di Paola Dei
SIENA. Dopo la scomparsa del grande attore che ha saputo cogliere, fino all’etá di 80 anni, sacro e profano, ombra e luce con lo stesso entusiasmo di un ragazzino alle prese con il primo amore, i messaggi sui social e le visite al cancello della Clinica Margherita, si sono susseguite incessanti in un via vai di amici, colleghi e gente del popolo. Fra i primi messaggi lasciati fuori dalla clinica ne ha risaltato uno, scritto su un foglio e legato con un nastro ad una rosa rossa, sul quale si legge la frase: Gigi…sta Mandrakata nun ce la dovevi fà. Le sue Mandrakata ormai passate alla storia come testimonianza diretta del suo carattere rimarranno indelebili nella mente di ogni italiano e non solo.
Questa mattina è invece giunta la notizia dalla Sindaca Raggi che il Globe Theatre sarà intitolato a lui. Il primo a lanciare la proposta di un teatro a lui dedicato è stato Carlo Verdone ma, dopo di lui, un fiume di adesioni e dichiarazioni di assenso per questo gigante del teatro che aveva la straordinaria capacità di generare idee in continuazione con l’intelligenza di sintetizzare le informazioni anche più complesse sia per un pubblico colto che per il popolo.
Aveva inoltre la rara abilità di assorbire i caratteri e le caratteristiche di ogni persona rendendola immediatamente personaggio e riusciva a coordinare mente e corpo con una innata competenza che non lo ha mai abbandonato, cosi come aveva la bravura di cogliere i paradossi delle persone per poi maltrattarle amorevolmente di battute giocose, come ha avuto modo di dirgli Renato Zero in una canzone scritta per lui sulle note di Che sarà dei Ricchi e Poveri. Che prendesse in giro il dialetto meridionale o Vittorio Gassman, coglieva sempre l’essenza del personaggio e ce lo restituiva pieno di umanità. Che recitasse nei panni di Don Filippo Neri o in quelli del Maresciallo Rocca, manteneva la sua amabile simpatia. Qualcosa che andava oltre la bravura.
La sua immagine é proiettata in questi giorni, che precedono il funerale, sulle antiche mura del Colosseo e del Campidoglio con la scritta Ci mancherai, mentre la Rai sulla facciata del palazzo gli dedica un Ciao Gigi saremo sempre il tuo palcoscenico.
E mentre la sua Roma si stringe intorno a lui postando canzoni, sonetti e frasi indelebili e inevitabili riferimenti alle mandrakate, fioccano le polemiche perchè le immagini proiettate sembrano francobolli buttati là a caso. Ma occorre tener presente che la proiezione è stata organizzata in pochissimo tempo grazie al sostegno di Acea e grazie alla tecnologia di video-mapping. L’architetto di Scene di luce, Livia Cannella non si accontenta della spiegazione del poco tempo e non si limita solo a criticare ma realizza un video con una dimostrazione di ció che avrebbero potuto fare e il video è già virale.
Le figlie Carlotta e Susanna insieme compagna Sagitta Alter, la donna che gli é stata accanto 58 anni, ringraziano commosse per il pieno di amore che stanno ricevendo da tutto il mondo.
“Mio padre ci sgridava solo quando era la mamma a dirglielo”. Racconta Susanna mentre Carlotta posta su Instagram una foto dove lei e il padre sorridono. Entrambe hanno intrapreso la strada dell’arte e dello spettacolo, seppur in maniera diversa, e abbiamo avuto modo di renderci conto delle loro capacità nelle puntate di Cavalli di battaglia, andate in onda qualche anno fa e riproposte alla TV la sera della scomparsa di Proietti. Gigi ne ha subite tante, ma ha sempre reagito con grande signorilità, pur manifestando il suo disappunto. In proposito Barbara Palombelli, lancia una provocazione in controtendenza, tacciando di ipocrisia tutti coloro che adesso sembrano piangere per lui. Avrebbe meritato molto di più ci dice la giornalista e conduttrice televisiva e lui lo sapeva benissimo. Avrebbe potuto dirigere il Teatro di Roma…avrebbe potuto rimanere ancora al Brancaccio…..avrebbe…di certo meritato molto di più ma la sua immagine e le sue risate contagiose rimarranno indelebili e si sono già guadagnate un posto nel persempre.
E nessuno di noi dimenticherà questo gigante che ancora oggi in una registrazione che lo rende immortale imita Vittorio Gassman leggere Dante mentre Celentano gli tiene il microfono.