Il libro è stato presentato nello spazio Aperilibri in Fortezza
SIENA. Il lungo iter burocratico e amministrativo per ottenere la cittadinanza italiana, per sentirsi integrato a pieno titolo nel nostro paese, ma anche le paure, le angosce e le insicurezze che attendono chi decide, per vari motivi, di venire a vivere e lavorare in Italia. Il libro del giovane senegalese El Hadji Malick Samb, “Il destino di un clandestino”, parla dell’esperienza dell’autore, che dopo un gemellaggio con un liceo della Francia decide di andarsene dal proprio paese alla ricerca della soddisfazione personale e della certezza che essere cittadini senegalesi non è così diverso dall’essere cittadini italiani. Il libro è stato presentato sabato (13 agosto), all’interno dell’iniziativa Aperilibri presso la Festa democratica alla Fortezza Medicea di Siena. All’incontro, moderato dalla responsabile immigrazione Generazione Democratica di Siena, Valentina Valentini, hanno partecipato Serenella Pallecchi, presidente provinciale Arci Siena; Crescenzo Iacoviello, vicepresidente delle Acli; Fausto Bertoncini, responsabile provinciale immigrazione del Pd e Khalid Chaouki, responsabile nazionale seconde generazioni del Forum immigrazione del Pd.
“Ho scritto questo libro – racconta il giovane Malick – perché volevo raccontare cosa significa partire, lasciare il proprio paese per vivere in un altro. L’idea iniziale era di scrivere un libro sull’immigrazione, ma mi sono reso conto che non potevo farlo senza raccontare la mia esperienza. Quando arrivi in un paese che non conosci perdi la tua identità, perché non capisci la lingua e la cultura di quel luogo. Io ho ritrovato la mia identità solo dopo molto tempo, andando a scuola e riuscendo a capire finalmente qual’era la mia strada. Il titolo del libro è un riassunto della mia esperienza: destino perché se non ci fosse stato il gemellaggio del mio liceo senegalese con la Francia non avrei mai pensato di partire; clandestino non perché sono arrivato di nascosto, ma perché questa è stata la mia etichetta e la mia condizione per molto tempo, non riuscendo ad ottenere permessi di soggiorno e diritti di cittadinanza. Ho notato – conclude l’autore – che in Italia c’è una grande paura per gli immigrati. Io credo che abbiamo il diritto di essere integrati e che il governo e i media debbano combattere questa paura, non alimentarla”.
“Il libro di Malick – ha commentato Serenella Pallecchi – oltre a raccontare lo stato d’animo di un ragazzo straniero nel nostro paese, mette in luce l’arretratezza dell’Italia sul tema dell’immigrazione. Negli ultimi mesi si è parlato di emergenza profughi, ma il termine emergenza è stato utilizzato a sproposito, se si considera il numero effettivo di stranieri arrivati in Italia. Così come abbiamo creato la condizione di clandestino, introducendo anche il reato di clandestinità, con una legislazione che di fatto impedisce l’ingresso in Italia per chi vuole trovarsi un lavoro e imponendo iter burocratici infiniti per il rilascio dei permessi di soggiorno. In Toscana, come Arci e Acli ci siamo impegnati affinché chi arriva nel nostro paese possa essere accolto in maniera dignitosa, all’interno del modello di accoglienza studiato dalla Regione Toscana, e piano piano essere integrato nella nostra società, potendo decidere poi liberamente se restare o andarsene. Ora è assolutamente necessario impegnarsi per costruire un nuovo patto sociale, che garantisca effettivi diritti di cittadinanza agli stranieri e ai bambini figli di stranieri che nascono nel nostro paese e che di fatto Italiani lo sono già, nonché promuovere la partecipazione alla vita politica delle comunità da parte delle persone straniere che vivono e lavorano in Italia, attraverso lo strumento del diritto di voto amministrativo”.
“Oggi – ha spiegato Crescenzo Iacoviello – nel mondo si verificano due grandi paradossi: il primo è quello che evidenziava il grande economista e premio Nobel, Paul Samuelson, sostenendo che la maggior parte della ricchezza è concentrata in pochi paesi. È quindi naturale che chi è più povero tenti di spostarsi in questi paesi. Il secondo paradosso è che più di venti anni fa si parlava della costruzione di un ‘villaggio globale’, caratterizzato dalla libertà di movimento delle persone. Quello che abbiamo oggi è invece una globalizzazione che tende progressivamente ad alzare le barriere”. “Il modello toscano – ha aggiunto Fausto Bertoncini – ha funzionato per la gestione del fenomeno e per l’integrazione degli immigrati. L’immigrazione aumenterà nel nostro paese, è impossibile fermarla. Occorre quindi pensare a come affrontarla e il Partito democratico lo sta facendo, scontando gli anni di ritardo in questo percorso. I meccanismi da adottare possono essere tanti ma devono in ogni caso essere flessibili. Se viene affrontata con raziocinio, ci possiamo rendere conto che l’immigrazione può portare molti più vantaggi che disagi”.
“Il Partito democratico – ha concluso Khalid Chaouki – dopo anni di indifferenza, ha iniziato a riflettere e a capire che per essere realmente democratici bisogna incoraggiare la creazione di una convivenza coesa. Il diritto di cittadinanza e i diritti politici sono premesse fondamentali per l’integrazione di chi viene a vivere in Italia. Si tratta sicuramente di una convivenza difficile da costruire, ma necessaria per capire i problemi del nostro paese”.