Convegno nel foyer dei Rinnovati promosso dalla compagnia di danza Motus
SIENA. La compagnia MOTUS organizza il prossimo 11 novembre alle ore 17,30 un incontro aperto al pubblico dal titolo “Cibo per la mente”, che si terrà presso il foyer del Teatro dei Rinnovati (ingresso via Salicotto, 6). Il convegno si occuperà di alimentazione di qualità, di cultura del cibo, patologie alimentari, agricoltura metropolitana, ma, anche, di cultura, come cibo indispensabile per la crescita dei cittadini.
Al convegno partecipano: l’assessore alla cultura Lucia Cresti, Donatella Pollini (Direttrice Teatri comunali), Leonilda Giusti (Associazione Medica Toscana per lo Studio e la Ricerca in Psichiatria, Psicoterapia e Scienze Umane), Donatella Cinelli Colombini (Consorzio del Brunello di Montalcino) , Mariella Bussolati (Network Libere Rape Metropolitane) , Marco Minetto (Slow Food Toscana), Martina Ciabatti, Lorena Cosimi e Laura Verga (Teatro Valle di Roma), Franco Cioni (Unicoop Firenze) , Armando Cutolo (Università degli Studi di Siena – Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici).
L’appuntamento, realizzato con il sostegno del Comune di Siena e della Regione Toscana, rientra nel quadro delle iniziative del patto per il Riassetto del Sistema Teatrale della Toscana.
Ma perché una compagnia di danza decide di organizzare un convegno sul cibo?
“Per moltissimi buoni motivi – spiega Simona Cieri coreografa della compagnia – il primo è il fatto che quest’anno il progetto produttivo di MOTUS prevede uno spettacolo che si occupa del cibo. Si intitola Dimmi cosa mangi e debutterà il prossimo 26 novembre nella stagione teatrale dei Rinnovati. La seconda ragione sta nel fatto che, in periodi di crisi economica, si tende a pensare che la cultura sia la prima cosa su cui si debba risparmiare. Noi, invece, siamo fermamente convinti che nutrire la mente sia altrettanto importante che nutrire il corpo”.
“Cibo per la mente” sarà, dunque, un incontro pubblico sull’alimentazione, ma, in perfetto stile MOTUS, anche una sfida a chi afferma che “la cultura non si mangia”.