di Enrico Campana
SIENA. Il Viareggio, che affonda le radici del Primo Novecento e grazie a tre amici, Leonida Repaci, Carlo Salsa e Alberto Colantuoni, ha inaugurato in Versilia (“sulla spiaggia e sotto un ombrellone”) la grande stagione italiana dei Premi letterari, profetica fin dalla prima edizione del ‘29 (“avvenuta all’improvviso come nacque venere dalla spuma del mare”, come scrisse uno dei vincitori, Enrico Pea), è arrivato anche quest’anno all’atto finale. O meglio: il “gran finale” per la serie di eventi che si concatenano l’uno all’altro.
Si comincia naturalmente con la scelta da parte della giuria e la premiazione delle tre opere vincitrici per il romanzo, la saggistica e la poesia, 9 autori che si mettono in gioco e in vetrina con le loro storie, le loro dinamiche, il loro stile.
Il motto del Viareggio-Répaci potrebbe essere infatti “la libera circolazione delle idee”, naturalmente sempre col dovuto supporto culturale e di originalità che contraddistingue questo premio, a volte controcorrente ma mai “concorrente”
La grande curiosità per questi giorni febbrili che spettacolarizzano l’edizione 2010 curata da Rosanna Bettarini e dal suo staff e sostenuto dal Comune di Viareggio, è quello spaziare ancora una volta su grandi orizzonti. E va oltre i confini nazionali il romanzo “Caduta Libera”, sia per l’argomento che per un autore da battaglia. E non in senso metaforico. Si tratta infatti di un lavoro sconvolgente di un trentenne ceceno, un artista del tatuaggio che racconta la sua esperienza di ex-cecchino del drammatico conflitto con la Russia con toni forti, dove l’umanità è ai minimi termini, incalzata dalla sopravvivenza e l’irragionevolezza propria di ciascun conflitto, ancor più terribile se civile. Questa sua vicenda Lilin la racconta in italiano, dopo essersi trasferito a 23 anni a Cuneo ed aver scritto il fortunato “Educazione Siberiana”, tradotto in 17 lingue e soggetto per un film di Gabriele Salvatores. Lilin scrive per Einaudi, che ha fatto l’en plein per questa 62° edizione per quanto riguarda la sezione “romanzo” con “Riportando tutto a casa” del barese Nicola Lagioia e “Milano è una selva oscura” di Laura Pariani, fertile scrittrice di Busto Arsizio.
C’è una rabbia dentro anche nei protagonisti della storia di Lagioia, tre ragazzi che crescono in una Bari dura e tentatrice, e nella metamorfosi dell’ex colto libraio che dopo aver studiato i classici col nome d’arte di Dante girando la notte per la “gran Milàn…, assieme al suo fedele randagio diventa un barbone-personaggio di una Milano oscura, con i conflitti sociali, quelli generazionali, un groviglio di violenza e paura dal quale è difficile venire fuori senza un corredo spirituale adeguato.
Per la Saggistica sono stati selezionati per la terna finalista “Bolle di Sapone. Tra Arte e Matematica” di Michele Emmer (Bollati Boringhieri), professore di matematica alla Sapienza di Roma. E’ sempre professore ma di letteratura italiana della “reputata” università romana invece Amedeo Quondam, conosciuto anche come presidente dell’Associazione Italiana degli Italianisti, che affronta il problema della crescita morale del cittadino italiano attraverso gli insegnamenti derivanti dal Petrarca, il Guicciardini e altri filosofi e pensatori, fra i quali anche illuminati europei, nel suo “Forma del vivere. L’Etica del gentiluomo e i moralisti moderni” (il Mulino). Anche in questo caso, la rosa comprende una scrittrice, Melania Mazzucco, che racconta l’originale saga di una famiglia di grandi artisti della pittura, nella sua opera “Jacopo Tintoretto. Storia di una famiglia veneziana”, edito da Rizzoli. Uno stile, un arte, una storia di vita in un contesto della città costruita sul mare, e quindi soggetta ai flussi sui quali vive e crea.
Per la Poesia, infine, sono stati scelti Fernando Bandini (Quattordici Poesie, Obliquo), poeta vicentino e docente di stilistica e metrica, e due autori che passano dall’italiano al dialetto come forma di espressione arcaica ma sempre vitale, il friulano di Gemona Pierluigi Cappello con “Mandate a dire all’imperatore (Crocetti) e il napoletano delle solfatare dei Campi Flegrei, insegnante all’Accademia delle Belle Arti di Napoli Michele Sovente (Superstiti, San Marco dei Giustiniani).
