A presentare il libro che parla di lei, scritto da Franco Vigni c'erano Mauro Marzucchi e Roberto Barzanti
SIENA. Si è conclusa ieri sera (5 novembre) al Cinema Nuovo Pendola la la due giorni dedicata al cinema di Francesca Archibugi. Come ha detto il vicesindaco Mauro Marzucchi, intervenuto insieme allo storico Roberto Barzanti per la presentazione del libro di Franco Vigni Questione di sguardo. Il cinema di Francesca Archibugi (aSKa edizioni), il lavoro del ricercatore, giornalista e critico cinematografico “ha approfondito la conoscenza della regista romana. Una retrospettiva che delinea l’arte e il personaggio”.
Francesca Archibugi, presente all’incontro, ha risposto alle domande del pubblico con la simpatia e l’intelligenza che la contraddistingue. “La mia vita è contro la retorica, mi considero un’artigiana, per questo do molta importanza alla parte della scrittura, perché ritengo che si determini lì la riuscita di un film. Non è possibile fare un buon film senza una buona sceneggiatura”.
Del resto, come ha evidenziato Barzanti, “nel libro di Vigni, una ‘biografia filmica’ esemplare, dalla quale traspare tutta la preparazione e la bravura dell’Archibugi”.
Francesca Archibugi riesce, infatti, ad essere una grande scrittrice e narratrice e da questo, per Vigni, “la capacità di creare una propria poetica e cifra identificativa, con la quale raccontare storie osservate con uno sguardo carico di sensibilità, soprattutto nei bambini che interpretano le sue pellicole”.
Bimbi e adolescenti catapultati nel mondo degli adulti. Nella vita quotidiana dove gli adulti, di converso, si comportano come bambini.
“Il suo cinema è piacere di visione”, ha evidenziato Franco Vigni.
“Io ho sempre pensato che fosse la più brava di tutti”, scrive Paolo Virzì e, sempre nelle introduzioni della pubblicazione dello scrittore senese, Walter Veltroni aggiunge: “Nei film della Archibugi c’è sempre una forza misteriosa che costringe a rimanere a terra, anche chi ha le ali. Ovviamente, la sua è una visione universale degli uomini, delle donne e del loro destino”.
La stessa visione, dove ognuno può riconoscersi, che esce, con forza, da “Domani”, il film che ieri sera ha chiuso la rassegna. La vita di persone comuni, in una terra d’Italia distrutta dal terremoto. Siamo in Umbria, ma potremo essere ovunque. I sentimenti, le passioni, i dubbi e le angosce di una tragedia della natura accomunano i personaggi che potrebbero appartenere a qualsiasi terra, a qualsiasi Paese. E’ nella realtà del quotidiano, senza confini geografici, politici, ideologici, che fa presa il lavoro di Francesca Archibugi. Una regista, sempre per citare Virzì, che “fra centocinquant’anni, quando del cinema di questo secolo saranno rimaste solo le tracce su qualche raro e pregiato testo custodito nelle biblioteche, i ragazzi e le ragazze di un’epoca che noialtri non vedremo, e non possiamo sapere se sarà feroce o bellissima, avrebbe rischiato di non sapere che in Italia, a cavallo tra il secolo ventesimo e ventunesimo, c’era una ragazza romana (…) che verso la fine degli anni ’80, mentre il cinema italiano sembrava destinato a chiudere i battenti per sempre, nel pieno di un’epoca scemotta dove non si sapeva da che parte guardare, aveva fatto il miracolo di sformare un piccolo grande film che aveva conquistato il cuore di moltissimi , e poi, uno dietro l’altro, tanti film divertenti e commoventi, teneri e da ridere, piacevoli da guardare e anche leggeri, che però ti lasciavano addosso un magone misterioso, un languore dolce ma anche inspiegabile, come la pioggia nella città secondo Paul Verlaine”.
Nel libro di Franco Vigni è possibile leggere tutto questo e molti di più.