di Giovanni Elia
SIENA. Si è aperta quest'oggi (17 aprile), la nuova mostra ad ingresso libero dei Magazzini del Sale, con il gradito ritorno a Siena di Giuseppe Ciani. A cinque anni dalla sua mostra sulla morte dell'innocenza, tema da lui affrontato a partire dalla strage di Beslan, Ciani ha presentato oggi al pubblico una carrellata della sua produzione artistica dagli anni '60 ad oggi, con una particolare attenzione al tema del fuoco come elemento e metafora artistica.
Già dal titolo – “L'arte del fuoco. Il fuoco dell'arte” – è chiaro come per Ciani il fuoco sia un elemento particolarmente stimolante, creatore e multiforme quanto pericoloso e potenzialmente devastante. Dalle sue opere, infatti, i contenuti affiorano a volte come spettri malandati a malapena sopravvissuti alla fiamma, ed altre come precisa conseguenza della potenza semplificatrice della combustione; come se alle volte fosse preciso dovere dell'artista far piazza pulita del superfluo, con ogni mezzo se necessario, per far affiorare dalla tela il cuore dell'opera. Su questo è d'accordo Bruno Santi, che ha presentato assieme allo stesso Ciani la mostra: “Dopo aver provato varie tecniche, Ciani è arrivato a dare al fuoco, uno dei quattro elementi essenziali, un ruolo ben preciso. Il fuoco aggredisce e cambia – cambia le forme, i colori, ed è una specie di collega dell'artista, a cui affidare le sue opere non per distruggerle, ma per trasformarle. Ed anche altri autori hanno avuto la stessa intuizione, come Burri”. Ma il fuoco va domato, e va anche domato l'istinto a creare, come ha sottolineato lo stesso Ciani: “Il fuoco trasforma, purifica, ma opera in modo autonomo, quindi va governato. Inoltre il fuoco aiuta moltissimo il pittore, perché dà all'opera degli effetti non replicabili in altro modo, ma per fissare il momento giusto in cui l'opera è pronta, appunto, va controllato come l'uomo mira a controllare la natura. Un compito non facile. In un certo senso in quel momento bisogna addirittura 'congelare' l'opera del fuoco per fermarlo”, ha concluso Ciani. Altrimenti, poco ma sicuro, di tutto il gesto creativo non rimarrebbe che un misero mucchio di cenere.
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SIENA. Si è aperta quest'oggi (17 aprile), la nuova mostra ad ingresso libero dei Magazzini del Sale, con il gradito ritorno a Siena di Giuseppe Ciani. A cinque anni dalla sua mostra sulla morte dell'innocenza, tema da lui affrontato a partire dalla strage di Beslan, Ciani ha presentato oggi al pubblico una carrellata della sua produzione artistica dagli anni '60 ad oggi, con una particolare attenzione al tema del fuoco come elemento e metafora artistica.
Già dal titolo – “L'arte del fuoco. Il fuoco dell'arte” – è chiaro come per Ciani il fuoco sia un elemento particolarmente stimolante, creatore e multiforme quanto pericoloso e potenzialmente devastante. Dalle sue opere, infatti, i contenuti affiorano a volte come spettri malandati a malapena sopravvissuti alla fiamma, ed altre come precisa conseguenza della potenza semplificatrice della combustione; come se alle volte fosse preciso dovere dell'artista far piazza pulita del superfluo, con ogni mezzo se necessario, per far affiorare dalla tela il cuore dell'opera. Su questo è d'accordo Bruno Santi, che ha presentato assieme allo stesso Ciani la mostra: “Dopo aver provato varie tecniche, Ciani è arrivato a dare al fuoco, uno dei quattro elementi essenziali, un ruolo ben preciso. Il fuoco aggredisce e cambia – cambia le forme, i colori, ed è una specie di collega dell'artista, a cui affidare le sue opere non per distruggerle, ma per trasformarle. Ed anche altri autori hanno avuto la stessa intuizione, come Burri”. Ma il fuoco va domato, e va anche domato l'istinto a creare, come ha sottolineato lo stesso Ciani: “Il fuoco trasforma, purifica, ma opera in modo autonomo, quindi va governato. Inoltre il fuoco aiuta moltissimo il pittore, perché dà all'opera degli effetti non replicabili in altro modo, ma per fissare il momento giusto in cui l'opera è pronta, appunto, va controllato come l'uomo mira a controllare la natura. Un compito non facile. In un certo senso in quel momento bisogna addirittura 'congelare' l'opera del fuoco per fermarlo”, ha concluso Ciani. Altrimenti, poco ma sicuro, di tutto il gesto creativo non rimarrebbe che un misero mucchio di cenere.
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