
di Gianno Basi
SIENA. Di questi tempi, fra una musicalità deturpata ogni qualvolta ci mettiamo alla tivù sorbendoci la monofonia-killer delle “vuvuleza” (avrete assistito al calcio strombazzato dalle manie sudafricane, come faremo ai mondiali?) pensare di andare domani sera a goderci Brahms e Sostakovich non pare vero. Il terzo “Festival Franci” apre i battenti appunto questo martedi 23 giugno e si protrarrà, a scadenze, fino ad ottobre inoltrato.
Ma prima di entrare nel vivo dei concerti, un pensiero va alle istituzioni che si occupano di musica e a quanto si prevede, con l’introduzione dei licei musicali, in ambito scolastico. A tal proposito basta una frase di Salvatore Accardo, che trascriviamo: “Questi licei, che rappresentano in realtà l’avvio di un progetto di diffusione dei conservatori, avranno una utilità pratica solo se, come fanno all’estero, vi sarà nel contempo una piena istruzione musicale di base sin dalle scuole elementari”. E’ un po’ come – aggiungiamo – se si voglia far correre il Palio ad un tale che non sia mai andato a cavallo. Detto ciò, non resta per il momento che apprezzare quanto di buono viene fatto dai nostri conservatori e istituti di studi musicali (assai pochi però in un contesto europeo) per sopperire a quelle mancanze nell’insegnamento della musica che, come dice Accardo, “a livello scolastico sono clamorose”.
La realtà senese ci conduce per fortuna alla crescita indiscussa, per qualità, idee chiare e programmazione, del “Rinaldo Franci”. Un “centro di musicalità permanente”, nella sua veste di primo storico pilastro musicale di Siena, che da qualche lustro è assurto ad Istituto Superiore di Studi Musicali ed è propositore della divulgazione delle sette note ad allievi di tutte le età e sin dalla prima infanzia. Non solo, da tre anni a questa parte si concede il piacere di un festival tutto suo. Nella terza edizione, ancora più ricca, direttori strumentisti e cantanti sono equamente divisi fra i già noti e gli emergenti, tutti prevalentemente assai giovani, molti i validissimi allievi di conservatorio, e tutti pronti a partecipare ad un evento estivo che, in otto date, arriverà a toccare i primi freschi autunnali.
Una “quattro mesi” in cui sarà, oltre agli artisti ospiti, soprattutto la Siena che suona e canta il classico a farsi ascoltare. Si comincia come detto in apertura questo martedi, alle ore 21, in Santa Maria della Scala, con orario e giorno della settimana fissi per tutta la durata del festival. I primi protagonisti, a suonare un solare Brahms e l’estroverso Sostakovich, saranno i componenti del “Trio Florentia” ovvero Alessio Benvenuti al violino, Luca Provenzani al violoncello e Fabiana Barbini al pianoforte. Si va poi al 14 di luglio, nel Salone dell’Auditorium del “Rinaldo Franci”, con Marco Gilberti che eseguirà al pianoforte brani di Beethoven, Bach-Busoni, Debussy e Bartok. Quindi, in agosto, lunga pausa per i musicisti (“musicisti al mare, spiaccicati al sole” li canta, deliziosamente, il menestrello David Riondino) e di nuovo festival pieno con tre appuntamenti in settembre, l’8, il 15 e il 29 con, nel primo, in esecuzione nella Sala del Mappamondo del Comune, il Coro Giovanile di Empoli guidato da Massimo Niccolai su arie di Carissimi, Janequin e Debussy, in compagnia delle voci della soprano Lavinia Bini e del tenore Emanuele Papini seguite al cembalo da Umberto Cerini. Nella seconda data, alla Cappella del Manto in Santa Maria della Scala, sarà la volta di partiture di Schumann, Wiek, Chaminade e Guastavino (Carlos, il maggiore folk-romantico argentino, scomparso nel 2000), con Lucia Taddei al pianoforte e al canto la soprano Marta Di Cosmo. Nell’ultimo concerto settembrino, quello del 29, il “Festival Franci” sarà ospitato in Contrada dell’Onda, alla Chiesa di San Giuseppe. In scena un trio tutto al femminile: Elena Ciampelli al flauto, Elena Meniconi al violino e Francesca La Morgia al cembalo. Le musiche saranno di Rameau, Quantz, Roman, Bach e Locatelli. Si andrà infine ad ottobre, anche qui tre date e si comincia il 13 in Auditorium Franci con Massimiliano Iezzi al piano e arie di Beethoven, Chopin, Berg, Rachmaninoff e Liszt. Il martedi successivo, in Sala San Pio del Santa Maria della Scala, la soprano Anastasia Tomaszewska Schepis (prestigiosa maestra di canto del Franci) e Fabrizio Corona al piano presenteranno musiche di Chopin, Mendelssohn e Liszt. Ancora pianoforte a tutto tondo nella data di epilogo del Festival, il 27 ottobre in Auditorium Franci, con al piano l’eleganza di Muriel Chemin e la delicatezza di alcune ammalianti sonate di Beethoven e Schumann. Un gran bel cast di autori, ed altrettanti esecutori fra cui tante sicure promesse, in questa terza edizione di quello che è diventato in pratica un grande vernissage annuale del “Rinaldo Franci”.
