Estate Musicale Chigiana -25 agosto- Teatro dei Rozzi h.21,15 – Geringas
SIENA. Siamo al penultimo grande concerto della 78^ Estate Chigiana, e lo raccomandiamo agli amanti di “sua gravità” il violoncello. David Geringas e i suoi allievi daranno vita domani (25 agosto), alle 21,15 al Teatro dei Rozzi, ad una festa di violoncelli “multietnici” che dalle arie barocche di Johann Sebastian Bach passeranno ai suoni contemporanei di Peteris Vasks ed a quelli latini di Heitor Villa-Lobos.
La “gravità” del violoncello, caratteristica primaria di suono basso e severo, deriva da un cilidretto (“anima”) posto alla base della grande cassa che amplifica e fa vibrare lo strofinìo dell’archetto sulle quattro corde. Ecco il risultato di quel ronzio di calabroni affascinante, commovente in certi passaggi, e non necessariamente solo grave.
Il violoncello può essere anche acutamente dolcissimo e ciò fa di questa creazione liutaia (italiana come tante) di fine ‘500 un prodotto di suoni che avvincono e ben si amalgamano con qualsiasi comunione cameristica e orchestrale. In particolare ne usufruirono, oltre a Bach, Benedetto Marcello e Vivaldi, Boccherini, Geminiani e Haydn, Beethoven, Schumann e Debussy, sino a Dvorák e Šostakovich e, nell’era contemporanea, Hindemith, Britten, la Gubaidulina e Zimmerman. Ma furono e sono in tanti a riscoprire la bellezzza -un po’ dimenticata nel dopo Bach- soprattutto del “violoncello solo”. Senza contare il tocco da “special-guest” con cui svariati gruppi moderni, dai Beatles ai Metallica, hanno arricchito con pennellate di violoncello le loro incisioni più memorabili. Insomma il violoncello si sposa con le mille sfaccettature di ogni genere, è un brusìo essenziale nel cuore degli altri suoni, ed anche nel cuore di chi ascolta.
Il primo brano della serata al teatro dei Rozzi è appunto un “violoncello solo” e, nello specifico, la “Suite n.3 in do maggiore BWV 1009” di Bach. Terzo episodio delle sue 6 suites -capolavori questi di straordinaria leggerezza nel fraseggio lirico- si compone di sei movimenti, dal preludio alla giga, e traccia la sua tela armonica per 23 minuti ininterrotti. La dura prova a cui il cellista si sottopone nelle suites fu il motivo per il quale il “violoncello solo” subì nel dopo Bach un accantonamento “de paura”. Il timore, dunque, di non saper reggere arie lunghe e impegnative preferendo inserire lo strumento nei più facili repertori per quartetti, quintetti ed orchestre.
Peteris Vasks, lèttone come David Geringas, nonchè amico personale, tanto da dedicargli delle partiture, non si è mai scoraggiato di fronte ad un tour de force da violoncello ed è anzi fra i massimi compositori di oggi anche nei lavori per quartetti d’arco e per contrabbasso solista. La sua musica, come si ascolterà nel “Libro per violoncello solo (Gr?mata ?ellam)” che è il secondo pezzo in serata, ha un’impronta fatta di dolcezze lineari e insieme di capricciose dissonanze, pizzicati bruschi e poi ritorni a giri armonici che sembrano accarezzare la natura o volare sulle brumose riviere del Baltico.
La terza parte del concerto, quella in cui vedremo all’opera non solo David Geringas ma anche i suoi seguenti 14 allievi: Karel Bredenhorst, Yuki Ito, Seung Min Kang, Soyun Kim, Caspar Benedict Kloeckner, Wiktor Kociuban, Adam Krzeszowiec, Ruiko Matsumoto, Anna Lena Elisabeth Perenthaler, Cristine Ursula Luise Sigrid Rauh, Tatjana Rediko, Janina Christina Ruh, Bonian Tian e Konstanze von Gutzeit, assieme alla calda voce della soprano Chiara Fiorani, allieva della classe di canto di Raina Kabaivanska, sarà tutta dedicata a due “Bachiane brasileire” di Heitor Villa-Lobos, la n. 1 e la n. 5. Compositore brasiliano e strumentista poliedrico con amori particolari per il violoncello, Bach, e la chitarra di Segovia, fu ai primi del ‘900 uno dei più singolari innovatori del classico soprattutto diffondendone ampiamente nel suo Paese la conoscenza. Il suo metodo consisteva principalmente nel dare ritmi e letture in stile latino-americano alle musiche immortali dei grandi autori europei.
Nelle “Bachiane” che ascolteremo, spumeggianti oltre che austere nel rispetto dell’impronta originaria, sarà evidente la caratteristica di Villa-Lobos nell’assegnare la melodia portante al violoncello guida destinando all’ensemble il ruolo di supporto e di dialogo.
Un Bach pertanto un po’ diverso dal solito ma anche un Villa-Lobos ingegnoso ad immagine di quanto sia stato capace di clonarsi nel barocco e a dar prova della bellezza di ogni suo repertorio colmo di bachiane, sinfonie, balletti, liriche, sestetti e corali. Una bandiera per il Sudamerica.
Su tutto, però, ai Rozzi prevarrà la danza spettacolare dei violoncelli dei giovani cellisti e il virtuosismo supremo del “violoncello-capo” di Geringas che, non per niente, ha alle spalle ben dieci anni (dal ‘63 al ‘73) di studio serrato con Rostropovich. Premio e medaglia d’oro al concorso ?aikowskij di Mosca nel ‘70, questo formidabile cellista è apprezzato e richiesto in tutti gli ensemble cameristici e nelle più importanti orchestre del mondo. Molti contemporanei, come nel caso di Vasks, gli dedicano opere e ci tengono a che sia egli stesso a suonarle. Assai bello il gesto di Anatolijus Senderovas che, per regalo di compleanno, gli ha scritto tre anni fa la dolce “Canzone di David per violoncello e quartetto d’archi”. Autore di registrazioni epocali come i “12 concerti di Boccherini” diretti da Bruno Giuranna e delle musiche avanguardiste di Henri Dutilleux, Geringas ha ottenuto per esse il Gran Prix du Disque e il Diapason d’Or, distinguendosi altresì come unico violoncellista ad essere insignito del prestigioso “Disco dell’Anno” da parte della critica tedesca. Da anni inoltre è sul podio dell’Orchestra da Camera di San Cristoforo a Vilnius e di quella giapponese di Kyushu. Anche in veste di direttore Geringas ottiene incessantemente alti riconoscimenti ed è stato premiato di recente in Francia con lo “Choc de la Musique” e in Germania con l’ “Ordine al Merito” da parte del governo per “gli eccezionali traguardi ottenuti con la musica”. A Siena è ammirato non solo come docente chigiano da ormai quattro anni ma, più confidenzialmente, per essersi abituati a rivederlo in scena e ricevere quelle vibrazioni che solo un violoncello così ben suonato sa dare.