di Patrizia Fazzi
AREZZO. L'estate è stagione, per fortuna, anche di premi letterari importanti. Si sono appena spente sul mare della Versilia le luci del premio “Viareggio-Repaci”, che subito c’è fermento intorno al Premio del Pen Club Italiano, di scena nella suggestiva cornice di Compiano (Parma), un borgo medievale con tanto di castello affacciato sulla valle del Taro. Qui da vent’anni, con la fattiva collaborazione del Comune e l’intelligente sostegno di vari enti e altre istituzioni, si riuniscono gli scrittori italiani soci del PEN (sigla per Poets, Essays, Novelist) Club Italia (www.penclub.it), affiliato al Pen International, per decretare con i loro voti l’opera e l’autore dell’anno, scegliendolo a voto segreto su cinque finalisti, a loro volta usciti da una prima selezione, sempre votata dai Soci: sottotitolo dell’evento, il cui logo, creato dal pittore Mihu Vulcanescu, rappresenta una mano che sale nel cielo divenendo penna stilografica, è “lo scrittore votato dagli scrittori” . Un premio che si vanta di essere esente da pressioni di quel “mondo che – afferma Lucio Lami, presidente del premio – usa i premi letterari come operazioni pubblicitarie” e non a caso da molti anni l’evento si fregia dell’appellativo ‘l’Antipremio’.
In occasione del ventennale è stata realizzata un raffinata pubblicazione che narra e ripercorre visivamente, attraverso suggestive immagini dei momenti salienti e dei protagonisti, le tante storiche edizioni, sullo sfondo della Piazzetta scenario dello spoglio finale dei voti. Quest’anno una novità: la realizzazione di una pregevole statuetta in bronzo e oro, chiamata “Calliope e l’alloro”, d’ora in poi donata al vincitore di ogni edizione. L’opera esce dalla fantasia e dalle abili mani dello scultore anghiarese Gianfranco Giorni, artista ampiamente affermato, e a cui è dedicata la mostra di opere, esposte nel castello, inaugurata ogni anno in occasione del premio, previsto da sempre per il primo sabato di settembre, che quest’anno cade il 4.
I cinque finalisti in gara per l’ambito trofeo e presenti alla manifestazione per vivere insieme al pubblico l’emozione dello spoglio delle schede, spaziano dalle opere narrative di Manlio Cancogni, “La sorpresa” (Elliot Edizioni), Andrea Vitali, “La mamma del sole” (Garzanti) e Michela Murgia, “Abbacadora” (Einaudi), con un’incursione di tutto rispetto nella poesia da parte di “Vite pulviscolari”(Mondadori) di Maurizio Cucchi e nella Saggistica con Luca Ricolfi, “Il sacco del Nord” (Guerrini & Associati).
Opere molto diverse, ma che testimoniano la libera scelta dei votanti e propongono testi in grado di stimolare un dibattito e un agone interessanti. L’anno scorso il primo premio andò al poeta Cesare Viviani e già l’anno precedente, grazie a Silvio Ramat, secondo classificato, la poesia era ricomparsa dopo anni sulla scena delle candidature. Quest’anno tocca a Maurizio Cucchi difendere la parola poetica con una silloge lucida e approfondita.
Sorprende positivamente la presenza di Manlio Cancogni, classe 1916, autore assai prolifico e qui in gara con una raccolta di racconti, di contro ai due romanzi di Vitali e Michela Murgia ambientati l’uno in Lombardia, l’altro in Sardegna e ognuno addentratosi in un microcosmo messo sotto lente d’ ingrandimento, il primo con disincantata ironia, l’altro con i toni più misteriosi della Sardegna degli anni cinquanta, immersa nelle sue tradizioni millenarie. Altra opera di rispetto “Il sacco del Nord” di Ricolfi, che ci riporta alle problematiche socioeconomiche tra Nord e Sud dei nostri giorni.
Ma ormai i giochi, nel senso più serio, sono quasi fatti: entro oggi le schede devono pervenire alla segreteria del premio e sabato tutti in piazzetta, a conoscere dal vivo gli autori, sentire le loro interviste e scoprire, dopo lo spoglio a ‘suspence’ fino all’ultimo voto, se avrà vinto il nostro beniamino, nella certezza che scrivere, leggere e quindi premiare e valorizzare testi come questi e altri sono atti fondamentali per ogni aspetto della nostra realtà individuale e collettiva.
