Intervista a Nicholas Rowe, coreografo e regista australiano
SIENA. Molto più che un semplice laboratorio di danza. Quello di Nicholas Rowe, coreografo, regista e autore australiano, è un vero e proprio progetto internazionale, denominato “Five Cities, Five Senses”, nato all’interno dell’Università di Auckland dove Rowe insegna Storia della danza. Un progetto che prevede la produzione di cinque “corti” di danza girati all’interno di diverse comunità del mondo, come Ramallah (Palestina), Suva (Fiji), Phnom Phen (Cambogia) e Darwin (Australia).
E Siena, in particolare la Corte dei Miracoli: “Ho sempre seguito con interesse la situazione culturale in Italia, un paese in cui la danza non sembra avere sostegni statali, a differenza della lirica o della musica. Questo ha fatto sì che il vostro Paese, ad esclusione della danza classica, abbia poca visibilità a livello internazionale. Sono arrivato alla Corte dei Miracoli grazie ad un’amica conosciuta a Ramallah, Farah Saleh, che per anni ha insegnato proprio qui danza del ventre e lingua araba. Mi ha consigliato questo posto e devo dire che non sono affatto rimasto deluso, anzi. C’è tanta energia e tante persone diverse in questo spazio. Anche se non tutti sono professionisti, è molto interessante da un punto di vista artistico perché ognuno ha voglia di sperimentare ed ha una propria storia personale legata a questo luogo speciale”.
Accanto all’aspetto creativo, in ogni tappa del suo viaggio artistico intorno al mondo, Nicholas Rowe tiene una serie di laboratori di danza, portando avanti una riflessione sull’uso applicativo nelle diverse comunità che sta visitando. “Il progetto – spiega Rowe – nasce da una collaborazione con il World alliance of art education, organizzazione mondiale di arti visive, teatro, danza e musica legata all’Agenda 2012 dell’Unesco, “The Education Link”, con insegnanti e studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Uno degli elementi centrali in questa agenda è la necessità di studiare come l’arte possa essere usata fuori dai contesti più formali dell’educazione, in spazi come la Corte dei Miracoli dove l’arte ha una funzione più comunitaria, e dunque capire l’impatto che può avere nell’educazione, nella salute mentale e nella coesione sociale. Concentrandoci su 5-6 località del mondo, abbiamo anche l’opportunità di scoprire come danze diverse vengano usate in maniera differente, anche se il coinvolgimento, il modo di vivere la danza si potrebbe dire che sia globale”.
Ci sono tre aspetti che vengono inglobati nel progetto “Five Cities, Five Senses”: “Il primo è quello di girare il film vero e proprio, una creazione collettiva per mettere l’accento sulle diverse comunità. Io mi occupo del montaggio e della regia, ma la realizzazione è frutto di un lavoro condiviso, visto che la telecamera passa di mano in mano tra i partecipanti. Il secondo è l’aspetto più antropologico, che prenderà la forma di un libro e nel quale descriveremo la storia dei posti dove stiamo lavorando, mettendo a confronto anche le varie organizzazioni e associazioni. Il terzo ed ultimo aspetto sarà la realizzazione di un documentario sull’intero lavoro”. Nicholas Rowe conosce molto bene la situazione palestinese, avendo vissuto lì per otto anni: “Ho lavorato nei territori ed in particolare a Gaza, mia moglie anche è palestinese. Non bisognerebbe mai usare i bambini come soldati, ma neanche come ambasciatori. Il mio lavoro in Palestina ha più a che vedere con la creazione, favorire delle opportunità creative, piuttosto che con la necessità o l’ambizione di salvare il mondo. I problemi tra i due Paesi non sono culturali, israeliani e palestinesi possono lavorare insieme. Ciò che è in atto è una vera ingiustizia politica, e dunque occorre un cambiamento politico e non culturale”.
Un aspetto, quello della questione palestinese, messo in luce anche da Francesca Duranti, responsabile del corso di danza contemporanea alla Corte dei Miracoli. E’ proprio grazie a lei, e alla scuola di danza Natana Vedica East/West Performing Arts diretta da Maresa Moglia (che è anche presidente della Corte dei Miracoli), che è nata la collaborazione con l’artista australiano: “Sono molto grata ai miei amici e colleghi danzatori palestinesi (nello specifico Farah Saleh, Anas Abu Oun e Nour Sulqan) di aver messo in contatto la Corte dei Miracoli con Nicholas Rowe. L’arrivo di Nicholas a Siena coincide purtroppo con il momento tragico che Gaza e i territori occupati della Palestina stanno vivendo e lavorare con lui e sua moglie al progetto Five Cities Five Senses mi fa sentire vicina ai miei colleghi danzatori e a tutto il popolo palestinese. Nicholas ci fa viaggiare con la mente e con il corpo, rompe le barriere dello spazio e ci fa danzare negli spazi conosciuti della Corte dei Miracoli e della città di Siena, inserendola nel mondo e dimostrando ancora una volta che la ricerca molto spesso non si fa solo nelle accademie e nei luoghi istituzionali, ma anche e soprattutto all’interno di comunità associative. La modalità orizzontale con cui conduce il suo progetto, ci rende autori e attori, dandoci modo di rivisitare gli spazi quotidiani rendendoli ambivalenti, misteriosi e carichi di vita. Nicholas ci ha dato la possibilità di una terza via creativa, di abitare lo spazio con la danza”.