di Vito Zita
SIENA. La Biblioteca degli Intronati nel corso del 2020 ha acquistato uno scanner planetario della casa tedesca Zeutschel, il primo di questo modello a essere installato in Italia, ed ha annunciato di aver distribuito durante lo scorso più di 15mila immagini in ogni angolo del mondo. Ovvio e normale che il primo lavoro riguardi i manoscritti e i codici antichi con le loro delicate miniature. Una iniziativa fatta per preservarli e al tempo stesso renderli disponibili a ricercatori e studiosi professionali.
Un grande merito per la nostra istituzione cittadina che, premurosa, ha fatto sapere sui social di questa importante iniziativa. Un altro esempio virtuoso è quello dell’Accademia dei Rozzi che ha messo a disposizione online tutti e 53 i numeri della sua rivista, disponibile anche per i non soci.
Ma al di fuori della nostra città? In genere, esiste il concetto che le biblioteche italiane, per una serie di motivi tutti plausibili che vanno dalla carenza di personale specializzato alla cronica carenza di fondi, non hanno provveduto alla digitalizzazione del proprio patrimonio, almeno quello più vecchio e comunque nei limiti degli anni ammessi per la tutela dei diritti d’autore. Una convinzione dovuta alla difficoltà di reperire fondi storico-culturali per i singoli cittadini, oltre che i ricercatori e gli studiosi di professione, che permetta loro di trarre beneficio.
Ma quale è la realtà di questa situazione? Di base restano le limitazioni già accennate, ma esiste anche una empasse in termini di comunicazione da parte degli Enti che possiedono l’enorme patrimonio culturale che giace nelle biblioteche italiane, sconosciuto ai più tranne che agli studiosi che si avvalgono anche delle esperienze dei loro colleghi. Un problema irrisolto in termini di comunicazione oltre che un problema di dispersione del patrimonio librario e delle riviste fra le innumerevoli biblioteche presenti sul territorio nazionale.
Essendo un abituale frequentatore, per motivi di ricerca storica, delle biblioteche comunali ed universitarie online collocate quasi sempre negli USA e in Inghilterra, devo ammettere che rispetto a queste difettiamo enormemente in termini di organizzazione e comunicazione, non certo in termini di qualità dei fondi conservati. Solo recentemente ho avuto modo di venire a conoscenza che l’Emeroteca online della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma possiede un lunghissimo elenco di riviste scansionate e messe a disposizione dei lettori e navigatori digitali. Un progetto che sicuramente ha richiesto impegno, fondi e tempo. Ma noi utenti lo sappiamo?
La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha anch’essa una emeroteca consistente in quotidiani e settimanali italiani e stranieri che raramente giungono fino ad epoca remota ed in ogni caso si tratta di riviste attuali, escludendo quelle d’epoca non più esistenti. Più recente è la realizzazione dell’Emeroteca Digitale promossa dalla Biblioteca Nazionale Braidense, volta a pubblicare in formato digitale il patrimonio dei periodici d’interesse per la storia e la cultura d’Italia. Anche in questo caso l’informazione deriva quasi unicamente dalla ricerca personale online o altrimenti dall’apprendere la notizia causalmente sui social da parte di utenti collegati al proprio profilo. Esistono certamente altre emeroteche sparse sul territorio nazionale e il mezzo di contatto e ricerca è l’Emeroteca Digitale Italiana, un portale che si collega a tutte le biblioteche che possiedono la digitalizzazione di libri e riviste e permette la ricerca raffinata. Il che acuisce certamente la sensazione di disperazione dovuta al non sapere cosa il Ministero per i Beni e le Attività Culturali riesce a fare di buono per la nazione e per i cittadini.
Torniamo all’Emeroteca della BNC di Roma. Qui è possibile trovare nel lunghissimo elenco di centinaia di testate che riguardano tutti i campi della cultura, sia in lingua italiana che in lingua estera, alcune che riguardano da vicino la nostra città, ovviamente con la consistenza residente presso la biblioteca romana. Si tratta di riviste culturali e d’arte, liberamente consultabili online, che si riferiscono ai tempi d’oro delle pubblicazioni, quando l’arte e la cultura esprimevano il loro meglio. Mi riferisco a testate come il Bullettino del Comizio agrario del circondario di Siena (1872-1878) presieduto dal professor Giovanni Campani e del quale facevano parte i rappresentanti di tutti i comuni della provincia; il Bullettino di studi bernardiniani pubblicazione trimestrale in preparazione al 5° centenario della morte di S. Bernardino da Siena (1935-1943). Soprattutto sono disponibili diverse annate di riviste come La Diana rivista d’arte e vita senese (1926-1934), o La Balzana rassegna d’arte del costume e di attività municipale (1929-1933) che, la formidabile memoria e passione del professor Ascheri dice che alcune annate furono ristampate a cura di Alberto Olivetti, ordinario di Estetica all’Università degli Studi di Siena, e Gianni Mazzoni storico dell’arte. Ma è possibile trovare anche altre testate che fanno riferimento alla Toscana come territorio più ampio.
Insomma, una miniera d’oro di arte, cultura e conoscenze sulla quale siamo seduti… senza saperlo.
L’invito ai lettori è di andare al link dell’Emeroteca della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma qui sotto riportato e provare a cercare quanto di loro interesse, con l’augurio che le Istituzioni che detengono questo importante ed enorme patrimonio di adoperino per farci sapere i progressi del loro lavoro di digitalizzazione, senza correre il rischio di trovare le cose per caso.
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