SIENA. Complice forse il caldo del pomeriggio ormai quasi estivo, il crocchio di persone che ha assistito ieri (19 giugno) allo spettacolo d’apertura di Voci di Fonte, alle 18 a Fonte Gaia, era piccolo e raccolto. Piccolo e raccolto sì, ma vivace e assolutamente disposto a lasciarsi trascinare da Diego Stirman, artista argentino a metà strada tra mago, recordman di apnea, marionettista e attore. Con uno spirito acuto e sottile da vero saltimbanco, ha dato vita a uno spettacolo ibrido che non si lascia facilmente definire se non come un calderone in cui si mescolano tragedia greca e arte orientale, numeri da mago e immersioni in una tanica d’acqua di piccole dimensioni.
“In Argentina siamo tutti un po’ maghi. Pensate che il nostro Presidente ha fatto quasi scomparire il paese!”, dice Diego strizzando l’occhio a una platea che sa come deve essere stuzzicata.
Dopo una breve introduzione frizzante e burlesca, Stirman dà inizio allo spettacolo vero e proprio con la messa in scena di un famoso mito greco: il vaso di Pandora. Ma niente è quello che sembra nel mondo di questo ammaliante ciarlatano argentino, ed ecco che il celebre vaso che nasconde i mali dell’umanità si presenta sotto le mentite spoglie di una cesta indiana da incantatore di serpenti. Sarà per questo che, grazie a un marchingegno di braccia e mani fittizie, la cesta diventa parte integrante dello stesso Stirman il quale, scoperchiato il vaso-cesta, ne fa uscire, al posto della serie infinita di maledizioni tradizionali, una tragedia greca fatta da marionette a dita. La trama è canonica, con tanto di assassinio finale, ma la verve ironica e farsesca stempera tutta la tensione in una scena grottesca di cui l’attore stesso finisce per essere vittima.
Abbandonati i toni tragici del teatro antico, Stirman si lancia in uno spettacolo di magia a cui il pubblico è chiamato a partecipare attivamente. Una corda, un sacchetto di carta e i soliti volontari presi a caso dalla platea e il gioco è fatto: di nuovo il mago Diego mette in scena situazioni divertenti e frizzanti, in cui niente è quello che sembra e tutto può nascere e prendere forma dal niente.
Per chiudere in bellezza, Stirman decide addirittura di alzare il tono dello spettacolo, proponendo una “conferenza sull’influenza dell’estetica asiatica in Europa”. Ma a questo punto lo spettatore è entrato nel meccanismo del gioco e sa bene che questo è l’ennesimo imbroglio di Diego. Al posto di un serio lettore specializzato in Culture Orientali, infatti, entra in scena un omino avvolto in una veste orientale dorata che si limita a scimmiottare un paio di movimenti di danza indiana, lasciando il pubblico in una risata ormai complice e condiscendente.
Uno spettacolo generoso col pubblico, lieve e acutamente canzonatorio al tempo stesso che si dissolve in un randevouz rocambolesco che gioca con gli stereotipi di diverse culture così come con quelli del tradizionale spettacolo di strada. Per chi fosse curioso di vederlo all’opera , Diego Stirman si esibirà di nuovo domani, stesso posto stessa ora.