Staccata da moltissimo tempo dal codice di provenienza, la miniatura rappresenta la Madonna Assunta in un coro di angeli e fu dipinta tra il 1334 ed il 1336 dal pittore Niccolò di Ser Sozzo. Considerata uno dei capolavori dell’artista, è certamente una delle più note e celebri miniature di tutta l’arte senese. Esposta nella mostra documentaria dell’Archivio di Stato, è stata sottoposta ad un delicato intervento di restauro da parte dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Istituto conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per l’altissimo livello di professionalità nel campo del restauro.
La presentazione dell’intervento realizzato sulla preziosa decorazione che adornava il registro chiamato appunto Caleffo dell’Assunta, avrà luogo giovedì 20 novembre alle ore 15,30 nella sala conferenze dell’Archivio di Stato, nell’ambito delle manifestazioni per il 150° anniversario dall’istituzione senese.
Saranno proprio gli esperti, che si sono occupati del restauro, ad illustrarlo con l’aiuto di immagini, che mostreranno le varie fasi del complesso lavoro. Interverranno, infatti, all’incontro di studio Bruno Santi, già Sovrintendente ai beni artistici di Siena ed attualmente Sovrintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Cecilia Frosinini, storica dell’arte che ha diretto l’intervento di restauro e Letizia Montalbano, che lo ha realizzato materialmente. La miniatura, che ha così riacquistato il suo originario splendore, sarà nuovamente visibile al pubblico nell’ambito della mostra documentaria dell’Istituto. Riprenderà quindi il suo posto nell’antica bacheca lignea in cui era precedentemente esposta e che, pur avendo mantenuto invariato il suo aspetto esterno, è stata modificata all’interno, proprio seguendo le prescrizioni degli esperti dell’Opificio, in modo da conservare la delicata e preziosa opera nel miglior modo possibile. L’intervento sulla bacheca è stato effettuato con i fondi dell’Archivio di Stato.
Nella seconda parte del pomeriggio si rifletterà insieme sull’importantissima unità archivistica, che dalla miniatura ha preso il nome. Questo dell'Assunta è uno dei cinque “Caleffi” conservati presso l'Archivio di Stato di Siena e viene chiamato anche “Bianco”, dal colore del cuoio che una volta rivestiva la copertina. In tali ponderosi registri pubblici senesi venivano copiati o inseriti in originale tutti i più importanti documenti relativi ai diritti politici e patrimoniali del Comune medievale cittadino. Il Caleffo dell’Assunta fu compilato tra il 1334 ed il 1336, ed è il secondo della serie dopo il Caleffo Vecchio, la cui redazione era stata promossa tra il 1203 ed il 1204. Proprio ad un esame della complessa situazione storica e sociale di Siena negli anni della redazione del Caleffo dell’Assunta, posta a confronto con quella del primo Duecento, quando iniziò la redazione del primo Caleffo, sarà dedicata la relazione di Paolo Cammarosano, docente di storia medievale presso l’Università di Trieste e celebre studioso del medioevo senese.
L’ultimo intervento, tenuto da Giuseppe Chironi ed Andrea Giorgi, formatisi presso l’Università di Siena ed attualmente docenti di archivistica presso l’Università di Trento, sarà incentrato sulla genesi del registro come esso sia frutto di un grande intervento di ordinamento ed inventariazione delle pergamene che costituivano il cuore dell’archivio del Comune di Siena, intervento che può essere considerato uno dei primi importanti lavori archivistici della storia italiana.