Ospite illustre e premiato a sua volta per il Versilia-Viareggio 2010, quest’anno è il famoso scrittore Mario Vargas Llosa. Una figura del grande impegno letterario, fino alle punte più alte, ma anche a quelle civili, “uno schiavo volontario e felice della letteratura”, come lui si definisce. Nato in Perù il 28 marzo 1936, un’infanzia tormentata sullo sfondo di tensioni e una riconciliazione fra i genitori, messo dal padre in un collegio militare, si aggrappa allo studio e alla letteratura. Alle armi preferisce gli studi universitari, completati in una Madrid ancora franchista, che gli sta stretta e dalla quale fugge per approdare a Parigi dove è nata una cultura europea di varie provenienze e pensieri.
Una storia quasi bislacca, inverosimile, la sua, come il matrimonio con una zia molto più vecchia, la polemica, il paradosso, la parata, la stoccata e l’affondo inesauribili. Un sudamericano del tutto originale, diverso dai classici della letteratura andina, anche se condivide le idee e le esperienze di famosi colleghi, come Garcia Marquez, mantenendosi tuttavia distante (o diffidente?) dalla rivoluzione cubana
Il suo primo grande successo arriva nel ’63, con “La città e i cani”, non solo messo all’indice, ma bruciato in piazza. E’ la consacrazione di una grande carriera che comprende anche saggi, testi teatrali, articoli, riflessioni e gli spalanca le porte per la chiamata quale candidato alla presidenza del suo paese nel ’90, anche se non riesce a battere il discusso Fujimori.
Per il Viareggio-terzapagina “Cesare Garboli” il premiato per il 2010 è invece Vincenzo Gallo, in arte Vincino. Un siciliano graffiante adottato dalla Toscana, con la sua matita al curaro. Un personaggio AI primi posti della scuola italiana famosa per un impegno civile che usa l’arma della dissacrazione, arte fine spesso ingrata combattuta contro nemici forse imbattibili come i mulini a vento.
SIENA. Il Viareggio, che affonda le radici del Primo Novecento e grazie a tre amici, Leonida Repaci, Carlo Salsa e Alberto Colantuoni, ha inaugurato in Versilia (“sulla spiaggia e sotto un ombrellone”) la grande stagione italiana dei Premi letterari, profetica fin dalla prima edizione del ‘29 (“avvenuta all’improvviso come nacque venere dalla spuma del mare”, come scrisse uno dei vincitori, Enrico Pea), è arrivato anche quest’anno all’atto finale. O meglio: il “gran finale” per la serie di eventi che si concatenano l’uno all’altro.
Si comincia naturalmente con la scelta da parte della giuria e la premiazione delle tre opere vincitrici per il romanzo, la saggistica e la poesia, 9 autori che si mettono in gioco e in vetrina con le loro storie, le loro dinamiche, il loro stile.
Il motto del Viareggio-Répaci potrebbe essere infatti “la libera circolazione delle idee”, naturalmente sempre col dovuto supporto culturale e di originalità che contraddistingue questo premio, a volte controcorrente ma mai “concorrente”
La grande curiosità per questi giorni febbrili che spettacolarizzano l’edizione 2010 curata da Rosanna Bettarini e dal suo staff e sostenuto dal Comune di Viareggio, è quello spaziare ancora una volta su grandi orizzonti. E va oltre i confini nazionali il romanzo “Caduta Libera”, sia per l’argomento che per un autore da battaglia. E non in senso metaforico. Si tratta infatti di un lavoro sconvolgente di un trentenne ceceno, un artista del tatuaggio che racconta la sua esperienza di ex-cecchino del drammatico conflitto con la Russia con toni forti, dove l’umanità è ai minimi termini, incalzata dalla sopravvivenza e l’irragionevolezza propria di ciascun conflitto, ancor più terribile se civile. Questa sua vicenda Lilin la racconta in italiano, dopo essersi trasferito a 23 anni a Cuneo ed aver scritto il fortunato “Educazione Siberiana”, tradotto in 17 lingue e soggetto per un film di Gabriele Salvatores. Lilin scrive per Einaudi, che ha fatto l’en plein per questa 62° edizione per quanto riguarda la sezione “romanzo” con “Riportando tutto a casa” del barese Nicola Lagioia e “Milano è una selva oscura” di Laura Pariani, fertile scrittrice di Busto Arsizio.
