In mostra da Mohsen dal venerdì 5 agosto
SIENA. “Si potrebbe dire: “dall’Aura* della pellicola alla Magia della scatto del sensore”. Questa concentratissima selezione (e non solo per motivi di spazio) di foto “del” Palio, ha la pretesa anche di chiarire – fuori tempo non importa – non certo di esaurire, la querelle, ormai autoarchiviata, fra pellicola e sensore. Per capirne le implicazioni più “profonde”. Il DIGITALE, sbandierato con mille aggettivi come una rivoluzione epocale, “...è stato semplicemente un media analogico convertito in forma digitale…” (Claudio Marra). Quindi senza nessun sconvolgimento nel mondo della foto materiale. Ma il cambiamento nel “modo di operare” (già vaticinato in anni non sospetti da W. Flusser “l’uomo apparecchio” o “apparecchio fotografico munito di un uomo” o da F. Vaccari nel Suo “inconscio tecnologico”) è stato silenziosamente e sommessamente DEVASTANTE. Con la foto in pellicola (c’erano anche macchine con uno scatto solo!!!) il processo di ripresa dava forzatamente spazio alla “previsualizzazione”. Certo, si potevano “fare” anche foto di cronaca, di strada. Quelle “a la sauvette” (tanto predicate “alto borghese” da H. C. Bresson che “… raffigura l’idea estremamente rassicurante di un mondo un mondo che si ordina e ogni elemento concorre a sprigionare un significato comune…” (F. Vaccari).
Ma la Fotografia restava comunque legata magicamente alla sua “AURA benjaminiana”, alla sua unicità di interpretazione e realizzazione (banalmente (?!), pensiamo a Moonrise di Adams). Una buona fotografia, quindi, “a causa” (sempre) del mezzo in pellicola, aveva bisogno di previsualizzazione, ripresa, camera oscura (odierna post-produzione)
Con il DIGITALE, invece, il Fotografo, subendo la “prevista” personalità della macchina, è diventato davvero un cacciatore alla ricerca del “bottino dell’apparecchio”. Costretto, suo malgrado spesso, a lasciar bruciare frettolosamente ogni idea nel crogiolo tentacolare della CRONACA. Semplice, diretta, anche spettacolare, talvolta, ma…opera “dell’inconscio tecnologico”. Non dell’ingegno personale. Cultura. Capacità. Progetto…
Un esempio per tutte. Per una riflessione veloce. Fuoco ed esposizione: AUTO. Scatto una sequenza di un evento. 6 – 8 – 10 e più fotogrammi al secondo. In uno dei 60-70 scatti trovo una foto spettacolare. Posso definirmi autore di quello scatto, o solo un cavalletto umano? Ecco la magìa e il limite (artistico) della foto digitale.
Ma anche, per chi ama La FOTOGRAFIA, oggetto di ”meditazione”.
Gigi Lusini