SIENA. Ieri sera (4 marzo), è andata in scena la seconda rappresentazione di “Non si sa come” di Luigi Pirandello, drammaturgia di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, regista dello spettacolo. Dramma feroce e doloroso in tre atti composto nel 1934, figlio di tre novelle: “ Nel gorgo”, “Cinci”, “La realtà del sogno”, da cui viene ripreso il tema. In un tranquillo giorno sul finire di settembre sulla terrazza della casa di Giorgio Vanzi, capitano di Marina, Nicola Respi gli annuncia che Romeo Daddi, amico comune, secondo lui è impazzito. In un momento successivo Bice, moglie di Romeo, incontra Ginevra, moglie di Giorgio, a cui comunica la stessa impressione ricavata dalla ferocia degli sguardi “obliqui” di Romeo. Questi costringe i personaggi ad una sorta di analisi psicologica, scavando nei labirinti dell’animo umano, colpevole, per usare l’ossimoro di Romeo, di “delitti innocenti”, perchè accadono fuori dalla coscienza di chi li ha compiuti. Infatti Romeo, “non si sa come”, ha ceduto per un attimo al fascino di Ginevra, un atto inconsapevole, non voluto, che lo tormenta. Preso dal desiderio di scoprire negli altri gli stessi “delitti”, Romeo inizia a scandagliare tra sogno e realtà la complessità della psiche, “dimostrando che ciò che noi conosciamo di noi stessi non è che una parte, una debolissima parte, di ciò che siamo” (Giovanni Macchia). Questo porterà Romeo a dire: – Un sogno di Bice in cui c’eri tu (Giorgio) – , anche se è Respi che corteggia Bice, apparentemente onesta e rispettabile. Ad un certo punto, dietro i suggerimenti incalzanti del conte Daddi, pare che tutti abbiano sognato qualche cosa e quindi siano colpevoli come lui. Compare una tematica cara a Pirandello, che mette a confronto l’elemento inconscio, ingenuo-naturale e la “forma”, la realtà delle convenzioni razionali e sociali. Tuttavia questa volta è la coscienza a risvegliarsi come un giudice severo, provocando un tormento che morde senza tregua, perché è stato fatto del male alle persone più care. Ripetere che la cosa capita senza la colpa di nessuno, è poco onesto. Occorre assumersi le responsabilità “Io non ho voluto le mie colpe, ma le ho commesse”. Questa è la triste e consapevole affermazione di Romeo, che lo spingerà a confessare apertamente il tradimento, che provocherà l’atto finale, la sua morte per mano di Giorgio.
Lo spettacolo, ricco di suggestioni, inizia con la musica suonata da un quartetto d’archi (licenza del regista Tiezzi) con in testa una maschera di coccodrillo, perché i personaggi sono soliti ritrovarsi in villa per fare musica e perché il coccodrillo allude al loro dilaniarsi a seguito del concetto che tutti possono commettere un delitto. Tutti sono colpevoli. In un’ intervista Sandro Lombardi (Romeo Daddi) ha avuto modo di spiegare il complesso lavoro drammaturgico, legato alla difficoltà del testo, per rendere al meglio il dramma sull’inconscio e la frantumazione dell’io. Per questo la scelta delle scene di Pier Paolo Bisleri, particolarmente eleganti, che giocano non a caso sul rosso e sul nero, i costumi ricercati e raffinati di Giovanna Buzzi e le luci di Gianni Pollini. La regia e la recitazione di Sandro Lombardi, Francesco Colella (Giorgio Vanzi), Marco Brinzi (Nicola Respi) mira soprattutto ad una performance elegante e contenuta, non solo nella gestualità, ma anche nei toni moderati della voce, che in alcuni momenti, però, produce una certa monotonia (nelle ultime file infatti non si sono sentiti bene i dialoghi), spezzata dalle risate ironiche e provocanti di Ginevra (Elena Ghiaurov).