C’è una rabbia dentro anche nei protagonisti della storia di Lagioia, tre ragazzi che crescono in una Bari dura e tentatrice, e nella metamorfosi dell’ex colto libraio che dopo aver studiato i classici col nome d’arte di Dante girando la notte per la “gran Milàn…, assieme al suo fedele randagio diventa un barbone-personaggio di una Milano oscura, con i conflitti sociali, quelli generazionali, un groviglio di violenza e paura dal quale è difficile venire fuori senza un corredo spirituale adeguato.
Per la Saggistica sono stati selezionati per la terna finalista “Bolle di Sapone. Tra Arte e Matematica” di Michele Emmer (Bollati Boringhieri), professore di matematica alla Sapienza di Roma. E’ sempre professore ma di letteratura italiana della “reputata” università romana invece Amedeo Quondam, conosciuto anche come presidente dell’Associazione Italiana degli Italianisti, che affronta il problema della crescita morale del cittadino italiano attraverso gli insegnamenti derivanti dal Petrarca, il Guicciardini e altri filosofi e pensatori, fra i quali anche illuminati europei, nel suo “Forma del vivere. L’Etica del gentiluomo e i moralisti moderni” (il Mulino). Anche in questo caso, la rosa comprende una scrittrice, Melania Mazzucco, che racconta l’originale saga di una famiglia di grandi artisti della pittura, nella sua opera “Jacopo Tintoretto. Storia di una famiglia veneziana”, edito da Rizzoli. Uno stile, un arte, una storia di vita in un contesto della città costruita sul mare, e quindi soggetta ai flussi sui quali vive e crea.
Per la Poesia, infine, sono stati scelti Fernando Bandini (Quattordici Poesie, Obliquo), poeta vicentino e docente di stilistica e metrica, e due autori che passano dall’italiano al dialetto come forma di espressione arcaica ma sempre vitale, il friulano di Gemona Pierluigi Cappello con “Mandate a dire all’imperatore (Crocetti) e il napoletano delle solfatare dei Campi Flegrei, insegnante all’Accademia delle Belle Arti di Napoli Michele Sovente (Superstiti, San Marco dei Giustiniani).
Ospite illustre e premiato a sua volta per il Versilia-Viareggio 2010, quest’anno è il famoso scrittore Mario Vargas Llosa. Una figura del grande impegno letterario, fino alle punte più alte, ma anche a quelle civili, “uno schiavo volontario e felice della letteratura”, come lui si definisce. Nato in Perù il 28 marzo 1936, un’infanzia tormentata sullo sfondo di tensioni e una riconciliazione fra i genitori, messo dal padre in un collegio militare, si aggrappa allo studio e alla letteratura. Alle armi preferisce gli studi universitari, completati in una Madrid ancora franchista, che gli sta stretta e dalla quale fugge per approdare a Parigi dove è nata una cultura europea di varie provenienze e pensieri.
Una storia quasi bislacca, inverosimile, la sua, come il matrimonio con una zia molto più vecchia, la polemica, il paradosso, la parata, la stoccata e l’affondo inesauribili. Un sudamericano del tutto originale, diverso dai classici della letteratura andina, anche se condivide le idee e le esperienze di famosi colleghi, come Garcia Marquez, mantenendosi tuttavia distante (o diffidente?) dalla rivoluzione cubana
Il suo primo grande successo arriva nel ’63, con “La città e i cani”, non solo messo all’indice, ma bruciato in piazza. E’ la consacrazione di una grande carriera che comprende anche saggi, testi teatrali, articoli, riflessioni e gli spalanca le porte per la chiamata quale candidato alla presidenza del suo paese nel ’90, anche se non riesce a battere il discusso Fujimori.
Per il Viareggio-terzapagina “Cesare Garboli” il premiato per il 2010 è invece Vincenzo Gallo, in arte Vincino. Un siciliano graffiante adottato dalla Toscana, con la sua matita al curaro. Un personaggio AI primi posti della scuola italiana famosa per un impegno civile che usa l’arma della dissacrazione, arte fine spesso ingrata combattuta contro nemici forse imbattibili come i mulini a vento.