di Paola Dei
ROMA. Fra i temi affrontati in questa undicesima festa del cinema di Roma non è mancato quello dell’onore che va oltre l’amore, ovvero della libertà negata.
Ambientato in Belgio, il film di Stephan Streker ci racconta la morte come una fatalità inevitabile quando si va oltre ciò che il Popolo natio ammette e concede. Tratto da una storia vera accaduta nel 2007, come ha ricordato lo stesso regista in conferenza stampa, il film racconta la storia di Zahira, una ragazza di 18 anni che si scontra con le regole imposte dalla cultura pakistana, in base alla quale dovrebbe sposare un ragazzo del suo stesso popolo, nonostante sia innamorata di un ragazzo occidentale.
Zahira tenta di ribellarsi e far valere la propria libertà, cerca il sostegno della madre, della sorella, ma trova in loro barriere che le rendono ancora più complesso e complicato il percorso per l’acquisizione di un diritto che sembra dovuto. La madre per motivi culturali imposti è ormai radicati, la sorella per un adattamento che le ha permesso di avere i ragazzi che ha voluto fin quando non ha dovuto scegliere un marito nella sua terra di appartenenza e si è fatta ricucire la vagina per non creare scandalo. Tutto questo viene ammesso e concesso anche quando ci sono ragazze incinta che grazie a questa tecnica riescono a cancellare interi periodi di vita.
Un storia con una parte drammaturgica efficace e con una visione dall’alto che ci viene spiegata dallo stesso regista:”Volevo che desse la sensazione del punto di vista di Dio”. Ottima la recitazione degli attori che interpretano Zahira, alias Lina El Arabi, il fratello alias Sebastien Houbani, e soprattutto il padre alias Babak Karimi, che riesce a dare intensità e drammaticità al personaggio.
Il fratello della sfortunata protagonista della storia di cronaca è attualmente in carcere e il regista conferma quanto fosse forte l’amore che lo legava alla sorella.