Ma prima di chiudere vorremmo soffermarci su Giacomo Carissimi, il meno noto fra i compositori (prevalentemente romantici e barocchi) citati. Originario dei Castelli Romani, fu uno dei massimi innovatori del coro oratoriale del ‘600. Bizzarro, audace, creatore dell’ “effetto eco” e sostenitore dei cori epici, quelli di massa, al punto di inventare modulazioni e cromatismi vocali tali da sostituire l’orchestra e fare di salmi e testi sacri vere e proprie opere pulsanti di estasi spirituale, Carissimi fu anche autore di un’ “Ars cantandi” che farebbe gola… a molte ugole canore di oggi. L’esecuzione di una sua aria aprirà la serata di martedi 8 settembre, e la raccomandiamo riportando in suo onore un pensiero che ben si confà alla magia della musica ed in particolare di quella sacra: “Al termine di ogni concerto sento l’irrefrenabile bisogno di ringraziare. Sulle prime non so chi. Poi, mi sembra che la musica mi abbia aperto uno spiraglio sulla grandezza di Dio, chiunque sia Dio”. L’abbiamo letto su un giornale, o su un muro, o forse visto e rivisto in ognuno di noi.
SIENA. Di questi tempi, fra una musicalità deturpata ogni qualvolta ci mettiamo alla tivù sorbendoci la monofonia-killer delle “vuvuleza” (avrete assistito al calcio strombazzato dalle manie sudafricane, come faremo ai mondiali?) pensare di andare domani sera a goderci Brahms e Sostakovich non pare vero. Il terzo “Festival Franci” apre i battenti appunto questo martedi 23 giugno e si protrarrà, a scadenze, fino ad ottobre inoltrato.
Ma prima di entrare nel vivo dei concerti, un pensiero va alle istituzioni che si occupano di musica e a quanto si prevede, con l’introduzione dei licei musicali, in ambito scolastico. A tal proposito basta una frase di Salvatore Accardo, che trascriviamo: “Questi licei, che rappresentano in realtà l’avvio di un progetto di diffusione dei conservatori, avranno una utilità pratica solo se, come fanno all’estero, vi sarà nel contempo una piena istruzione musicale di base sin dalle scuole elementari”. E’ un po’ come – aggiungiamo – se si voglia far correre il Palio ad un tale che non sia mai andato a cavallo. Detto ciò, non resta per il momento che apprezzare quanto di buono viene fatto dai nostri conservatori e istituti di studi musicali (assai pochi però in un contesto europeo) per sopperire a quelle mancanze nell’insegnamento della musica che, come dice Accardo, “a livello scolastico sono clamorose”.
La realtà senese ci conduce per fortuna alla crescita indiscussa, per qualità, idee chiare e programmazione, del “Rinaldo Franci”. Un “centro di musicalità permanente”, nella sua veste di primo storico pilastro musicale di Siena, che da qualche lustro è assurto ad Istituto Superiore di Studi Musicali ed è propositore della divulgazione delle sette note ad allievi di tutte le età e sin dalla prima infanzia. Non solo, da tre anni a questa parte si concede il piacere di un festival tutto suo. Nella terza edizione, ancora più ricca, direttori strumentisti e cantanti sono equamente divisi fra i già noti e gli emergenti, tutti prevalentemente assai giovani, molti i validissimi allievi di conservatorio, e tutti pronti a partecipare ad un evento estivo che, in otto date, arriverà a toccare i primi freschi autunnali.
