Intervista a Niccolò Tiberi, giovane attore di origini senesi
di Annalisa Coppolaro
SIENA. Dice che gli affidano sempre la parte del cattivo, eppure Niccolò Tiberi ha una dolcezza suadente e naturale insolita in un giovane uomo di soli ventiquattro anni. E’ forse, penso, la sua voce intensa e notturna, che non tradisce la provenienza senese nè la residenza romana, a fare di lui un attore ‘’tagliato’’ per interpretare i ruoli più sofferti.Una voce che mi colpì subito conoscendolo per caso a una cena di gala tempo fa. Diplomatosi al Liceo Galilei di Siena, un giorno ha detto ai suoi che voleva fare l’attore, e i suoi non hanno fatto una piega… Così ha seguito importanti corsi di recitazione a Roma ed è già apparso in film importanti come ‘’Dopo quella notte’’, che raccontava le stragi del sabato sera, a fianco di notissimi attori come Maria Grazia Cuccinotta. Premiato anche nel 2010 al Terra di Siena Film Festival per il cortometraggio Alter di Francesco Guasconi, oggi Niccolò Tiberi è una giovane certezza del cinema italiano. Lo appuriamo anche nella nostra intervista in una calda sera d’estate nella terrazza di un bar senese alla moda. Una intervista piacevole, giocosa e profonda a un tempo, che rivela una personalità certa dei suoi obiettivi e dei suoi sogni. Non avevamo dubbi.
Niccolò, qual è il tuo rapporto con il teatro? Stai recitando in Byron’s Ruins…
“Ti confesso che non ho sempre sognato di recitare su di un palco. La passione per il cinema e la volontà di prendere parte al magico mondo che ruota intorno alla macchina da presa mi ha spinto a recitare. Il teatro è venuto di conseguenza, come necessario passaggio formativo, e si è poi imposto in seguito come realtà assolutamente autonoma ed essenziale per la mia persona, sia in senso umano che artistico. Il teatro vive di vita propria, è un flusso animato ininterrotto,e quando realizzi questo non puoi far altro che innamorartene e donare ad esso gran parte della tua vita artistica. Entrambi hanno pregi e difetti, ovvio, ma il teatro è ‘’migliore’’del cinema in quanto sa ‘’abbattere la quarta parete’’, come si suol dire. Guardare un film, per quanto coinvolgente, rimane come osservare allo zoo un leone in gabbia, e tu reciti al sicuro con delle belle sbarre che ti tengono lì…Per fare teatro ci vuole coraggio, non ci sono barriere. Niente tra te e l’immediata realtà dell’azione. A teatro si deve andare pensando che nelle nostre poltroncine non siamo mai al sicuro…In Byron’s Ruins, che citavi, è impossibile per lo spettatore sentirsi distaccato, al sicuro. C’è tanto bisogno del teatro, ma di un teatro che non imiti la deprimente alienazione ed ebetizzazione di massa a cui ci abitua la televisione e da un certo modo molto diffuso di fare spettacolo. Che il teatro torni alle sue origini, quando era ancora considerato un evento indispensabile vissuto dalla società in maniera corale e non un semplice, divertente ‘’spettacolino’’ passivo”.
Che rapporto hai con la tua città d’origine, Siena, e come vivi invece Roma, che ti ha ‘’adottato’’?
“Come si dice, ‘’apprezzi quel che hai solo quando lo perdi’’. Non credo fortunatamente in questo, eppure con Siena è stato davvero così. A vent’anni Roma ti appare come un enorme parco delle meraviglie, un cambio di vita radicale rispetto a quella che è la vita qui a Siena. Quell’entusiasmo primigenio perö è durato molto poco, poi hanno iniziato a fare capolino gli aspetti non troppo piacevoli di una città così grande e caotica, ed ecco che una nostalgia tutta senese riaffiora all’istante più forte che mai. Penso che sia proprio grazie a Roma che adesso amo sempre di più la mia città. Non perdo mai l’occasione di tornare appena ho un attimo libero. Siamo talmente abituati a tutto ciò che raramente riusciamo a renderci conto totalmente di quanto siamo fortunati a vivere in un tale paradiso. E non intendo solo esteticamente. Siena, nonstante le ridotte dimensioni, propone ogni anno un panorama artistico-culturale di altissimo livello, da far invidia a qualsiasi altra città. Ho avuto l’enorme piacere di salire sul palco del Teatro del Costone. Spero al più presto di riuscire a portare qualcosa anche ai Rinnovati. Sarebbe una soddisfazione immensa”.
Quali credi che siano le doti necessarie per fare il tuo lavoro?
“Tra quelle sicuramente più importanti ci sono perseveranza, pazienza e tanto coraggio. Si pensa, a volte, che il mestiere dell’attore sia qualcosa tutto rose, fiori, passerelle e autografi. Niente di più sbagliato. Anzi, consiglio vivamente a chi insegue questa strada con l’unico scopo di raggiungere questo tipo di cose di darsi a ben altro. O almeno, di entrare nel mondo dello spettacolo come meglio crede, ma avendo almeno la decenza di lasciare in pace la parola ‘’attore’’, ormai tanto bistrattata. Personalmente non riesco nemmeno a chiamarlo ‘’lavoro’’, si tratta piuttosto sotto tutti gli aspetti di un’ossessione. E’ questo il punto fondamentalmente necessario di questo lavoro: devi esserne ossessionato, altrimenti prima o poi ti arrenderai e lascerai perdere tutto. Poi mi viene in mente un’altra cosa che sento spesso dire, ‘’Quando sono sul palco, quando recito ecc, mi sento vivo/a!’’. Non è niente più di una frase ad effetto degna della migliore telenovela…Ormai è comune sentirla e si pensa che ci sia qualcosa di ammirevole. Ma il concetto di base è sbagliatissimo. Devi essere tu ad animare il palco con la tua storia personale, con le tue emozioni, con la tua energia, altrimenti è impossibile che tu riesca a creare qualcosa di anche solo accettabile. Dobbiamo imparare a sentirci vivi ogni giorno, ogni momento, sia nel bene che nel male, e poi portare questo in scena, vivendo così una vita nella vita. In caso contrario saremmo solo dei cartocci vuoti emozionati in quel momento dall’illusione di aver creato qualcosa. In realtà è gettare nulla nel nulla, niente più. Non aspettare che il teatro ti renda una ‘’persona migliore’’, perchè non accadra’”.
Che progetti ci sono nei tuoi prossimi mesi?
“Nella prossima stagione teatrale saremo nuovamente in tourneè con lo spettacolo Byron’s Ruins, di Marco Filiberti. Non ho ancora conferma delle date definitive ma spero ci sia la possibilità di portarlo anche in Toscana. Più a breve termine mi sto preparando per le riprese di un cortometraggio che sembra promettere molto bene. Il produttore con alcuni suoi lavori ha visto numerosi premi tra cui due Nastri d’argento e un Globo d’oro. Gireremo a fine mese a Roma. Sto anche portando avanti la scrittura di un progetto teatrale sul quale preferisco mantenere il segreto in quanto vi dovrebbe prendere parte, anche molto attivamente, un famoso gruppo rock italiano, ma si dice, per scaramanzia, di non dire mai niente fino a che non è tutto scritto nero su bianco. E io mi atterrò alla regola..una volta tanto…’’
E Niccolò ride il suo sorriso sincero e un po’ arcano con l’entusiasmo di chi sa esattamente quello che vuole. Un asso in più nella manica di un giovane attore che ha le carte in regola per far ancora parlare di se’ in un vicinissimo futuro.