Alla conferenza sono intervenuti Roberto Barzanti e Luigi Lotti

di Silvia Vecoli
SIENA. Il 16 dicembre a Palazzo Patrizi il professore Luigi Lotti, docente all’Università degli studi di Firenze, ha tenuto una conferenza sul periodo storico che portò all’Unità d’Italia.
Dopo una breve introduzione dell’Archintronato Roberto Barzanti , il Professore Lotti ha posto l’ attenzione su tre fattori, che hanno contribuito all’unità, senza i quali non si sarebbe raggiunto alcun risultato, nonostante la diffusione tra gli intellettuali, la classe aristocratica e borghese del sentimento patriottico:
1. la monarchia piemontese, che fornì l’esercito regolare per combattere l’Austria;
2. l’abilità diplomatica di Cavour;
3. gli ideali di un eroe come Garibaldi, a cui si deve la liberazione dell’Italia Meridionale.
Il 10 gennaio 1859 nel Parlamento piemontese il re tenne un discorso in cui era evidente l’intenzione di far cessare il dominio dell’Austria in Italia. Esistevano accordi nascosti tra Vittorio Emanuele e la Francia di Napoleone III: quest’ultimo percepiva come una minaccia il dominio austriaco sulla nostra penisola; inoltre voleva ridare al suo paese la posizione di preminenza politica e militare sull’Europa che aveva avuto in passato.
Cavour aveva previsto che gli interessi comuni anti- austriaci avrebbero fatto del Piemonte un alleato della Francia; bisognava soprattutto che la liberazione dell’Italia diventasse una questione di politica internazionale, a cui non si doveva opporre neppure l’Inghilterra, che a sua volta non desiderava una espansione del potere francese nel Mediterraneo. A raggiungere questo fine fu rivolta da allora in poi l’opera dello statista piemontese, il cui primo passo fu la guerra di Crimea.
Secondo il Professore Lotti il punto cruciale fu il momento delle annessioni. Se gli stati italiani avessero difeso le loro autonomie, sarebbe tramontato il sogno dell’Unità d’Italia. L’abilità di Cavour fu proprio in questo: ottenere le annessioni al regno piemontese: per prima la Toscana, in seguito i duchi di Modena e Parma ed infine la Romagna e le Marche.
Sebbene lo statista non fosse favorevole alla spedizione in Sicilia guidata da Garibaldi, non osò compiere nessun gesto ostile nei suoi confronti, perché figura molto popolare ed amata per il suo passato da cospiratore e di combattente delle battaglie per l’indipendenza. Si arrivò così alla conquista del Sud. Attraverso i plebisciti ,il 21 ottobre 1860, Siciliani e Napoletani votarono a maggioranza per l’annessione.
Nonostante gli scontri tra Garibaldi, Cavour e Mazzini, si arrivò all’Unità d’Italia. Nel febbraio del 1861, dopo che Francesco II si rifugiò negli stati pontifici, il primo Parlamento italiano, eletto da tutte le regioni amministrate dalla monarchia dei Savoia, proclamò Vittorio Emanuele II “ Re d’Italia”. Il nuovo regno comprendeva la maggior parte della penisola, escluso il Lazio e le Venezie.