Protagonista dell'appuntamento fissato per sabato, 8 luglio, sarà Marína Zubajová, dell'Università di Masaryk di Brno, Repubblica Ceca
CHIUSI. Sabato 8 luglio 2023, il Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, in collaborazione con il Gruppo Archeologico Città di Chiusi, ha organizzato una conferenza di Marína Zubajová, dell’Università di Masaryk di Brno, Repubblica Ceca, dal titolo “I colori e i demoni dell’aldilà etrusco sulle urne funerarie di Chiusi e Volterra” che illustrerà i risultati delle ricerche condotte nel 2021, con tecniche innovative, sulle urne in terracotta dipinte del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi e del Museo Etrusco Guarnacci di Volterra.
I colori giocavano un ruolo importante nei contesti funerari etruschi: lo osserviamo non solo negli affreschi delle tombe di Tarquinia, ma anche sulle urne dell’Etruria settentrionale tra la fine del IV ed il I secolo a.C. Un esempio sono le ben note urne in terracotta di Chiusi, ricche di colori sgargianti, conservati grazie alla cottura ed alla stesura di uno strato di preparazione. Tuttavia, tali urne sono state studiate principalmente dal punto di vista iconografico trascurando la loro “materialità”, cioè l’approfondimento delle tecniche con cui erano realizzate e dipinte, specialmente in riferimento all’indagine sui pigmenti che venivano utilizzati durante questo tipo di lavorazione. A causa dell’umidità presente nelle tombe, i pigmenti sulle urne in pietra in molti casi sono quasi completamente sbiaditi, quindi, a prima vista, sembra che alcune di queste urne ormai “nude” non fossero nemmeno dipinte. La prima parte del contributo, dunque, ha lo scopo di presentare i risultati preliminari di uno studio incentrato sulla composizione dei pigmenti delle urne di Chiusi e Volterra. L’analisi chimica dei pigmenti è stata condotta tramite la tecnica della fluorescenza a raggi X utilizzando uno strumento portatile (pXRF) in collaborazione con la Dott.ssa L. Ceccarelli e l’Ing. L. Primavesi del Dipartimento di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica “G. Natta” del Politecnico di Milano. Ai colori è legata anche la seconda parte del contributo, che sarà dedicata alla rappresentazione dei demoni etruschi, di cui la studiosa si è occupata nelle sue ricerche, concentrandosi in particolare su un motivo molto raro, probabilmente afferente all’arte etrusca. Al termine della conferenza si potrà assistere alla dimostrazione pratica dell’utilizzo della strumentazione di analisi dei pigmenti sulle urne esposte in museo.
Il Museo Nazionale Etrusco di Chiusi
Il Museo Etrusco di Chiusi nasce all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1871, per esporre i numerosi reperti restituiti dal territorio chiusino che per lungo tempo erano stati oggetto di depredazione. Nel 1963, con apposita legge, passò allo Stato assumendo il nome di Museo Nazionale Etrusco di Chiusi. Al suo interno è esposta una ricca selezione di reperti ordinati secondo un criterio cronologico e topografico provenienti principalmente dalle raccolte di collezionisti chiusini e, in parte, da scavi archeologici. L’allestimento inizia dalle prime attestazioni di frequentazione umana nell’area della città, databili all’età del Bronzo medio e finale (XIII-X secolo a.C.) e, attraverso le testimonianze dell’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), abbraccia il periodo etrusco con l’esposizione di rilievi, statue, ceramiche in bucchero e attiche, corredi tombali, urne e sarcofagi. La sezione romana raccoglie testimonianze provenienti dalla città e dal territorio circostante, fino a giungere ai primi secoli del medioevo (VI-VII secolo d.C.) con gli importanti reperti provenienti dalle sepolture longobarde scavate sul colle dell’Arcisa, subito fuori l’abitato odierno.
Tra i numerosi reperti esposti si ricordano i vasi cinerari villanoviani, tra i quali il cd. “Coperchio dell’abbraccio” che rappresenta una straordinaria scena di abbraccio tra due figure in terracotta, i caratteristici canopi (VII-VI a.C.), vasi a forma antropomorfa destinati ad accogliere le ceneri del defunto, tra i quali spicca il Canopo di Dolciano, l’elegante Sfinge in pietra, che oggi è uno dei simboli del museo, le statue femminili di piangenti, l’ossuario Paolozzi, vasi attici a figure nere e rosse, tra questi ultimi quello con la rara raffigurazione di Telemaco e Penelope. Il legame con il territorio è indicato dall’esposizione di ricchi corredi tombali e dalla piccola sezione dedicata alle tombe dipinte del Leone, della Scimmia e del Colle Casuccini (V secolo a.C.), mentre l’età ellenistica (IV-I secolo a.C.) è esemplificata dalle urne in pietra e terracotta provenienti dai numerosi sepolcri del periodo. Per l’età romana si segnalano l’eccezionale ritratto di Augusto nelle vesti sacerdotali di pontefice massimo e il mosaico con scene di caccia dalla villa di Montevenere. Infine, tra i corredi funebri di età longobarda, costituiti principalmente da armi e oggetti di ornamento personale, spicca una spilla in argento dorato con pomoli a testa umana e decori zoomorfi e geometrici.