A Palazzo Patrizi l'inaugurazione dell'allestimento
Di queste “creature” e delle loro superfici Kirschenbaum indaga le imperfezioni, le scabrezze, le abrasioni, le mancanze, o coglie il punto in cui lo scalpello o il pennello si sono rivelati incerti. Un’indagine costruita su scatti unici che raccontano una bellezza difettosa, attraversata dalle ferite del tempo, e capace di suscitare una qualche tenerezza, una richiesta di cure, una preghiera di attenzione.
La stessa che si ritrova nell’immagine simbolo della mostra e nel titolo “Per ciò che è”: il gesto di una mano che svela uno sguardo disincantato e intimo insieme.
L’allestimento, ad ingresso libero, resterà aperto tutti i giorni fino al 9 febbraio con orario 15,30-18,30.
Niccolò Kirschenbaum, nato a Siena nel 1983, si interessa alla fotografia fin dagli anni del liceo, a Torino. Laureatosi in Storia dell’Arte all’Università di Siena, si è occupato di catalogazione e conservazione di fondi fotografici. Nei suoi scatti esplora, tra gli altri, il tema del rapporto tra identità, memoria, genere e territorio. Collabora con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Siena in particolare con i progetti “Paesaggi della Memoria” e “Musei e Alzheimer”. Tra i suoi principali lavori, un’indagine sulla violenza femminile (“Elisioni Permanenti”, Crowdbooks 2017) e la documentazione sulla vita dei lavoratori nella grande distribuzione organizzata. Attualmente la sua ricerca si indirizza su un “umanesimo fotografico”, un racconto della quotidianità nelle strade delle città europee.