di Vito Zita
SIENA. Quando gli italiani occuparono Massaua nel 1885, sostituendosi dopo un breve periodo di condominio agli egiziani già presenti nella città sulle rive del Mar Rosso da quasi due secoli, vennero a contatto con una moltitudine di etnie presenti in quella città le quali svolgevano i lavori più disparati. Vi erano mercanti egiziani, yemeniti, sudanesi, tigrini, abissini e indiani che si dedicavano al traffico e allo scambio di merci provenienti dalle regioni interne del Corno d’Africa e via mare dalle regioni circonvicine. Ma erano presenti anche alcuni europei come mercanti greci, turchi, alcuni francesi e inglesi. Massaua era anche la tappa obbligatoria di svariati esploratori e viaggiatori, che, per conto di agenzie commerciali o di istituzioni culturali e geografiche, attraversavano territori immensi e sconosciuti per aprire nuove vie commerciali; oltre a loro la città fu il passaggio obbligato anche per i missionari cattolici che esercitavano poi la loro missione evangelica nelle remote e interne regioni dell’Abissinia. Il polo di attrazione di questa moltitudine di mercanti e faccendieri era ovviamente il porto che fungeva da catalizzatore catalizzatore dei traffici commerciali.
Solo a partire dal 1890 Massaua e i territori circostanti, occupati in misura sempre maggiore dagli italiani, presero ufficialmente il nome di Colonia Eritrea nella quale vennero racchiuse tutte le tribù locali che via via si sottomettevano al nostro governo. Nel 1898 il Commissario Regionale di Massaua, Teobaldo Folchi, concluse il suo incarico di censimento delle tribù sotto il nostro dominio con una approfondita relazione sulla divisione storico-amministrativa delle popolazioni residenti nel Commissariato sotto il suo comando. Si trattò di un approfondito studio sulle origini storiche di quelle popolazioni che consisteva in un indice alfabetico delle località e delle tribù che le abitavano in funzione della regione di appartenenza e della giurisdizione esercitata dal Commissariato Regionale di Massaua. Di questo splendido libro del Folchi, che contiene una miniera di informazioni su quelle popolazioni locali, si è occupato negli anni passati il prof. Zaccaria che lo ha riproposto insieme ai suoi approfondimenti. Bisognerà attendere molti anni prima che venga riproposto un censimento ufficiale della popolazione eritrea, anche se nei vari censimenti decennali della popolazione del Regno d’Italia è possibile riscontrare brevi cenni anche ai sudditi coloniali.
Sostanzialmente l’Eritrea ancora oggi è costituita da nove gruppi etnici ufficiali fondamentali: Afar, Bileni, Cunama, Hedareb, Nara, Rashaida, Saho, Tigrè e Tigrigna, ognuno con specifiche zone territoriali di appartenenza e con percentuali diverse. Esistono anche altri gruppi etnici minori come gli Ad Schekh che sono nomadi, come tutte le altre tribù del Sahel, parlano la lingua araba, ma comune è tra essi anche l’uso della lingua Tigre parlato dalle popolazioni originarie che li circondano, i Baria che hanno origini comuni con i Cunama e vivevano nelle propaggini settentrionali del territorio dell’Anseba, i Begia di origine cuscitica e già dal X secolo erano famosi come guerrieri e predoni, gli Habesha chiamati anche abissini di antica origine semitica che comprendono diversi gruppi etnici presenti anche in Eritrea.
Gli Afar sono un gruppo etnico nomade che rappresentano circa il 3% dell’intera popolazione eritrea; risiedono principalmente del bassopiano desertico orientale ovvero nella Dancalia, nella Regione Afar, in Etiopia ma sono presenti anche in Eritrea e a Gibuti. Le loro caratteristiche sono di avere un figura snella con lineamenti molto fini, si dedicano all’allevamento di dromedari e al commercio del sale che ricavano dalle estese saline naturali presenti nel loro territorio. Sono di religione islamica alla quale si convertirono verso il X secolo per opera dei mercanti arabi e parlano la lingua Afar.
I Bileni sono un gruppo etnico residente in Eritrea che rappresentano circa il 2% dell’intera popolazione e sono dislocati prevalentemente nell’area centrale dell’Eritrea intorno a Cheren; sono in prevalenza agricoltori e sono arrivati in Eritrea dalla vicina Etiopia verso il XVI secolo, parlano la lingua Bilen sebbene molti parlino il Tigrigna e/o l’arabo. Sono di religione cristiano copta e islamica.