Una “quattro mesi” in cui sarà, oltre agli artisti ospiti, soprattutto la Siena che suona e canta il classico a farsi ascoltare. Si comincia come detto in apertura questo martedi, alle ore 21, in Santa Maria della Scala, con orario e giorno della settimana fissi per tutta la durata del festival. I primi protagonisti, a suonare un solare Brahms e l’estroverso Sostakovich, saranno i componenti del “Trio Florentia” ovvero Alessio Benvenuti al violino, Luca Provenzani al violoncello e Fabiana Barbini al pianoforte. Si va poi al 14 di luglio, nel Salone dell’Auditorium del “Rinaldo Franci”, con Marco Gilberti che eseguirà al pianoforte brani di Beethoven, Bach-Busoni, Debussy e Bartok. Quindi, in agosto, lunga pausa per i musicisti (“musicisti al mare, spiaccicati al sole” li canta, deliziosamente, il menestrello David Riondino) e di nuovo festival pieno con tre appuntamenti in settembre, l’8, il 15 e il 29 con, nel primo, in esecuzione nella Sala del Mappamondo del Comune, il Coro Giovanile di Empoli guidato da Massimo Niccolai su arie di Carissimi, Janequin e Debussy, in compagnia delle voci della soprano Lavinia Bini e del tenore Emanuele Papini seguite al cembalo da Umberto Cerini. Nella seconda data, alla Cappella del Manto in Santa Maria della Scala, sarà la volta di partiture di Schumann, Wiek, Chaminade e Guastavino (Carlos, il maggiore folk-romantico argentino, scomparso nel 2000), con Lucia Taddei al pianoforte e al canto la soprano Marta Di Cosmo. Nell’ultimo concerto settembrino, quello del 29, il “Festival Franci” sarà ospitato in Contrada dell’Onda, alla Chiesa di San Giuseppe. In scena un trio tutto al femminile: Elena Ciampelli al flauto, Elena Meniconi al violino e Francesca La Morgia al cembalo. Le musiche saranno di Rameau, Quantz, Roman, Bach e Locatelli. Si andrà infine ad ottobre, anche qui tre date e si comincia il 13 in Auditorium Franci con Massimiliano Iezzi al piano e arie di Beethoven, Chopin, Berg, Rachmaninoff e Liszt. Il martedi successivo, in Sala San Pio del Santa Maria della Scala, la soprano Anastasia Tomaszewska Schepis (prestigiosa maestra di canto del Franci) e Fabrizio Corona al piano presenteranno musiche di Chopin, Mendelssohn e Liszt. Ancora pianoforte a tutto tondo nella data di epilogo del Festival, il 27 ottobre in Auditorium Franci, con al piano l’eleganza di Muriel Chemin e la delicatezza di alcune ammalianti sonate di Beethoven e Schumann. Un gran bel cast di autori, ed altrettanti esecutori fra cui tante sicure promesse, in questa terza edizione di quello che è diventato in pratica un grande vernissage annuale del “Rinaldo Franci”.
Ma prima di chiudere vorremmo soffermarci su Giacomo Carissimi, il meno noto fra i compositori (prevalentemente romantici e barocchi) citati. Originario dei Castelli Romani, fu uno dei massimi innovatori del coro oratoriale del ‘600. Bizzarro, audace, creatore dell’ “effetto eco” e sostenitore dei cori epici, quelli di massa, al punto di inventare modulazioni e cromatismi vocali tali da sostituire l’orchestra e fare di salmi e testi sacri vere e proprie opere pulsanti di estasi spirituale, Carissimi fu anche autore di un’ “Ars cantandi” che farebbe gola… a molte ugole canore di oggi. L’esecuzione di una sua aria aprirà la serata di martedi 8 settembre, e la raccomandiamo riportando in suo onore un pensiero che ben si confà alla magia della musica ed in particolare di quella sacra: “Al termine di ogni concerto sento l’irrefrenabile bisogno di ringraziare. Sulle prime non so chi. Poi, mi sembra che la musica mi abbia aperto uno spiraglio sulla grandezza di Dio, chiunque sia Dio”. L’abbiamo letto su un giornale, o su un muro, o forse visto e rivisto in ognuno di noi.