e con la frusta dei nuovi padroni, interessati solo all’oro. Ma lui tira, corre, lotta e ce la fa sempre a rialzarsi fino a quando trova John Thornton, il nuovo padrone interpretato da Harrison Ford che nella vita ha subito molti traumi, come Buck e ne diviene l’angelo custode. John insieme a Buck decide di fare quel viaggio che avrebbe dovuto fare con il figlio, fra paesaggi incontaminati e foreste selvagge per arrivare oltre le mappe, là dove tutto sembra leggenda. Qui il cane Buck sembra ritrovare tutta la sua vitalità ed energia, sostenuto da John che a sua volta é sostenuto da Buck che ritrova la sua fierezza e il suo ambiente naturale, oltre ad una candida lupa con cui genera altre specie di cani. Bellissime le scene in cui appare un cane lupo con gli occhi infuocati che sembra rappresentare la sua parte istintiva che lo guida nei momenti più difficili. Buck non parla ma riesce ad essere molto più eloquente degli uomini e soprattutto non perde mai la capacità di giocare, saltare, osservare, anche nei momenti più duri del suo viaggio.
L’opera é stata girata nella città di Santa Clarita in California e in Canada. La fotografia é di Janusz Kaminski e le musiche di John Powel. Un film che educa ai sentimenti, alla bellezza, all’amore verso creature che, in certe situazioni, sono veri e propri angeli custodi senza i quali le nostre vite, sarebbero di certo meno ricche e avventurose.