(Nelle foto, la scultura di Gianfranco Giorni, "Calliope e l'alloro")
AREZZO. L'estate è stagione, per fortuna, anche di premi letterari importanti. Si sono appena spente sul mare della Versilia le luci del premio “Viareggio-Repaci”, che subito c’è fermento intorno al Premio del Pen Club Italiano, di scena nella suggestiva cornice di Compiano (Parma), un borgo medievale con tanto di castello affacciato sulla valle del Taro. Qui da vent’anni, con la fattiva collaborazione del Comune e l’intelligente sostegno di vari enti e altre istituzioni, si riuniscono gli scrittori italiani soci del PEN (sigla per Poets, Essays, Novelist) Club Italia (www.penclub.it), affiliato al Pen International, per decretare con i loro voti l’opera e l’autore dell’anno, scegliendolo a voto segreto su cinque finalisti, a loro volta usciti da una prima selezione, sempre votata dai Soci: sottotitolo dell’evento, il cui logo, creato dal pittore Mihu Vulcanescu, rappresenta una mano che sale nel cielo divenendo penna stilografica, è “lo scrittore votato dagli scrittori” . Un premio che si vanta di essere esente da pressioni di quel “mondo che – afferma Lucio Lami, presidente del premio – usa i premi letterari come operazioni pubblicitarie” e non a caso da molti anni l’evento si fregia dell’appellativo ‘l’Antipremio’.
In occasione del ventennale è stata realizzata un raffinata pubblicazione che narra e ripercorre visivamente, attraverso suggestive immagini dei momenti salienti e dei protagonisti, le tante storiche edizioni, sullo sfondo della Piazzetta scenario dello spoglio finale dei voti. Quest’anno una novità: la realizzazione di una pregevole statuetta in bronzo e oro, chiamata “Calliope e l’alloro”, d’ora in poi donata al vincitore di ogni edizione. L’opera esce dalla fantasia e dalle abili mani dello scultore anghiarese Gianfranco Giorni, artista ampiamente affermato, e a cui è dedicata la mostra di opere, esposte nel castello, inaugurata ogni anno in occasione del premio, previsto da sempre per il primo sabato di settembre, che quest’anno cade il 4.
I cinque finalisti in gara per l’ambito trofeo e presenti alla manifestazione per vivere insieme al pubblico l’emozione dello spoglio delle schede, spaziano dalle opere narrative di Manlio Cancogni, “La sorpresa” (Elliot Edizioni), Andrea Vitali, “La mamma del sole” (Garzanti) e Michela Murgia, “Abbacadora” (Einaudi), con un’incursione di tutto rispetto nella poesia da parte di “Vite pulviscolari”(Mondadori) di Maurizio Cucchi e nella Saggistica con Luca Ricolfi, “Il sacco del Nord” (Guerrini & Associati).
Opere molto diverse, ma che testimoniano la libera scelta dei votanti e propongono testi in grado di stimolare un dibattito e un agone interessanti. L’anno scorso il primo premio andò al poeta Cesare Viviani e già l’anno precedente, grazie a Silvio Ramat, secondo classificato, la poesia era ricomparsa dopo anni sulla scena delle candidature. Quest’anno tocca a Maurizio Cucchi difendere la parola poetica con una silloge lucida e approfondita.
Sorprende positivamente la presenza di Manlio Cancogni, classe 1916, autore assai prolifico e qui in gara con una raccolta di racconti, di contro ai due romanzi di Vitali e Michela Murgia ambientati l’uno in Lombardia, l’altro in Sardegna e ognuno addentratosi in un microcosmo messo sotto lente d’ ingrandimento, il primo con disincantata ironia, l’altro con i toni più misteriosi della Sardegna degli anni cinquanta, immersa nelle sue tradizioni millenarie. Altra opera di rispetto “Il sacco del Nord” di Ricolfi, che ci riporta alle problematiche socioeconomiche tra Nord e Sud dei nostri giorni.
Ma ormai i giochi, nel senso più serio, sono quasi fatti: entro oggi le schede devono pervenire alla segreteria del premio e sabato tutti in piazzetta, a conoscere dal vivo gli autori, sentire le loro interviste e scoprire, dopo lo spoglio a ‘suspence’ fino all’ultimo voto, se avrà vinto il nostro beniamino, nella certezza che scrivere, leggere e quindi premiare e valorizzare testi come questi e altri sono atti fondamentali per ogni aspetto della nostra realtà individuale e collettiva.
(Nelle foto, la scultura di Gianfranco Giorni, "Calliope e l'alloro")