I Cunama sono un gruppo etnico di origine sudanese che rappresentano circa il 3% dell’intera popolazione; vivono prevalentemente nella zona più meridionale del bassopiano occidentale verso il confine etiopico. Sono una strana e rara oasi etnica dato che non appartengono, almeno a giudicare dai loro linguaggi che non prevedono la forma scritta, né a razze semitiche né camitiche. Probabilmente si tratta di popolazioni autoctone, anteriori alle più remote migrazioni cuscitiche e ne conservano le caratteristiche. Parlano la lingua Cunama e sono di religione cristiana e islamica.
Gli Hedareb sono una parte dei Beni Amer, un sottogruppo etnico dei Beia che rappresentano circa l’1% dell’intera popolazione; un sottogruppo parla la lingua tradizionale Beia, che appartiene al ramo cuscitico della famiglia afroasiatica, mentre un altro è più strettamente legato agli Hadendoa di origine sudanese. Il popolo Hedareb vive nella zona nord ovest del Barca ma anche in Sudan e in Egitto e sono pastori nomadi o seminomadi che in genere migrano stagionalmente con le loro greggi di dromedari, pecore e capre. Parlano la lingua Beia e sono di religione islamica.
I Nara, noti anche come Baria, rappresentano circa l’1% dell’intera popolazione; sono un gruppo etnico di origine nilotico-sahariana e vivono nella regione del Gasc-Barca a nord e nord-est di Barentù dove vivono di pastorizia e agricoltura. Parlano la lingua Nara, l’arabo e il Tigrigna e sono di religione islamica.
I Rashaida secondo alcuni studiosi sembra che siano originari del Sinai dato che essi sono presenti nella penisola egiziana e in Libia. Altri studiosi ritengono che la loro presenza in Nord Africa sia dovuta alla loro natura nomade e alle loro attività di allevamento e vendita di dromedari e di contrabbando di armi. Questo gruppo etnico rappresenta circa l’1% dell’intera popolazione e vive prevalentemente nella parte nord orientale dell’Eritrea verso il confine con il Sudan, lungo le coste del Mar Rosso. Parlano l’arabo e sono di religione islamica.
I Saho sono un gruppo etnico di origini cuscitiche che vive principalmente nelle regioni meridionali e dell’Eritrea lungo il confine con l’Etiopia e rappresentano circa il 4% dell’intera popolazione; vivono principalmente di agricoltura ed hanno una organizzazione in clan, 11 attualmente, divisi in gruppi di parentela. Come lingua madre parlano la lingua Saho che appartiene al gruppo dialettale Saho-Afar. Sono di religione islamica anche se è presente una minoranza di cristiani, noti anche come Irob, che vivono nella regione del Tigray in Etiopia e nella regione di Debub in Eritrea.
I Tigrè è un gruppo etnico che rappresenta circa il 28% dell’intera popolazione; occupano un vasto territorio che si estende dai confini con il Sudan con Agordat capoluogo, fino ai confini linguistici con l’etnia dei Rashaida che vive lungo le coste del Mar Rosso. Sono In prevalenza musulmani sunniti anche se è presente una significativa percentuale di cristiani. Essi sono strettamente legati ai Tigrini (con i quali vengono spesso confusi) e ai Begia e parlano la lingua Tigrè. La più celebre personalità di etnia Tigrè è stato Hamid Idris Awate, un ex ascari graduato durante il periodo coloniale italiano che è stato una figura di spicco nella lotta per l’indipendenza del suo paese, divenendo il primo comandante del Fronte di Liberazione Eritreo.
I Tigrigna sono il gruppo etnico eritreo più numeroso dato che rappresentano circa il 57% della popolazione; le loro origini sono quelle della relativa regione etiopica dove si è storicamente sviluppata la cultura Habesha (abissina) ed era il centro del Regno di Axum. In Eritrea occupano la Regione Centrale dove sono presenti le maggiori città come Asmara, Mendefera, Adi Quala, Decamerè, Adi Caieh e Senafè. Sono di religione cristiana appartenenti alla Chiesa ortodossa etiopica con minoranze di cattolici e protestanti. Parlano la lingua Tigrigna scritta in caratteri Ge’ez che non va confusa con l’affine lingua Tigrè, parlata dalla relativa etnia.