
testo e foto di Andrea Pagliantini
CASTELNUOVO BERARDENGA. C’era una volta un piccolo paese su un poggio, circondato dalle vigne circolari di Arceno, che alle spalle ha il Chianti e davanti la Berardenga che confluisce nelle dolci rotondità delle Crete Senesi all’orizzonte.
Una volta all’anno, la Compagnia del Bruscello si riunisce in Piazza Castelli con un nuovo tema: stavolta si è partiti da un banale ciocco di
legno, che, come per magia, parla e quasi fa prendere una sincope al povero Mastro Ciliegia, che crede sia colpa del fiasco troppe volte alzato durante la giornata.
Inizia una storia di un legno che si fa bambino, che torna legno, con un naso che si allunga e si accorcia a seconda delle bugie, un babbo,
Geppetto, che fa tanti sacrifici, molto mal ripagati, dal suo infernale burattino. Un grillo colpito da una martellata un Gatto e una Volpe fantastici, che non fanno rimpiangere l’interpretazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nel film di Comencini, quella musica, quel suono, la voce di Silvia Tognazzi, la voce narrante di Matteo Marsan, una Fata Turchina dipinta dalla vita nella sua gioia, il passaggio sotto le gambe dei Carabinieri, che nella vita spesso non è un modo di dire, un applauso scrosciante, un ricordo di Fabio Tiezzi anima del Bruscello. La piccola Alice, volto dispettoso alquanto angelico che interpreta da par suo, l’infernale burattino nelle sue note peripezie.
Il Bruscello è stato tutto questo, nel piccolo borgo di San Gusmé.