di Roberto Cappelli
MONTALCINO. In occasione dei cento anni dalla nascita, i Comuni della Val d’Orcia hanno deciso di dedicare una mostra esaustiva ed articolata ad Aleardo Monaci, pittore naïf che per una vita intera si è dedicato alla rappresentazione di questi favolosi luoghi, oggi dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: una sorta di omaggio a un “figlio” di queste terre che, a sua volta, le ha celebrate amorevolmente nelle proprie tele.
Una mostra collettiva suddivisa nei musei di cinque diverse località valdorciane (Castiglione d’Orcia, Monticchiello, Montalcino, San Quirico d’Orcia e Contignano), un filo di arianna per far ripercorrere al visitatore i luoghi rappresentati e per dare una dignità concreta a un filone, quello della pittura naïf, spesso trascurato dalla critica. Aleardo Monaci nato a Castiglione d’Orcia nel 1908 inizia come autodidatta: ritrae le pecore, le mucche e i maiali dei pascoli valdorciani come nella migliore leggenda giottesca. Sia la critica che l’artista stesso hanno più volte utilizzato l’eponimo di ‘pittore contadino’, per descrivere non solo l’origine, ma anche il maggior soggetto della sua arte: le case, i campi, i pascoli prendono così vita attraverso i suoi pennelli precisi e minuziosi, rievocando un mondo oggi percepito come lontano. Le sue opere costituiscono un viaggio immaginario attraverso la terra valdorciana, come in una novella.
A Montalcino nella splendida sede dei musei civici, nel corso dell’inaugurazione della mostra, a testimonianza del valore eccezionale del connubio fra la Val d’Orcia ed il suo pittore contadino, l’Assessore alla Cultura Maresa Magini ha coordinato gli interventi dello scrittore Paolo Mosca, del Vice Direttore del TG1 Roberto Rosseti e del Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma Antonio Passa.
Grande emozione hanno suscitato le parole dei tre illustri ospiti che hanno definito il pittore come l’esempio dell’autenticità delle cose e delle persone che questi luoghi riescono a trasmettere al mondo. La mostra sta suscitando una vasta eco sia tra gli appassionati della pittura, in particolare quella naif, sia tra un più vasto pubblico che riconosce nei luoghi rappresentati da Monaci le proprie radici, nonché tra i numerosi critici d’arte che hanno voluto visitare la mostra del pittore contadino.